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+ + +  Chiesa e convento di s.Bernardo a Pisa  + + +

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            Io dir come appunto dicevasi del santo re David: quale mai fra tutte le citt trovarne una come Pisa, fedele nell'uscire armata, fedele nel ritornare, sostenitrice dell'Impero? Non sono stati i pisani quelli che espugnarono Amalfi, Ravello, Scala e Fratta, citt opulentissime e munitissime, che fino ad ora dicevansi inespugnabili? [] Uomini tali, degni di essere molto pi onorati dai regi favori, ricevano quanto si sono meritati. I Pisani hanno meritato molto, essi possono ancora molto meritare.

 

 

::  Bernardo di Chiaravalle, Epistole, 1139.

 

 

 

            Cos cessava di essere il Monastero di s.Bernardo del quale lo stesso Anguillesi scriveva al prefetto del dipartimento Sig. Capelle: nulla havvi di pi irregolare e meschino del monastero da cui sono sortite (le converse).

 

 

::  dr. Gio. Anguillesi, processo verbale' di soppressione del convento di s.Bernardo, 4 giugno 1808.

ASP, Corporazioni Religiose Soppresse, f. 1055.

 

 

 

 

I quattro cistercensi pisani di S. Bernardo:

Arrigo Morriconi – Bernardo Rechedonese – B. Balduino (vescovo di Pisa) – Bernardo de Paganelli

(papa Eugenio III).

 

 

 

 

 

 

            La chiesa di s.Bernardo in Chinzica sorge nell'insula urbana delimitata dalle vie Pietro Gori (prima Carraia Minutoli, poi via Carraia o Carraia Gonnelle), via san Bernardo, via del Carmine (antica via Caldularia) e vicolo Scaramucci: cio una zona di particolare interesse urbanistico, legata alla presenza di una delle vie pi antiche di Chinzica, anzi precedente alla formazione di questo (la detta via Gori); questa conserva nell'andamento sinuoso ancora praticamente intatto (e che necessario ricostruire in corrispondenza della nuova scuola elementare) e verificabile in tutto il suo percorso da via s. Martino fino all'isolato delle scuole medie di via B. Croce (cio via Gori pi via Sancasciani) la traccia di una situazione idrogeografica ormai dimenticata. Come noto la carraia Gonnelle si inseriva in una direttrice viaria, ancora oggi ricostruibile, che attraverso la via G. Bruno e la via A. dalla Spina (antica via s. Agostino) collegava il guado sull'Arno (detto Guatholongo = zona di Ponte alla Fortezza) con le mura e la porta fortificata nel 1243 sotto la podesteria di Bonaccorso da Padule.

 

 

            ::  1589 - disegno di fra Bartolomeo Princivalli [1] – ASP., Corporazioni Religiose Soppresse, f. 1047, cte 2v.

 

Nel borgo o villa de Fauce Arni (cio Bocca d'Arno) esisteva gi da prima del 1165 una chiesa di s. Croce (a cui era annesso uno spedale) [2] con annesso Convento di Monache, alle quali papa Innocenzio IV fu imposta, nel 1251, la regola di s. Benedetto secondo l'istituto dei Cistercensi. Le condizioni di grave insicurezza della costa, spesso soggetto di incursioni di pirati ed esposta alle azioni militari dei genovesi, consigli il trasferimento del Convento di s. Croce in un luogo pi idoneo; fu scelta a tale scopo la localit detta Cerraiola nella parrocchia di s. Giovanni al Gatano, presso quella via allora detta Carraia Gonduli che segnava l'estremo limite occidentale dell'abitato pisano.

 

            In Cerraiola nel 1255 [3] si cominci a costruire il nuovo monastero intitolato a san Bernardo [4] , dove le monache furono autorizzate a trasferirsi, con bolla papale del 12 dicembre 1267, da Clemente IV. La zona assunse, dal nuovo convento, il nome di Borgo san Bernardo. Nel 1286 il Breve Pisani Communis (L. IV, Cap. 59) stabiliva che la via qua itur ad Monasterum S. Bernardi doveva essere ritratta a spese dei popolani di s. Giovanni al Gatano e di s. Pietro in Grado. La residenza in san Bernardo di Cerraiola delle monache cistercensi dur poco pi di un secolo. Il borgo di san Bernardo, come quelli adiacenti di san Donnino (Cappuccini) e di san Giovanni al Gatano, fu in quel periodo sottoposto alle scorrerie delle compagnie di ventura che taglieggiavano la citt, nonch dalla occupazione delle milizie fiorentine, si che, venendo a mancare ogni sicurezza, si rese cos necessario un nuovo trasferimento, e questa volta entro le mura della citt.

::  Pisa - acquaforte (M. Merian, 1640) [in E. Tolaini: Forma Pisarum, 1992, tav. XLVI] – cartina di PISA: si vedono: Borgo o Villa a foce d'Arno (furi mappa), localit detta Cerraiola' (nella parrocchia di s. Giovanni al Gatano, presso via detta Carraia Gonduli'; Carraia Minutoli (via P.Gori – via s. Giovannino – Carraia Gonnelle – via Carraiola); via del Carmine (via Caldularia), Chiesa di s. Bernardo; porta Guatholongo: porta Fiorentina.

 

            A questo punto la storia delle monache di san Bernardo si innesta in quella dello Spedale detto di sant'Asnello, o Osnello. E' probabile che in questi tempi la carraia del Minutolo mutasse il suo nome in Carraia Gonnelle.

Nel 1401 Bonifacio IX [5] autorizz la fusione dello spedale di Osnello (che nel tempo aveva assunto la denominazione popolare di sant'Osnello) con il convento di san Bernardo. Nel 1444 [6] fu eretta la chiesa di san Bernardo che ancora oggi si scorge sotto i rifacimenti della chiesa attuale, risalente all'epoca barocca (1617). La seconda chiesa, risalente al 1617 [7] , risulta da un radicale intervento sulla prima, che modificando le proporzioni annulla – all'interno come all'esterno – ogni precedente carattere spaziale e architettonico. La chiesa appartenne alle monache cistercensi fino all'anno 1808, epoca nella quale accadeva la completa soppressione dell'ordine, e quando quest'ultime si trasferirono nella chiesa si s. Silvestro. Il Commissario dr. Anguillesi scrive nel processo verbale relativo alla soppressione del monastero di s. Bernardo che il giorno 4 giugno (1808) alle ore sei della Sera le Religiose accompagnate da varie Dame della citt da alcuni ecclesiastici, dal gi loro Operaio Sig.re Francesco del testa e da noi commissari furono trasportate con diverse carrozze dall'antico al loro nuovo loro ricetto con una certa solennit [8] [9] . Caduto il Bonaparte avviene la ripristinazione dell'ordine e sempre nel 1808 il monastero venne dato alla monache cappuccine [10] nel quale rimasero fino alla nuova soppressione nell'epoca presente (1818); queste ultime per altro si sono rifugiate in un convento nuovo, trasformando per questo scopo il bel palazzo che appartenne al professor Rosini, posto sulla piazza dell'arcivescovado. Poco dopo abbe inizio l'abbandono della chiesa e del convento: parte di questo stato adibito ad abitazioni private, parte ad una scuola elementare, la Enzo Zreboglio, demolita nel 1963 e ricostruita; la chiesa adibita a magazzino.

 

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DESCRIZIONE E ARCHITETTURA

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Le strutture ancora esistenti consentono di ricostruire in gran parte le vicende edilizie dell'intero complesso conventuale e della chiesa, vicende che occupano all'incirca settecento anni. I fabbricati dell'ospedale sono ancora visibili sia sulle vie Gori e san Bernardo che sul vicolo Scaramucci, ma da quest'ultima i resti hanno pi importanza che altrove, rimanendo una lunga cortina di laterizi pausata da una serie di arcate di fattura accuratissima. Sugli altri lati si distende una cortina anch'essa di laterizi con pilastri ed aperure di varia forma per lo pi centinate. Tale cortina si interrompe ad un'altezza di circa mt. 7½ e sembra essere stata tagliata. Nel complesso le muraglie del convento rivestono un notevole interesse, anche perch forniscono un'idea abbastanza precisa della intonazione cromatica della citt medievale, basata su contrasti di pietra e laterizi, o sul predominare di questi ultimi( [11] ).

Per la primitiva chiesa, eretta nel quattrocento, si sfruttarono le vecchie strutture dello spedale, come risulta dall'esame della facciata e dal fianco su via Gori. La forma della facciata quattrocentesca ben visibile: in basso comprendeva, fino alla quota della demolizione prima indicata (mt. 7½) la cortina muraria dello Spedale, entro la quale si aprivano una porta centinata e due finestre, pure centinate, distanti circa 3 mt. Fra loro. Rispetto a queste strutture, che non dovrebbero risalire oltre la fine del sec. XIV, l'asse della facciata quattrocentesca risulta notevolmente spostata verso Ovest (cio verso via l'angolo con via P. Gori). Le finestre e la porta vengono murate e in loro vece viene aperto un oculo (di circa 75 cm. di diametro) all'altezza di circa 7 mt. ottenuto demolendo in parte la cortina muraria preesistente. Al di sopra di questa si alza un timpano triangolare.

 

::  Pisa, chiesa di s. Bernardo, prospetto Est, da via Gori.

 

            Sui fianchi la struttura meno leggibile ed pi difficile stabilire quali elementi appartengano allo Spedale e quali alla chiesa quattrocentesca. Si notano, sul fianco di via Pietro Gori, tre finestre centinate, pi strette di quelle della facciata, e ad intervalli non regolari: probabile che anche queste facessero parte delle strutture dello Spedale, ed pensabile che abbiano continuato a fungere da sorgenti luminose nella prima chiesa. L'impossibilit di leggere l'interno, del tutto occultato dalla decorazione barocca, non consente di ipotizzare sullo sviluppo longitudinale dell'edificio originale.

            L'edificio si pu osservare come fatto tridimensionalmente prospettico solo da un punto di vista accidentale molto ravvicinato, con vista d'angolo, per cui i prospetti principali e laterali sono molto scorciati. Da ogni altra posizione, data la ristrettezza delle strade (via s.Bernardo larga 4,60 mt., via Pietro Gori, gi via s.Giovannino, 6,20 mt.) e la presenza di edifici, non posiibile avere una visione unitaria di ogni facciata e tanto meno dell'insieme della chiesa, peraltro lasciato alla sola ricomposizione mentale delle singole viste, il compito di ritrovare la unit dell'insieme e la fragranza dello spazio [12] .

 

:: Pisa, chiesa di s. Bernardo, prospetto Nord.

 

            Intervento del 1617 - All'esterno la struttura viene ingabbiata da una serie di paraste, sapientemente sagomate, che, inserite ad intervalli regolari nella preesistente cortina muraria, creano un vivo movimento plastico prospettico che raro reperire nelle costruzioni coeve in Pisa, se non forse in s. Anna. Insieme alla sopraelevazione delle mura perimetrali, viene accentualmente diminuita l'inclinazione delle falde della copertura, che si mantiene a capanna, ottenendo cos una conformazione generale a spiccato andamento verticale e parallelepipedo. Lasciando intatta la cortina muraria precedente e sfruttando la nuova parte in sopraelevazione, si ricavano sui fianchi e immediatamente sotto il tetto, ampie e luminose finestre quadrate; quattro per ciascun lato. Di queste, quelle che si affacciavano sulla parete rivolta ad Ovest sono occultate, eredit di una costruzione posteriormente addossata alla chiesa, che per lo stato di rudere in cui si trovava stata demolita negli anni 80 del secolo scorso (foto in vicende storiche artistiche di E. Tolaini – Rassegna storica d'informazione del C. di Pisa. N. 7. 1966). La facciata viene modificata in specie nel profilo del fastigio e nella nuova marcatura plastica offerta dai due pilastri laterali: in questa ristrutturazione, alla porta e alla finestra che sostituiscono l'oculo murato, viene assegnata una funzione meno marcata rispetto a quella che aveva potuto avere nella precedente edizione. Questo aspetto della ricostruzione seicentesca sembra doversi mettere in evidenza, sottolinea cio l'interesse che ebbe l'architetto, Cosimo Pugliani non gi di sostituire una forma decorativa ad un'altra, ma di sostituire un'idea spaziale moderna ad una ormai invecchiata. La riprova che la trasformazione della chiesa non solo un fatto di moda, un rimodernamento, ma invece un intervento perfettamente cosciente e rispondente a nuove necessit espressive lo si ha considerando anche l'interno. Qui si voluto creare una nuova situazione spaziale, sia attraverso i gi nominati rialzamento delle pareti perimetrali e attraverso le nuove fonti di luce laterali, ma anche attraverso la voltatura del vano unico, che sostituisce la precedente copertura a capriate del tetto. L'ornamentazione barocca, a stucchi e marmi policromi (assai belli secondo le descrizioni delle antiche guide, ma asportati nel XVII sec.) fu intesa con particolari caratteri di eleganza e leggerezza.

           

 

 

Esterno. La pianta rettangolare irregolare, e la muraria realizzata in mattoni. La facciata, risalente alle ristrutturazioni del 1617, a capanna in laterizio con pilastri ai margini, l'ingresso, sul fronte della chiesa, semplice e squadrato con finestrone soprastante ad architrave curvilineo. Lateralmente si osservano, un secondo ingresso (che rispetto a quello in facciata ridotto nelle dimensioni), e quattro finestroni, prossimi alla linea di gronda, ampi e quadrati che si alternano a paraste. Il prospetto laterale, molto pi di quello principale per effetto della scansione serrata (anche se apparentemente irregolare) data dalle lesene, appare pi alto di quello che , mentre l'effettivo rapporto altezza/larghezza conferma una concezione spaziale pi statica, poco slanciata, evidenziata nel prospetto principale. I capitelli sono analoghi per concezione a quelli di un'altra chiesa di Pisa, S.Anna (ricostruita da Francesco e Giuseppe Melani, 1741-1747, quasi contemporaneamente all'intervento di modernizzazione di S.Bernardo del 1746-1753 [13] ). L'aspetto quattrocentesco della chiesa comunque riconoscibile in alcuni archi tamponati e in alcune finestre occluse visibili sulla facciata.

 

Interno. Il volume scandito dalle paraste ed interrotto dalla cantoria (anche matroneo). Il prospetto interno, seguendo l'asse longitudinale della navata, dedica le varie campate a: spazio della cantoria, ingresso laterale, campata intermedia, terza campata; quarta campata riservata all'altare. L'altare appare slanciato, forse per la mancanza della mensa e le colonne, di ordine corinzio, sono sostenute da un doppio piedistallo. Il soffitto costituito da volta a botte con lunette in corrispondenza delle finestre. Le lesene sono evidenziate plasticamente nelle ultime tre campate e portano un falso cornicione che fa da sostegno alle lunette ellittiche e alle finestre incorniciate. I capitelli, con volute, sono di stucco (opera di Antonio Ferri, a cui sono attribuiti tutti gli stucchi nella chiesa, conservano ancora traccia dell'antica doratura) disegnano foglie d'acanto in cinque ordini di tre foglie ciascuno. La volta conserva tre affreschi, le Storie di San Bernardo opera di Tommaso Tommasi (1694-1750). I due ovali ai lati della parete dell'altare maggiore, dentro cornici a stucco, ospitano altri due affrechi, raffiguranti S.Pietro e S.Paolo, dello stesso Tommasi. Sulla parete ds.e su quella di sn., sempre attorno all'altare maggiore, ancora dentro cornici a stucco, stanno due affreschi raffiguranti rispettivamente la Nativit della Vergine e l'Annunciazione, opera di Giovanni Battista Tempesti(1729-****), eseguiti nel 1754 e nel 1755.Rimane pochissimo degli antichi arredi della chiesa che furono per la maggior parte asportati dopo la soppressione del convento.

 

 

 

 

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:: Storiografia per date: l'abate a Pisa, monastero e chiesa annessa.

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1090 nasce in francia a Fontaines-le-Dijon, Bernardo de Fontaines.

1130 L'abate Bernardo visita Pisa convocato da Innocenzo II.

1132 Bernardo riunisce a Pisa il concilio che affermer i diritti di Papa Innocenzo II contro l'antipapa Anacleto II.

1134 L'abate Bernardo visita nuovamente Pisa convocato da Innocenzo II.

1165 gi prima di questa data esiste in Borgo o Villa a fauce d'Arni (Bocca d'Arno) una chiesa di s. Croce, con annessi Ospedale e Monastero di monache.

1175 per paura degli assalti dei pirati il culto viene spostato in un'altra chiesa, in localit Carriola (o Cerraiola).

1193 prime notizie dell'ospedale pisano di S. maria del Doccio (Asnello) – sentenza del I ago.

1251 viene distrutto per la prima volta il convento di San Bernardo in Cerriola. Papa Innocenzio IV impone la regola di s. Benedetto secondo l'ordine Cistercense. – Distruzione del primo Spedale di santa Maria d'Osnello in via s. Martino nei pressi della chiesa di s. Cristofano; il nuovo ospedale sorger in Carraia Gonnelle [via p. Gori].

1255 inizia la costruzione del nuovo convento di San Bernardo in localit Cerraiola [Bolla di papa Alessandro IV, 28 gen.]

1267 Clemente IV consente alle monache di spostarsi nel monastero di San Bernardo presso la parrocchia di San Giovanni al Gatano.

1401 viene unito al monastero di San Bernardo l'ospedale di Osnello [Breve di papa Bonifacio IX].

1444 su licenza di Don Pietro da Siena Abate cistercense di San Galgano vengono edificati un nuovo monastero ed una nuova chiesa di San Bernardo presso lo Spedale d'Osnello. Vi si insediano monache cistercensi secondo la regola di San Benedetto. Il monastero nella cura di S.Lorenzo in Chinzica. [Chiesa: la struttura di questa prima edificazione, nelle dimensioni planimetriche e nella irregolarit della forma rettangolare quella giunta fino a noi].

1569-1570 Padre Camillo da Faenza, confessore delle monache, fa intonacare l'interno della chiesa .Si hanno anche notizie dell'acquisto di una pregiata acquasantiera e dell'acquisto di due altari in legno, trattasi degli altari laterali (uno dei quali venne realizzato nel 1570 da Cosimo Arrighi).

1580 Gregorio XIII dispone che tutte le monache cistercensi debbano essere assoggettate ai vescovi.

1601-1602 commissione di una tela a Ulisse Giocchi, raffigurante La Vergine, il Crocifisso e San Bernardo genuflesso, collocata sull'altare maggiore dove rimane fino al 1880. Adesso conservata nella chiesa di San Giorgio a Porta a Mare.

1611 le monache: Dona Bartolomea Uniti, Dona Virginia Tripalli e Dona Flaminia Jacoponi danno inizio alla costruzione dell'altare della Purificazione nella chiesa di San Bernardo, assegnando a mr Aurelio Lomi, per pittura di una taula, 73 scudi. Aurelio Lomi esegue La presentazione al tempio per un altare laterale. Nel 1812 questo dipinto viene trasferito nella chiesa di San Michele in Borgo. (Foto)

1617 sotto la direzione dell'architetto Cosimo Pugliani vengono innalzati edificio e pavimento, il poggiolo in pietra e, nel 1617, i due pilastri sagomati in laterizio sulla facciata della chiesa. A questi interventi partecip una nutrita schiera di scalpellini e legnaioli fra cui: Francesco Cioli, Cosimo Bitozzi, Bernardo Sandrini, Ludovico Simi e Ascanio Buzzicaluva.

1746-1753 ingegnere Alberigo Venturi. Antonio Ferri stucca l'interno della chiesa. Tommaso Tommasi affresca San Pietro e  San Paolo sulla parete in fondo alla chiesa e Le storie di San Bernardo, tre affreschi sulla volta rappresentanti San Bernardo che confessa Guglielmo Re d'Acquitania, Apparizione della Vergine al Santo e  San Bernardo prende l'abito benedettino. Poco dopo il giovane Giovan Battista Tempesti, allievo del Tommasi, affresca  l'Annunciazione, (conclusa il 26 novembre 1754) e la Nativit della vergine (conclusa il 21 febbraio 1755). Modernamente rifatta, sobria e ariosa, espressione della sensibilit settecentesca pisana.

1808 per volont di Napoleone Bonaparte (come succede per buona parte dei monasteri cistercensi europei), il monastero di San bernardo viene chiuso [14] .

1818 le monache cistercensi ottengono il monastero di San Matteo e vi ci si insediano. Alliata, Arcivescovo di Pisa, concede la chiesa ed il monastero di San Bernardo alle monache cappuccine che operano nuovi interventi di finitura nella chiesa.

1866 per editto sabaudo viene chiuso il monastero e le monache cappuccine si trasferiscono in un nuovo monastero presso la Primaziale di Pisa.

1880 la propriet dell'intero edificio passa al comune di Pisa.

1884 il comune adibisce convento e chiesa di San Bernardo a magazzino.

1944 secondo alcune testimonianze raccolte tra gli abitanti del quartiere (San Martino), la chiesa viene usata dal comune come centro per la distribuzione di viveri (fagioli e patate) alla popolazione scampata ai bombardamenti di gennaio.

1963 viene demolita la parte dell'ex monastero e, al suo posto, viene edificata la scuola elementare Enzo Zerboglio'.

1970-80 si hanno varie notizie di gestione dei locali della chiesa: falegnameria del vicino teatro Redini, poi di uno spazio gestito da compagnie teatrali, poi come spazio prove e spettacolo di gruppi base locali.

1990 circa. I locali tornano ad essere magazzino.

2002 al motto di La citt di tutti' e Prima di invecchiare lasciateci giocare', il collettivo 2001 Odissea senza spazio, occupa i locali della ex chiesa, da tempo in abbandono. Il collettivo si cioglie dando vita al Comune di Sanbernardo, esperienza collettiva di gestione dal basso, che, occupandosi di culture giovanili, si prende volontariamente cura dei locali. Si sceglie cos di rinominare la chiesa sconsacrata in Cantiere Sanbernardo e di associarne il nome e l'esperienza alla raffigurazione stilizzata di un cane di San Bernardo che posa in attesa, con tre aureole sulla testa e con al collo una stella (a volte rossa a volte nera) a cinque punte al posto della classica fiaschetta per il soccorso.

 

 

 

 

 

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-       Affreschi, stucchi e opere d'arte nella chiesa  

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            Affreschi della volta - Le storie di san Bernardo:            Cos Pandolfo Titi [15] , nobile cavaliere della citt di san Sepolcro, descrive gli affreschi del Tommasi nella chiesa di San Bernardo durante un suo viaggio a Pisa nel 1751: .. [] e tutta adornata di Stucchi messi a oro, ed abbellita con le Pitture del vivente Tommaso Tommasi [16] , il quale dipinse li tre sfondi, che sono nella Volta, e gli altri ovali che si vedonodalle parti laterali dell'Altare. Nel primo sfondo vi dipinse con le regole del sotto in su, la conversione di s. Guglielmo Re d'Acquitania, quando il santo Bernardo lo illumin per metterlo nella buona via della fede cattolica. Nel secondo quando la Vergine Santissima apparve al suddetto santo, al quale pareva ricevere il suo prezioso latte; o come altri dicono, che al detto santo in sogno paresse, che la detta Vergine santissima lo allattasse. Nel terzo, che resta sopra all'Altare Maggiore, vi rappresentato quando il detto santo and con li suoi Compagni a prendere l'Abito religioso di s. Benedetto.

 

 

:: Tommaso Tommasi - san Bernardo converte s. Guglielmo re d'Acquitania' (sopra) e (sotto) Apparizione della Vrgine al santo che riceve il latte' – Pisa, chiesa di s. Bernardo, sulla volta.

 

 

 

:: Tommaso Tommasi - San Bernardo e i suoi Compagni prendono l'abito religioso di san Benedetto' – Pisa, chiesa di s. Bernardo, affresco sulla volta, sopra l'altare.

 

 

       

 

 

:: Tommaso Tommasi - san Pietro' e san Paolo' – affreschi ovali, Pisa, chiesa

di s.Bernardo, sui lati dell'altare.

 

 

E la tavola dell'Altare, ove s. Bernardo, che tiene in braccio tutti li strumenti della passione di Nostro Signore, di Autore incognito [17] . (Pandolfo Titi – Guida per il passeggere dilettante di pittura, scltura ed architettura nella citt di Pisa. 1 ed. 1751, p. 234).

 

 

:: La Vergine, il Crocifisso e san Bernardo genuflesso – 1601/2 – Ulisse Giocchi. Pisa, chiesa di s. Giorgio Porta a Mare. 

 

                  In Pisa e le sue adiacenze, del 1856, Ranieri Grassi [18] riporta: null'altro da notarsi in questa chiesa, d'altronde di bella forma e pulita, che i tre sfondi coloriti nella volta, riferiti ai fatti di s. Bernardo; i quali, unitamente ai due ovali a fresco presso l'altar maggiore, provengono dal Tommasi di Pietrasanta; e le pitture sulle pareti eseguite dal Tempesti [19] nella sua giovent. Nella seconda edizione di Pisa illustrata nelle arti e nel disegno, datata 1812 (la prima edizione del 1793), Alessandro da Morrona descrive cos l'interno della chiesa: Vi restano tutt'ora due opere a fresco del Tommasi [] e due quadri scompartiti lateralmente pure a fresco del Tempesti che gli condusse nell'et di anni 21 prima ch'egli andasse a Roma a perfezionarsi nell'arte.', e pi avanti riferito al Tempesti (ed. 1812, II, p. 547) i due quadri laterali in quella soppressa di s. Bernardo, e gli affreschi in s. Giovanni di Spazzavento condotti dal giovane Pittore circa all'epoca indicata [riferito al ventenne Tempesti] fede faranno, sino a che sar loro concesso di esistere, che fino d suoi principj ei fece sperar molto talento in simil genere di pittura'.

 

 

:: Nativit della Vergine – 1755. Affresco (m.2,90 x 1,75)  - Giovan Battista Tempesti – In cornice di stucco bianco e oro di Antonio Ferri. – Pisa, chiesa di s. Bernardo, parete sinistra presso l'altar maggiore.

Nativi della Vergine [20] . - Costruita in prospettiva (con punto di vista in basso al centro – considerata l'angolazione dell'osservatore – essendo il quadro collocato a circa tre metri di altezza, una scena di grande respiro. Il gruppo delle levatrici con la neonata in grembo, il letto della purpurea nel fondo a destra, hanno un'intonazione di colore festevole. In questo lavoro giovanile del Tempesti si possono riconoscere due sollecitazioni: le figure del raggruppamento centrale sono vagamente ispirate all'omonimo soggetto del Tommasi, suo primo maestro, nel carmine di Pisa ma il respiro pi ampio pu far pensare alla tela che il Gianquinto preparava per il Duomo di Pisa e che da li a poco sarebbe stata collocata nella navatella sinistra della cattedrale. Per la scioltezza del disegno e la felicit complessiva dell'atmosfera ivi circolante meritevole di essere preso in considerazione come opera di buon settecento; discretamente mantenuto ha bei colori e caldi ben conservati.

 

 

 

 

 

:: Annunciazione. – 1754. Affresco (m.2,90x1,75) – Giovan Battista Tempesti - In cornice di stucco bianco e oro di Antonio Ferri. - Pisa, chiesa di s. Bernardo, parete destra presso l'altar maggiore.

 

 

Annunciazione [21] . - A circa tre metri dal pavimento, il quadro stato costruito con studiata prospettiva: l'Annunciata (quasi frontale a destra) presso un inginocchiatoio ricoperto di stoffa verde e con un cuscino di raso rosso – riceve l'angelo nunziante che campeggia al centro, posato (quasi seduto) su una nube grigia, ad ali aperte e con le vesti svolazzanti; sopra e alla sinistra putti assistono alla scena. L'angolo destro completato da un grande drappo con bel partito di pieghe, di color paonazzo. E' una composizione gradevole per il movimento, il disegno e i colori caldi e vivaci ben conservati: vi circola atmosfera rappresentativa di levit senza cadere nel lezioso.

 

 

            G. B. Tempesti in un commento R. P. Ciardi: [] ho accennato a Giovan Battista Tempesti, ed alla parte da lui avuta anche nel progetto della fontana sulla piazza del duomo che conferma quella leadership artistica da lui assunta a Pisa nella seconda met del secolo. Allievo del padre Domenico, che si era a sua volta formato nell'accademia domestica di Domenico Ceuli, talento precoce di fronte al quale lo stesso genitore avvertiva la inagdeguatezza delle sue capacit didattiche, Giovan Battista impression talmente il Tommasi, che questi lo present a Giuseppe Melani, sotto la cui speciale amorevol cura maggiori studi intraprese'. []; la vocazione pittorica immediata e folgorante, che finisce per mettere fuori gioco il genitore e inserisce il figlio nella nell'alveo della tradizione artistica autoctona pi accreditata (discepolato presso il Tommasi e il Melani). E tuttavia il Tempesti, che alla morte del Melani e del Tommasi era giovanissimo e non appare particolarmente legato ai loro modi nelle poche opere superstiti (gli affreschi nella chiesa di s. Bernardo e quelli nel palazzo Lanfreducci Alla Giornata') sicuramente anteriori al soggiorno romano, dovette al padre assai pi di quanto la pagine del Da Morrona e del Grassini [22] vogliono ammettere. Fu, infatti, Domenico, pittore esrtoso e vivace, che ebbe ai suoi tempi fama e fortuna non limitate allo stretto ambito pisano. L'agile, affettuoso profilo che ne d Giovanni Mariti [23] e che dobbiamo supporre calzante perch redatto sui vividi ricordi dell'amico abate Ranieri che ne era il figlio, lo mostra operoso a Pisa e d'intorni, ma anche a Volterra, a Pontremoli, a Pistoia, citt quest'ultime, dove nella prima met del settecento non era difficile procurarsi una cultura figurativa aggiornata. Veramente nato per la pittura', ma dilettante di musica, di poesia, di scherma, secondo un clich tipico degli artisti nei secoli precedenti, e che andava ora perdendosi, sopraffatto dal sempre pi obbligante professionismo. capriccioso' nell'invenzione, per la quale disdegnava la preparazione disegnativa, e impetuoso nel metterla all'opera con prestezza e agilit stupefacenti [24] , ci che ricorda, nel bene e nel male, una delle qualit tradizionalmente rilevante in Luca Giordano, la cui opera fiorentina Domenico certamente conobbe, dobbiamo ritenerlo frascante per esclusiva vocazione, se si escludono minori interventi in qualit di decoratore [25] . E negli affreschi ebbe spesso come compagno il quadraturista Jacopo Donati giovane de il Melani' [26] , come avvenne, ad esempio, nella compagnia della Santissima Annunziata a Chianni, dove lavor nel 1739 [27] . Qui nella nitidezza un po' sommaria dei personaggi e dell'ambientazione e nel resistere alle lusinghe della descrizione paesaggistica si avverta la presenza di un occhio addestrato alla resa lucida degli oggetti, predisposto alla rappresentazione di atteggiamenti pi soddisfatti e pacati, ordinati e stabili. L'interpretazione dei modi del linguaggio dei Melani posteriore al 1720 (ma anche del Tommasi della cupola della cappella del Carmine) intelligentemente ne scopre le inflessioni romane, simili a quelle che si trovano nelle glorie' di Michelangelo Cerruti, di Giacinto Calandrucci, di Giuseppe Bartolomeo Chiari, di Giuseppe Bottani, nel solco di un marattismo contenuto e ragionevole, che finiva poi per allinearsi a quelle interpretazioni puriste' e affabilmente piacevoli delle opere cinquecentesche, recuperando addirittura gli aspetti pi classicheggianti della tradizione carraresca che gli stessi Melani avevano proposto negli affreschi posteriori al secondo decennio del secolo, ma che erano gi seguite da guida alle interpretazioni modernizzanti dei monumenti figurativi medievali e rinascimentali destinate alla tavola del Theatrum del Martini. [] Alla collaborazioni di questi [Giovan Battista] col padre pnserei di assegnare l'affresco con Apollo e le muse nel soffitto del salone a capo scale di palazzo Ruschi [28] , dove pare di dover riferire, tra l'altro, ad una invenzione di Domenico la figura di Apollo, dalla tournure chiusa e raccolta, mentre i personaggi femminili ai lati mostrano, nei volti appuntiti e nel chiaroscuro risentito, i modi caratteristici del figlio. Di questi recuperi manieristici Giovan Battista si ricorder negli affreschi per la chiesa di san Bernardo del 1754-55 [29] ove sono particolarmente avvertibili nell'Annunciazione, sia nella decisa disgradazione obliqua, anzi sghemba a scalena, dell'assetto compositivo, sia nellimpostazione chiastica de della Vergine, e soprattutto nell'elegante figura serpentina dell'angelo dalla tunica ingemmata che ne riprende, sotto diversa angolatura, sigle e atteggiamenti. [] Per ultimo, vorremmo parlare delle allegorie come glorificazioni del piacere'. Si tratta di opere in gran parte di Giovan Battista Tempesti, in cui la retorica ormai svuotata dei suoi contenuti pi aulici. Il Tempesti soprattutto un figurista e nelle decorazioni murali il suo colore presenta spesso lievi tonalit rosa e azzurrine, contrasti di gialli e viola chiari dalle delicate trasparenze pastello, che emergono anche nei dipinti ad olio e nelle decorazioni, soprattutto in quelle successive alle prime prove nella chiesa di s. Bernardo. Il nostro un pittore provinciale, ma non al punto da non uscire dalla sua regione; il suo stile pecca, al contrario, della mancanza di una vera caratterizzazione ambientale e di scuola. Le forme nei suoi dipinti sono aeree, leggere. [].

 

(Roberto Paolo Ciardi – Settecento Pisano – Pittura e scultura a Pisa nel sec. XVIII, 1990. pp. 110-114 e 175)

 

 

 

 

 

 

     ::       lapide sulla parete sinistra dell'altare maggiore:

 

 Delle Monache Cistercensi fu il Monastero e la chiesa col titolo di S.Bernardo dal 1400 alla met del 1808, in cui la chiesa f abbandonata; ne giovarono a lei gli abbellimenti ricevutii nel 1617, onde facea vaga comparsa. Sono circa a tre anni che a spese sua una devota Signora di Pisa ritratt il Monastero (Da Morrona, Pisa antica, p.179). La data a cui si riferisce il Da Morrona, ricostruita dalla lapide apposta sulla sinistra dell'altare il 1824. La devota Signora Anna Adorni Braccesi Patrizia Pisana vedova del cav. Filippo Angiolo.

 

 

 

 

 

 

A DI 11SETTEMBRE 1827

IL CAVFILIPPO DANGIOLO PRIMO OPERAIO DI

QVESTO MONASTERO DELLA CAPPUCCINE FONDO' IN

QVESTA CHIESA COL CAPITALE DI 1400SCUDI FIORENTINI

VNA VFIZIATVRA QVOTIDIANA PER LA MESSA CONVENTVALE

IN SUFFRAGIO DELL'ANIMA SVAE PER IL COMODO DELLE

RELIGIOSEANNA ADORNI BRACCESI PATRIZIA PISANA

VEDOVA DI LVI POSE QVESTA PIETRA PER MEMORIA

 

 

 

 

 

 

 

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::    opere non pi in loco    ::

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         Buona parte degli antichi arredi della chiesa e del monastero sono andati dispersi durante le soppressioni napoleoniche; un parziale inventario redatto nel 1810 da Gaetano Mecherini in qualit di delegato della Commissione di Belle Arti per la conservazione delle opere d'arte provenienti dai conventi soppressi ricorda in tale ubicazione una croce dipinta e due tavole. Di queste ultime una pu essere identificata con la  Deposizione [30] attribuita ad Enrico di Tedice (sec XIII met) oggi nel Museo Nazionale di San Matto che da altre fonti sappiamo esser stata utilizzata come sportello di ciborio [31] . Dal monastero proviene inoltre un  pezzo scultoreo del secolo XII (interpretabile come un acquasantiera o un mortaio) gi conservato in Camposanto per interessamento di Carlo Lasinio [32] e oggi nei depositi del Museo di San Matteo.

 

                               

 

     ::  Enrico di Tedice, Deposizione di Cristo dalla croce – seconda met del sec. XIII. tempera e olio su tavola (57,5 x 35 cm.). Pisa, Museo Nazionale di s.Matteo. Proveniente dalla chiesa di s.Bernardo.

 

 

     ::  Acquasantiera/Mortaio figurato, marmo bianco, seconda met del sec. XII. (38 x 34 x 34 cm.). Pisa, Museo Nazionale di s.Matteo. Proveniente dalla chiesa di s.Bernardo.

 

 

 

 

            L'Alltare della Purificazione di mano di Aurelio Lomi.' Cos conclude, nel 1793, A. da Morrona la descrizione dedicata della chiesa di s. Bernardo (Cfr.: A. da Morrona, 1793, III, p. 284); L'Alltare della Purificazione conteneva una tavola di mano di Aurelio Lomi.' cos invece conclude qualche anno pi tardi, nel 1812, lo stesso Da Morrona la nuova descrizione della chiesa in occasione della seconda edizione del Pisa illustrata nelle arti e nel disegno (Cfr.: A. da Morrona, 1812, III, p. 272). L'ipotesi che questa tavola sia stata eseguita dal Lomi per la chiesa del monastero di s. Bernardo di Pisa, viene confermata dall'esame di un'altra fonte; nel 1611 Dona Bartolomea Uniti e Dona Virginia Tripalli e Dona Flaminia Jacoponi' dettero inizio alla costruzione dell'altare della Purificazione nella chiesa di s. Bernardo, assegnando A mr Aurelio Lomi per pittura di taula 73 scudi' (ASP, Corporazioni Religiose Soppresse, 1025, 108r).

 

              :: Presentazione al Tempio – Aurelio Lomi, 1611. Olio su tavola (320 x 210 cm.) Pisa, chiesa di s. Michele in Borgo, navata sinistra, zona presbitale. Proveniente dalla chiesa di s.Bernardo.

 

 

     La composizione costruita sulla diagonale costituita dal corpo genuflesso della Madonna, controbilanciato da quello del sacerdote proteso verso di lei. Al centro collocato il Bambino, illuminato da una luce proveniente da sinistra che ne mette in risalto il carnato reseo. Su di lui si concentrano gli sguardi degli astanti, dando vita ad un tracciato visivo impalpabile che il dato pi interessante della composizione. Nell'opera ben presente il tratto rarefatto e semplificato, mentre la resa dimessa dei personaggi forse da mettere in relazione con la committenza dell'opera e con il soggetto: un tema tipicamente mariano, realizzato da Lomi con la consueta attenzione nei confronti della fonte biblica [33] .

     L'opera probabilmente rimese nella chiesa di s.Bernardo fino ad una data precedente al 1812, anno in cui il Da Morrona scrive la seconda edizione di Pisa illustrata, e in seguito all'abbandono del monastero (Grassi, III, 1838, p. 165) da parte delle monache. E' lo stesso Da Morrona che nel 1816 ricorda in san Michele in Borgo la Presentazione del Lomi [34] (ricordata come Purificazione, che indica, lo stesso avvenimento sacro), che agli inizi di questo secolo dovette subire alcune traslazioni (nel 1913 il Bellini Pietri cita al suo posto un Ges Cristo). Confrontata con la coeva Presentazione di Bologna [35] , la tela si presenta come una versione pi semplice, meno ricca, ma di identica composizione. Anche il dipinto pisano doveva essere di formato rettangolare e, verosimilmente fu ridimensionato con la centinatura e vi furono aggiunte le due teste di angioletti in alto durante la ricollocazione nel nuovo altare ottocentesco (Grassi III, 1838, p. 138, nota 66).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- 1558 - // (ASP 14. 1013-4V.)

 

 

 

 

 

Danari cotanti chio, ho, ricevuto da varie

psone p far quella dipintura all'Altar si s

Bnardo in chiesa nra come si vede e gli

danari s stati y 107 cpurado quelli chio gli

detti che fu y 16 che tutti gli ho guadagnati

adir messe e tutta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[15 Aprile 1569] // (ASP. 14.1025-74R)

 

 

 

 

 

 

 

 

[La chiesa bianca et dipinta]

________________________________________________________

Rdo hoggi g.o di 15 d'Aprile 1569 chel R.do padre

d Camillo da Faenza al presente n.ro confessor

A fatto Ariciar in tonacar et imbianchar et di

pingere la n.ra chiesa de se colari et cos fece

le 2 porte de castagno e piu copero la pilla da

laqua benedetta co li 2 inginochietoij

di legno e dipinti ogni spesa .di 54 doro

che li Ragono in piu ani p messe dette, e,

altri beni Auro da piu p sone secolari et pino

afatto a gloria del signor iddio et p bene

dellanima sua che iddio glielo mento amerito :-

________________________________________________________

 

 

 

 

                                                                                           

 

 

 

[27 Aprile 1570] // (ASP. 14.1025-74R+74V)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[La dipentura della @ che se spese in ogni qualunque cosa come si vede p le scritte che soma tutto lir 1220|313 -]

 

 

 

____________________________________________________________

Rdo hoggi g.o 27 d'Aprile 1570 che dona lucrezia

paganelli n.ra monaca nella morte di sua

madre Redo di molte panine, e, altre cose che

poi le ciede et co quelli danari si fece

quello bello hornamento come si vede al althar

della chroce nella nra chiesa e lautor del

legname lo fece m.ro cosimo d'Arrigo da fi

renze che hora habita inpisa et cosi, e,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cotesito, e, pagato come apar p una sua rice

vuta et la di pestura, e, in doratura la fece

m.ro lomigi da firenze che anchome lui, e, pagato

che tutto q.o lavoro si fe.ce in casa del padre

confessor do Camillo che m.ro cosimo p el suo

lavor se li dette .di 63 doro et A m.ro lomigi

se li dette .di 94 pi.u a tutti doi si dette in soma

e so pagati tutti doi: et  coneto li messo .di 10 .d

et mezza la cortina e li feramenti e di molte

cortesie alli miestri: che la detta dona

lucrezia fece volotieri p lanima sua

et della sua cara madre. Alaude e gloria

del s. iddio et della gloriosa vergine maria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 [26 Giugno 1601] // (ASP. 14.1025-97R)

 

 

 

 [La pittura destra altare di San Bernardo]

 

 

R.do come hoggi g.no di 26 di giugno 1601 si dette principio

Alla tavola dell'altare del n.ro devotissimo padre santo

Ber.do, et qui appariranno fatte la spesa che si far p detto

Altare la pittura di detta tavola del n.ro padre santo Ber.do

fu pagata .di si che il n.ro s.re canonico dom.co sabino

n.ro confessore et cappellano fece limosina p lanima sua

Di .di 15 et resto p fino n.di 36 p industria delle

Nostre prudende sagrestatne cio Dona domitilla Doria

filice Dona cmilla et si industriose sagrestane fenno

la cassetta per parechi giorni in su leggio attal che le

R.de monache la maggior parte Del convento fecceno

una grandissima limosina come sisetira giornalmente_

et lornamento di detto altare sono di .di 60 pagati dalle

R.de ante dette sagrestane et cos il detto, 3, canonico m,

Dom.co sabini fecce una grandissima limosina p lanima

Sua Di .di 15 et resto fecceno le dette sagrestane con

tenere la solita cassetta parecchie settimane in su leggo

tal'mente che le nostre R.de monache tutte infimate

Del divino amore di dio et del n.ro devotissimo et

santissimo padre n.ro Ber.do , fecceno la limosina grande, loro di

fu la spesa .di 17-3 quali fecceno le R.de sagrestane

Delle loro fatiche et .di 8 et lir sei-2-1-4 p fare

Ristaurare la chiesa tutta fin che tutto soma .di

centotrentasette et lir' 2-1.4 et si fornisse co santa

pacce el di 14 di giugno 1602

 

 

 

 

 

 

 

 

[1611] // (ASP. 14.1025-108R)

 

 

 

 

 

 

 

 

Al nome di Iddio e della gloriosissima Vergine Maria e del Nosto

Padre san Benedetto e di S:to Bernardo

Ricordo come la Nostre Rever:de sagrestane del lanno i6ii alp:no

dona Bartolomea Jniti e dona Ginevra Tripalli e dona flaminia

Jacoponi che sia in salute de lanima Nostra ein honore del Con:to

deme principo altare [ affare? ] fare latare della Purificazione quale ispe

ndemmo duegento dieci di Contanti dati apiu persone come

si dira qui di sotto cosa p cosa

Am Aurelio Lomi p pittura della taula = = = = dÞ 73 -------

Am Vincensi di f Antonio Viceiani p

La adorno che cito a detta taula = = = = = =  dÞ 103 -------

Am Achille pittore p oro messo a detta taula

eparole messe a oro in tutto se pagato = = =   dÞ 24 -------

Allo scarpelli p lishaloni di fracifio e

Mesane e calcina e fattura di lavratori

in tutto      =      =     =     =     =     =     =     dÞ     9 i------

                                                                      ______________

e sudetti schudi dugento dieci si sono            dÞ   210 -  ---

fatti in questo modo coe

La sagrestia haveva dato amezo Certe bestie che

si vendenno al Convento p il podere che sencono    dÞ   40 -------

da dona    .    .    .    da dona silvia Jniti eda

dona vittoria gottardi e da dona amabilia e da

Caterina Cerrini schudi venticinque     =        =      dÞ    25 -------

da dona Claudia panichi schudi quindici        =      dÞ    15 -------

da dona Bartolomea Jniti del suo          =        =     dÞ    32 -------

da dona domitilla honesti del suo          =        =     dÞ    16 -------

e schudi ottanta due hauti da la Nostre Care

sorelle e Nostri bene fattori di Con:to e di fuora    dÞ    82 -------

                                                                               dÞ   210 -------

 

 

 

 

 

 

[1617] // (ASP. 14.1025-108V+109R)

 

 

 

 

 

 

 

Al Nome di Iddio e della Gloliosissima Vergine Maria

edel Padre san Benedetto e di S:to Bernardo

Ricordo delle spese che faronno in scrutio del Convento

di S:to Bernardo In Alsare laChiesa e fare il poggiolo di

di macigno alsare il pavimento e fare la sepoltura

di marmo biancho del Gagnio e schala p Andare al

poggiolo di macigno et altre Cose che fatto di bisogno

p d.Con:to e Chiesa Lanno i6i7 Alp:no

Al Governo della Molta M:re et Molta R:da Madre Abbadessa

Dona Bartolomea Jnili e sue Camerlinghe le Molte Reve:de

Dona domitilla honesti e dona bartolomea buon cristiani

sispeso p d:a fabricha Nove Mila Cinque Cento ottanta quattro

Lire picccoli come di sotto si dira achi p Conti saldi cioe

Am Cosimo Pugliani p sua fatiche in saldare                  42 ----------

Am Gio:tianti p sua mastransa e fatiche                    2698 -----------

Am:fran.co Coli scarpellino p il poggiolo ---------  1750 -----------

Am Clemente Cartone    -----------------------------     703 -----------

Am Lodovico simi legnaiolo ------------------------    340  ----------

Am Ascanio besicaluna   ----------------------------  

Am Vincenzio Vicciani    ----------------------------    326  ----------

Am giampiero Magnano   --------------------------     262  --6-4

Am fran:co asinaio   --------------------------------     319  --10-8

A Bernardino Buschie ottaccio   -------------------     125  --ii-4

Am gianantonio Imbiancatore   -------------------     60  ------------

Al bitossi scarpellino    -----------------------------     25  --6-8

A Camillo Morandino fornaciaio  -----------------   59i  --9--------

 

 

 

[109R]

 

 

 

 

 

 

somma La facci di La spesa che si fa –

Aredi di Biagio sighieri da Uliveto ----     196 – 9 ------

Am Jacopo Monti ------------------------       34 -----------

Am Cosimo bitossi   --------------------       5i – 4 -------

A Bartolomeo Cerrini fronaciaio -------     3i4 – 8 -------

A Guaspari Jacoponi Cacaiolo  --------     245 -----------

Agio:di Agniolo    -------------------------      28 – ii -------

Am Agostino Baroncini    ----------------

Apiu spese fatte a piu persone epiu gente   685 – 8 –8

Afrati di S:to Girolamo p La Invetriata -   126 ---------

Am bernardino sandrini scarpellino ---     89 ---------

Am Hottanio fabbro p le catene e tutto-   345 –15----

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1617] // (ASP --- )

 

 

 

 

 

 

 

Aspese di muratore p fare dfondamento delle colone del pogiuolo

in chiesa in fin avea sespeso lire cento venti 8 – 4  -----------   120 – 8 – 4

 

 

 

 

[1 Giugno 1738] // (ASP. 14.1025-227R)

 

 

 

 

 

Ricordo come Da Plarida Luuisa Capannoli fece il Cornicione dorato in

Chiesa e spese FranLegname fatterece indorature ire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[4 Maggio 1746] // (ASP. 14.1025 carte non numerate)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordo come in questo giorno si diede Principio alla fabbrica

della nostra Chiesa la quale Gia a tetto fatta con le trame a

Canaletti e due altari cio quello della Madonna e quello della

Santa Croce Erano di Legno Si che a Storia di Dio e della SS:ma

Vergine Si fece la detta e a Gnore del nostro Santo Pad.re Bernardo

Ricordo come le muraglie no si toccorno di Altezza ma fecero

tutti i pilastri D fare la volta e fondamenti D l'altari il  mura=

tore De la fece li M.ro Andrea Castelli lo stuccatore Antonio

Ferri il Doratore francesco Dinan il Pittore il Sig:re Tommaso

Tommasi e quelli due quadri laterali li fece il Tempesti la

Altare della Santa Croce di Marmo Cost Scudi quattroCento

Cinquanta l'altare della santiss:ma Vergine Costo scudi quattro

cento l'altare di S:Bernardo ci Ora di Marmo mia ci si fece

Una ricrescita  ode con il Presbiterato Costo Duegento scudi ione

Sportelli di marmo con la Dosta Costorno cento Trenta Scudi

e tutti detti Marmi si comporno dal Vacc fatta della fabbrica

importo Cinque Mila scudi e tutti sono stati denari di Dote

di religiose Solo di lenio fraconto Scudi di Acconso diSn il

Monte di Pisa li Ingegnere f il Sig:re Alberigo Venturi e d

suo frorario riconoscimento li si diede Scudi cento

Avanti che si tornasse a Confinulpe ad Vtziare la Chiesa

Si diede Sette anni a MonSig:re francesco Guidi diede licenza e

permissione che si prendesse nello nostro coro e Chiesa  a enteriori

d: fino a Cori uni pezzo della nostra chiesa p erei la Santa Messa

 

 

 

 

 

e ci Messe dentro il Santiss:mo Sacramento Con nostra Grande Consolazione

.

..

 

 

 

 

 

 

[Ai 23 Agosto 1754] // (ASP. 14.1025-19R)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordo come Sor Matilde Bracci chiede la pittura

della chiesa nostra del Coro con i sovraporti che gli

Nsli; Lo dipinge Giuseppe Gionchi, ci anche

di pi tre scudi che furono D.27 el trasporto La SS.ma

Vergine drestana, all'altar Maggiore e si fece altro alta-

re dirimpetto e ci si mise come si vede

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ Adi : 27 : Nove.re : 1754 ] // (ASP. 14-1028-43R)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io Giuseppe Tempesti lomo Il'Sig: Domenico Camparini

ricevuto dalle Molte:RR:Monache di S.Bernardo di Pisa

lire due e mezo p saldo di sigillatura di Barili ventisei di

due Poderi p Sedici di Gio:Batista dl'Osta e p: dieci dl

pipi, e p non sapere scrivere preg me Gio:Francesco Colom=

bini che facessi la presente ricevuta quale fatta a sua presenta

et in fede mano propria dico   -     -    -    -    -    -   3   20    -

                                                       E pi datoli otto soldi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ Adi 22 Febbr 1755 ] // (ASP. 14-1028-44V)

 

 

 

 

 

Io Giovanni Tempesti ho ricevuto dalle M:ne

RR:MM Camarlinghe di S.Bernardo scudi

-----venti. p mio onorario dun quadro dipi=

ntoli nella loro chiesa, rappresentante La Nascita

della Madonna et in fede mano propria.

E piu sotto il 26Nove:e1754 h ricevuto scudi

19 p saldo dun altro quadro da me, dipinto

nella loro Chiesa Rappresentante La SS:ma Nuzia=

ta e dinuovo dicho chiamarmi in tutto soddisf=

fatto e saldato e in fede mano propra dicho.

Huhati trentacinque.-------------------------- 35 :=

 

 

 

 

 

[Adi 2 Luglio 1759 + Adi 12 Luglio 1759] // (ASP. 14-1028-79V)

 

 

 

 

 

 

Io F:Angelo GaetanoComandoli Co.o di S. Maria di Carmine

di Pisa h ricevuto dalle molto Rev:de Madri Camarlinghe

di S.Bernardo lire cinqua setta e soldi dieci valuta di

una Corona Imperiale messa a d'oro buono contanti me

Scrivo mano propria, dice -------------------------- 57ž 10 -----

 

 

 

 

Io giuseppe capretti oricevuto lire

dieci dalle R:de camarlihe di Sa

bernardo p saldo de feramenti

fatti alla corona all'altare magio_

re di chiesa et in fede mano

propia dico  --------------- 10._

 

 

 

 

 

 

 

[ Ad p.mo:Gen.io:1762] // (ASP. 14-1025-19R e 20V)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordo come si fece lo Stensorio D la nostra Chiesa

e ci andiede Undici libbre di argento e si sfece una

lampada di argento che pesava Libbre Sette e il Volto

Della Santa Croce e D il questo li si diede tante monete

D'argento infino al Compimento di Undici Libbre la

Fattura importata Scudi Cento Trenta Cinque e tre

lire e fra Pietre e doratura altro che c' Volsuto

Compreseci l'Argento che C' andato della Lampada

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Volto della Santa Croce e altro e importato

In tutto scudi trecento lo fece un tale Giovanni

Bonechifrefiche e L'Argemieni fi il Sig.re Alberico

Venturi e p(er) premio di sue fatiche Li Si Condon

Quaranta tanti scudi che andava a Debitore al

Nostro Monestero e detto Stensori e si fece che era

Abbadefo a Da:Ma:Lucidalba Maccheroni; Da Eletta

Bicchierai diede di Elemosina Ventidue Pesser La

Mad:re Abbadessa tre Scudi, Sor Maria due, Sor

Matilde Uno n le prestino D che costato tanto

2 D ricordo dico che i Cinquanta scudi che diede Da:Altemira

Vviesoldi di regalo alla Chiesa Si Masteri nello stensorio, __300.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ A di 28 Agosto 1774 ] // (ASP. 14-1025-35R)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordo come in questo giorno furono riportati al Monastero

Due quadri uno della Madonna Adolorata l'altro di San Gio:v

I quali furono nel 1751: dati dalla Abbadessa Da:Ma:Aurora

Marcianti al Mol.to Reve.do:Sig.re:canonico Giuseppe Soto Nostro

Capellano, senza che la comunit ne fosse intesa; quando

Lo seppe; morta che f la mentonata superiora e il detto

canonico: subentr nel cappellanato; il. B col.to Rev.do:Sig.re:

Ranieri Soto suo fratello al quale facevo sapere che i

suddetti quadri erano nostri e solo erano in prestito e siccome

si spengeva la cosa; Le dissero che sino a che fosse vissuto

li tenesse ma che poi il Monastero li rivoleva; Si dievesa

la disgrazia che questo Rev.do:Sig.re:Ranieri Soto D avere una

lite forte  D. attenere il canonicato de vesto disastrato

in debito. I creditori Le fecero mettere la troniba

a i mobili Egli nell.Inventario detto aveva che questi quadri

erano del nostro monastero: Si fece fare dal Sig.reDot:eGiuseppe

Bagnoni Nostro procuratore L'atti necessari aal tribunale

D.che non fossero venduti come robba espettantre il monastero

E non al debitore; Si ottenne l'Estrazione e furono ripor-

tati al Monastero, con somma allegrezza e contento di tutta

la comunit; e si collocarono nella chiesa in leviore:

siccome il mentonato sig.re canonico, vi aveva fatta le

cornice: si fecero stimare e si pagarno due scudi al detto

cappellano: Una lira D.uno  si diede a due uomini che li

portano; e cinque paoli al Bellini di mancia come ministro

della banca E. D. L. atti fatti alla Sud.a:Banca u

andato di spese Vive    8:14:8:

 

 

 

 

 

 

 

 

[ 19. Agosto 1807 ] // (ASP. 14-1025-49V)

 

 

 

 

 

 

 

essendosi fattata la campana grossa di peso di pesotte:219. Li dovette far

calare dal campanile chi dieda con alline 15.tte dell'iscetto metallo a Soprano

Agozzini H che la facesse rifondere ad un tale dallo fratedi aveva venuto a questo

effetto ed in quello Lud:o giorno lui riportava la campana nuova di peso 231. ba

La spesa, avendo dato noi il metallo, fu come appresso

            al fonditore lire: 1511 –

            al legnaiolo lire:  113 –

            al Magnano lire: 112 –

 Nella Benedizione lire:    16 –

            Tinta a olio lire:     5 –

            Cignone lire:          4 –

                                     2611 – oltre a quanto dovevamo di nostro di fesro funia

il Di 27. To: Limand alla cappella del palazzo di Monsig: Arcivescovo ove f benedetta

da Monsig.or Ranieri Agliata che gli impose il nome di M.a bernarda, e l'istesso

giorno fu rimessa nel campanile, e nel trasporto si spese due viaggi 311----

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FIN



[1] : Pezzo uno di terra sopra il quale fondato, et edificato il Monastero di S. Bernardo, con la Chiesa intitolata al Glorioso S.Bernardo sotto l'ordine Cistercense, posto in Pisa nella Cappella di S. Cristofano in Chinzica, con sua abitazione, dormitorio, parlatorio, celle, chiostre, con circa 6 staiora d'horto, et altre habitazione atte et convenienze a simili luoghi, et Monasterij torno torno le mura, nel quale al presente sono le venerabili Monache dell'Ordine sopradetto cistercense il quale confina Il quale Monastero stato edificato per uno spedale di S.to Asnello et poi per diverse case et siti acquistati con loro fatica e dispendio'. Segue il disegno. A cte 3, si legge: Due case ridotte in una (adiacente al Chiasso Canuto da cui si entrava nel monastero) et con chiostra, et pezzo di detta chiostra le quali hanno due solaj et con pi camere et stanze sotto, et sopra con tutto il fondo quanto tengano, et con stalla, nelle quale stato ed solito habitare il fattore et la sorvegliante delle Monache di esso Monasterio posto in Pisa' Segue la pianta schematica della casa. (C. Caciagli, Pisa citt e architetture del settecento, 1994, p.166) - La facciata del disegno, eseguita a penna, leggermente chiaroscurato e campito con un colore verde, mostra una finestra circolare, con due monofore laterali, timpano fortemente acuto, campanile posizionato sull'angolo posteriore destro dove le misurazioni hanno evidenziato residui ispessimenti dei muri non altrimenti giustificabili. Il prospetto laterale presenta quattro monofore prossime alla linea di gronda. [] Il complesso religioso suggerisce informazioni sulla mancata unitariet edilizia delle fabbriche, sul prolungamento della parte posteriore della chiesa e , sulla cappella contigua simile nel prospetto alla chiesa di s.Bernardo. [] Nel disegno di rilievo del prospetto opposto, si possono osservare tre monofore murate, perch una stata interessata dall'inserimento di una parasta. (C. Caciagli, Pisa citt e architetture del settecento, 1994, p.161)

[2] : Cfr. G. Sainati, Diario Sacro Pisano. Pisa, 1871, p.136.

[3] : Cfr. A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti e nel disegno. Tomo terzo, 1793 p. 283. Le monache della chiesa di s. Bernardo [] avevano anticamente il Monastero fuori dalla Citt nella parrocchia di s. Giovanni al Gaetano. A questo appartiene la bolla di Papa Alessandro IV del 28 Gennaio 1255 mandata da Viterbo alla Badessa, come la circolare data dal medesimo in Anagni il d tre Agosto dell'anno suddetto, e diretta a tutti i fedeli della Diocesi di Volterra, di Pisa, e di Lucca, colla quale esorta a porgere sussidio alla Chiesa di s. Bernardo di Pisa cominciata a edificarsi. Tali documenti furono da me veduti nell'Archivio Diplomatico di Firenze;'.

[4] : come rilevasi da una lettera circolare di Alessandro IV (Diario Sacro Pisano, G. Sainati, terza ed. 1898 – Torino. Tipografia salesiana)

[5] : (Sainati – Diario Sacro Pisano. P. 137) - nel 1401 per un Breve di Bonifazio IX lo spedale di Osnello situato in via Carraja del Minutolo nella parrocchia di san Cristoforo in Kinseca fu unito a questo monastero; e nei rogiti di ser Francesco da Ghezzano leggiamo, che al 15 ottobre dell'anno 1412 il Vicario Generale dell'arcivescovo Adimari diede esecuzione al Breve Pontificio, e che allora le Oblate e Commesse di quello spedale passarono in s. Bernardo, professando esse pure la regola benedettina secondo l'istituto cistercense.

[6] :  (Sainati – Diario Sacro Pisano. P. 137) – Nel 1444 con licenza di don Pietro da Siena Abate Cistercense di san Galgano nella diocesi di Volterra, a cui allora erano soggette le monache di san Bernardo, esse ove gi esisteva lo spedale di Osnello edificarono un nuovo monastero con chiesa; e questa fu intitolata a san Bernardo. Continuaron le monache a dipendere dal prelato cistercense finch nell'anno 1580 Gregorio XIII non dispose, che tutte le monache cistercensi dovessero star soggette ai Vescovi. (M. H. T. II, pag. 206). (Da Morrona – Pisa illustrata nelle arti e nel disegno. 1793) [] la bolla di papa Alessandro IV del 28 gennaio 1255 mandata da Viterbo alla badessa, come ancora la circolare data dal medesimo in Anagni il d tre Agosto dell'anno suddetto, e diretta a tutti i fedeli della diocesi di Volterra, di Pisa, e di Lucca, colla quale gli esorta a porgere sussidio alla Chiesa di s. Barnardo di Pisa cominciata a edificarsi. Tali documenti furono da me veduti nell'Archivio Diplomatico di Firenze; e da altri che per brevit tralascio, raccolsi, che dette Monache derivarono da quelle di s. Croce della foce d'Arno, e che alla Badessa di loro concedettero alcuni della casa Gaetani col consenso di Maestro Gerardo Rettore della Chiesa sopraccitata di s. Gio. il sito detto Cerrajola per fabbricarvi un nuovo Monastero, e la Chiesa col titolo di s. Bernardo (p. 284).

[7] : La Chiesa fu fatta di nuovo nell'anno 1617. a detta del Tronci. Ognuno la commenta per la quantit de' marmi e de' lavori di stucco messi a oro. Vi sono opere a fresco del Tommaso Tommasi in due ovali, e nella volta, e due quadri scompartiti lateralmente furono ben condotti pure a fresco dal sig. Tempesti nell'et di 21 anno prima ch'egli andasse a Roma a perfezionarsi nell'Arte. L'altare della Purificazione di mano di Aurelio Lomi. (Pisa Illustrata nelle Arti e nel Disegno da Alessandro da Morrona patrizio pisano. Tomo terzo in Pisa 1793. p. 284).

[8] : gli argenti del Monastero erano stati sequestrati e spediti in una cassa alla Zecca di Firenze, e l'edificio monastico era stato dal Sig.e Prefetto del Mediterraneo destinato per servire di Magazzino onde riunirvi tutti i Mobili dei conventi soppressi'. (C. Caciagli, Pisa citt e architetture del settecento, 1994, p.162)

[9] : dalla ricapitolazione redatta poche settimane dopo dal Commissario Cav. Filippo dal Borgo risulta che il prodotto annuale tra i beni immobili (L. 2716.13.4), rendite fondiarie (L. 6314.18.0) e rendite costitutive (L. 3991.6.8), ammontava a L.13.023.18.0, con beni distribuiti nelle diverse Comunit: a Pisa, a Cascina, a livorno, a Lari, a Lorenzana, a s.Giuliano. (C. Caciagli, Pisa citt e architetture del settecento, 1994, p.162)

[10] : Nell'anno medesimo il l'Arcivescovo Alliata con decreto del 21 Novembre diede san Bernardo alle Cappuccine. A fondar questa nuova comunit vennero dal monastero delle Cappuccine di Firenze Suor M. Felice Ferranti e Suor M. Luisa Amerighi. Il governo italiano soppresse questo come tutti i monasteri d'Italia; e allora le nostre Cappuccine si riunirono in un nuovo monastero loro comprato da pii benefattori presso la Primaziale, situato ov'era l'antico Seminario, e hanno intitolato la loro piccola chiesa all'Immacolata concezione di Maria.

[11] : la citt medievale era caratterizzata dal contrasto di grigio e rosso, non solo nelle costruzioni, ma anche nella pavimentazione stradale, come documentato, fra l'altro, nel Breve Vetus del 1286 (Libro IV, Cap. I). (Tolaini – Rassegna periodica d'informazione del Comune di Pisa. N. 7, 1966, p. 70-75).

[12] : cfr. C. Caciagli, Pisa citt e architetture del settecento, 1994, p.166.

[13] : Altre sono le analogie con la chiesa di S.Anna, entrambe hanno 4 campate con paraste e lesene, finestre quadrate in cornici squadrate e portoni squadrati.

[14] : scrive il Commissario Dr Gio Anguillesi nel Processo Verbale il 4 giugno 1808 ..alle ore sei della Sera le Religiose accompagnate da varie Dame della Citt da alcuni ecclesiastici, dal gi loro Operaio Sig.re Francesco del Testa e da noi commissarifurono trasportate in diverse carrozze dall'antico al nuovo loro ricetto con un a certa edificante solennit.., gli argenti del monastero erano gi stati sequestrati e spediti in una cassa alla Zecca di Firenze, e l'edificio monastico .. era stato dal Sig. Prefetto del Mediterraneo destinato per servire di Magazzino onde riunirvi tutti i Mobili dei Conventi Soppressi..).

[15] : Pandolfo Titi: nobile sansepolcrese e pittore dilettante (A da Morrona). Cfr.: Dizionario enciclopedico dei pittori e degli incisori italiani, Vol. XI, pp. 84-5: Titi, Pandolfo (originario di Sansepolcro; notizie dal 1740 al 1751). Pi noto come autore di una guida di Pisa e Livorno pubblicata nel 1751, lasci dipinti a Pescia (Estasi di san Pietro d'Alcantara, in santa Chiara) e Pisa (Annunciazione, in sant'Apollonia).  Biografia. – Thieme-Becker, vol. XXXIII (1939).

[16] : (cfr.: Bollettino Storico Pisano – societ Storica pisana. Pacini Editore, Pisa, n LXXII, 2003, p. 233. Articolo di M. Noferi) Tommasi, Tommaso (7 ottobre 1694 da Antonio di Giovanni Tommasi e da Giacoma di Tommasi D'Agostino (Cfr.: Parrocchia di Stazzema, libro dei battezzati dal 1689 al 1767 – lettera E, p. 15, n 164) Giovanissimo si stabilisce a Pisa ospite presso Lorenzo De Salvi ([] E' da sapersi ch'egli abit quasi sempre in casa Salvi nella via del Carmine [] – Cfr.: A. da Morrona, Pisa illustrata nelle arti e nel disegno, 1793, vol II, pp. 322-3) e sotto la direzione dei celebri fratelli Giuseppe e Francesco Melani studia disegno e pittura. - Cfr.: Dizionario enciclopedico dei pittori e degli incisori italiani, Vol. XI, p. 105: Tommasi, Tommaso: Allievo dei Melani, di cui termin varie opere, fu dopo di loro e prima di G. B. Tempesti il migliore frescante di Pisa e vi lasci molte opere: nella chiesa di sant'Anna (Il padre eterno appare a sant'Anna, i santi Benedetto e Scolastica), santa Cristina (la famiglia della Vergine), santa Maria dedl Carmine (nativit della Vergine), san Matteo (morte di san Benedetto, iniziata dai Melani), san Pietro in Vinculis (san Bartolomeo), e altre [S.Bona in San Rocco, oggi distrutta, affreschi della volta di San Domenico, distrutti nel secondo conflitto, le pale per gli altari di S.Antonio]. Lavor anche nella zona natale (Farnocchia: madonna con i santi Domenico e Caterina nell'oratorio del Carmine; cardoso: Assunzione, in santa Maria Assunta; stazzema: santa Lucia orante, nell'oratorio della Madonna del piastraio), e a Livorno, dove suo il soffitto della chiesa di san Giovanni Battista. Bibliografia. – Thieme-Becker, vol. XXXIII (1939). Tommaso Tommasi muor l'8 Dicembre 1750 a Pisa nella parrocchia di santa Cristina e viene seppellito nella chiesa di san Giovanni Spazzavento (G. Gherardi, Stazzema, 1935, p. 89, d altre notizie biografiche del Tommasi). 

[17] : con molta probabilit l'Autore della tavola Ulisse Giocchi. La tavola la Vergine, il Crocifisso e san bernardo genuflesso' 1601-1602, gi collocata sull'altare maggiore e prelevata nel 1880, oggi conservata nella chiesa privata di san Giorgio Porta a Mare [scheda dell'opera]. 

[18] : Pisa e le sue adiacenze nuovamente descritte da ranieri Grassi, 1856 – 38, 3 vol. in 12, p. 304.

[19] : (Cfr.: Excursus di note biografiche – in Nuovi dati biografici del pittore pisano Giovan Battista Tempesti 1729-1804. Alcune precisazioni a proposito della sua produzione pittorica' – art. di M. Noferi in Bollettino Storico Pisano n. LXXII, 2003, pp. 231-264.) Giovan Battista Tempesti nacque a Volterra il 29 agosto 1729 da Domenico Adoardo Lionigi di Carlo di Giovanni Tempesti, pisano, di professione pittore, e da Maria Stefania Angeli di Volterra, dove Domenico era stato mandato in esilio per aver ucciso (per aver sfidato a duello femminil cagione' un cavaliere senese – Grassini 1838, p. 79) in un duello un nipote di Bandino Panciatichi, commisario di Pisa, carovanista della religione di s. Stefano, suo rivale in amore. Scontata la pena, nel 1736 Domenico torn a Pisa dove trov alloggio in casa di pietro Mazzantini, posta in cura di s. Cristina. Qui, dopo Giovan Battista e Carlo-ranieri, nacque Ranieri. Domenico Tempesti, avendo dovuto ritirare con s anche la sorella Giulia con alcuni famigli, l'anno 1745, fu costretto a sistemarsi in una abitazione pi spaziosa che trov nella casa della Commenda del Grasso, di propriet dello Spedale di santa Maria del Ponte Vecchio di Pisa (Arch. Parrocchiale di s. Cristina, Libro dello Stato delle anime 1736-1760'). Nello stesso periodo il pittore Tommaso Tommasi, originario di Stazzema, costretto dalla morte del suo protettore, Lorenzo d Salvi, a lasciare la casa di costui in via del Carmine, si trasferiva in cura di s. Cristina, dirimpetto la chiesa', a due passi dall'abitazione della famiglia Tempesti: circostanza che potremmo dire provvidenziale perch permise a Giovan Battista, ancora giovinetto, di frequentare come discepolo la bottega del Tommasi per imparare l'arte della pittura. Intanto, grazie ad una florida e costante committenza, che perdur per oltre dieci anni, la condizione economica di Domenico era migliorata s da consentirgli un alloggio pi spazioso e migliore nella casa di Agostino Bracci, nella stessa cura di santa Cristina. Qui abit dal 1757 al 1760, gli anni in cui Giovan Battista era a Roma, allievo della Scuola di perfezionamento di san Luca. Quando nel 1760 Giovan Battista ritorn a Pisa, la sua famiglia si era gi trasferita in una nuova abitazione in via del Castelletto, angolo via Tavoleria, in un'ala del palazzo di Camillo Ruschi, amico e protettore di Giovan Battista al quale, grazie alla sua influenza e amicizia, procur molte commissioni importanti. [] nel 1771 acquist quell'ala del palazzo dall'amico Ruschi [] Nel 1770 Giovan Battista spos teresa Beaugnot de Salignac (italianizzato Teresa Bugnotti), che molto pi giovane di lui e gi promettente musicista, lasci la musica per dedicarsi al marito ed agli otto figli che da lui ebbe. [] Giovan Battista Tempesti mor di un colpo apoplettico iol 16 novembre 1804, e venne tumulato nel cimitero comunale. Ad un anno dalla sua morte fu inoltrata istanza per l'erezione di un monumento alla sua memoria nel Campo Monumentale che accoglie i personaggi pi illustri della citt di Pisa. Difficolt e lentezze burocratiche ritardarono la concessione dell'autorizzazione fino al 1813, quando i resti del Tempesti furono sepolti in un mausoleo, che rappresenta l'Amicizia piangente, scolpito dal pisano Tommaso Masi, allora considerato tra i migliori scultori in marmo a Pisa e allievo di Antonio Canova. Il monumento fu inaugurato il 14 aprile del 1813.

[20] : finita il 21 febbraio 1755 (ASP., Corporazioni Religiose Soppresse 1017, cc. 168-69).

[21] : finita il 26 novembre 1754 (ASP., Corporazioni Religiose Soppresse 1017, cc. 168-69).

 

[22] : Grassini commentatore di G. B. Tempesti.

[23] : Giovanni Mariti: commentatore di G. B. Tempesti.

[24] : A. da Morrona, 1812, II, p. 546.

[25] : nel 1747 dipinge nei palchetti del teatro e nella soffitta della Compagnia dello Spirito Santo ASP, Comune D 1140, c. 23 v; ib. 1506, c. 31v.)

[26] : cos definito in un pagamento del 1724 per i lavori nel Palazzo dei Priori (ASP, Comune D 1139, c. 43 v.) Col Donati collabora nelle decorazioni di Chianni e nella cappella dell'Ospizio della certosa di Calci (ASP, Corporazioni religiose soppresse 326, cc. Nn., 11 ottobre 1759).

[27] : il Mariti, IV, c. 74v, aggiunge che le quadrature sono del pisano Jacopo Donati, consueto collaboratore di Domenico Tempesti; anche secondo il da Morrona, 1812, II, p. 546.   

[28] : Da Morrona 1812, II, p. 546.

[29] : L'Annunciazione era finita il 26 novembre 1754; la Nativit il 21 febbraio successivo (ASP., Corporazioni Religiose Soppresse 1017, cc. 168-69).

[30] : il corpo del Cristo, ancora inchiodato per i piedi e la mano sinistra, si flette ad arco, sorretto da Giuseppe d'Arimatea che si arrampicato sulla scala. Dalle esili architetture, raffigurate ai lati, pendono due drappi a mo di quinta teatrale.

[31] : quest'opera, forse frammento di tabellone di una croce dipinta andata perduta, proviene dalla chiesa di s. Bernardo, da dove pass all'Opera del Duomo, per poi entrare nel museo civico. - Cfr.: Burresi-Caleca, Cimabue a Pisa, 2005, catalogo della mostra. 24 marzo – 25 giugno 2005. Museo Naz. S.Matteo, Pisa.

[32] : portato in Camposanto tra 1815 e 1816, trasferito al Museo Civico nel 1894. Nel dopoguerra passa ai depositi dell'Opera del Duomo, e quindi, dal 1895, al Museo Nazionale di s. Matteo, dove tuttora si trova. L'opera fu presa, dopo l'alienazione napoleonica, dal monastero femminile di s. Bernardo. Lasinio nel 1831 lo identifica come serviva ad uso di mortaio' La complessa rappresentazione si svolge sui quattro lati: in quello pi grande si trova un angelo dalle ali spiegate e asimmetriche, il volto piatto e sommariamente caratterizzato ed circondato da una folta capigliatura, indossa una veste lunga con ampio scollo circolare; con le due braccia a compasso che si vorrebbero simmetriche, regge un calice fra le mani. Nel lato a destra dell'angelo compare in basso un leone, la cui parte tergale tocca le punte dell'ala angelica; con il corpo di profilo e la testa frontale si intende in una posizione di assalto con le zampe anteriori sospese. Nel lato seguente una figura a torso nudo che si riconosce femminile per la presenza di un abbozzato seno; sta con le braccia conserte sul ventre, la capigliatura, qui pi lunga, fanno apparire i capelli annodati. Nella parte inferiore si riconosce una coda serpentiforme attorcigliata, terminale di un lungo drago dalla testa canina protesa in avanti, il cui corpo d'uccello si vede nella zona inferiore del lato seguente. Nello spigolo superiore si trova, a m di voluta, una capra con lunga corna torte e muso appuntito; al centro dell'ultimo lato si trova un uomo, con la testa pi grande delle altre figure, con gli occhi forati, palpebre ben delineate e ampia fronte; il collo non visibile per la presenza in corrispondenza della bocca di un foro di scolo (forse successivo all'esecuzione dell'opera); le braccia sono consorte sul torso nudo come nell'atto di  - Cfr.: clara Barachini, I Marmi di Lasinio, La collezione di sculture medievali e moderne nel Camposanto di Pisa. Studio per edizioni scelte – 1993, Firenze, p. 178-9.

[33] : Ciardi, roberto Paolo. Aurelio Lomi: maniera e innovazione. Pacini Editore, 1989 - Cassa di Risparmio di Pisa., pp.242-243 e 280.

[34] : Aurelio Lomi – Meritevole di annoverarsi fra i buoni Maestri dell'Arte del dipingere egli certamente Aurelio Lomi, che trasse in Pisa i natali nel 1556 da Gio. Batt. Lomi orefice, e che dal soprallodato Baccio suo zio paterno ebbe del disegno i primi insegnamenti. Si trasfer egli in Firenze nell'et sua giovanile, e piuttosto che nella scuola del Cigoli, come altri affermano, portiamo opinione che in quella del Bronzino si esercitasse. Fresco di tal maniera esser dovette, allor quando intraprese a dipingere l'Adorazione dei Magi, e la nascita del Nazzareno, due quadri grandi in olio fra quelli, che nobilmente vestono le pareti della nostra Pisana Primaziale. Vero peraltro, che il nostro Aurelio cambi per tre volte lo stile, come fan fede le molte opere sue, che in varie Citt d'Italia, e per lo pi in luoghi sacri condusse. Alla florida Genova, abbench allora tra figli suoi ella nutrisse Maestri di Pittura chiari e felici, seppe buon grado di avere il pisano Aurelio; Aurelio altres per corrispondere all'onorevole invito accese alla gloria quel natural genio onde avealo la natura fornito di modo, che sfoggiando nell'Arte e segnalandosi nelle commissioni oscur la fama, cun cui nel tempo stesso quivi operava Pietro Sorri Pittor Senese. Fra le varie pitture di valent'Uomini, che adornano le Chiese di quella Citt, avenne una del nostro Artefice in S. Maria in Passione all'altar maggiore; e questa dovette indicarmi il meglio fare di lui, osservandovi espresso il Nazzareno deposto in Croce. Nella Madonna di Carignano delle quattro tele, che sono sulle porte laterali due, cio la Resurrezione, ed il Giudizio, sono del nostro Lomi; del Cambiaso la Nunziatina, e il S. Domenico del Sarzana. Del Lomi la tavola dell'Assunzione in S. Maria in Castello, e di lui stimiamo ancora il S. Giacinto ed il martirio di S. Biagio. La Nascita nella Chiesa di S. Ciro, una delle pi adorne di  Genova, non ordinario lavoro di Aurelio. Finalmente esponendo, ch'esso ancora color nel Carmine la tavola del Giudizio, che il S. Bonaventura in atto di risuscitare un morto in aun cappella della Naunziata condusse, ove il quadro dell'altare del Paggi, e che di sua mano la tavola di S. Antonio da Padova in San francesco avrem dimostrato, quanto fu accettato a quella Repubblica il nostro pisano Artefice. In Roma fralle dipinte tavole di S. Maria in vallicella, detta la Chiesa nuova avvenne una in cui rappresent il Lomi con buona maniera Nostra Donna Assunta in Cielo. I freschi ancora di quella cappella alla mano di lui si attribuiscono. In Bologna ci assicura l'Autore delle Pitture, Sculture, e Architetture di quella Citt, che in S. Paolo il Cristo presentato al Tempio bell'opera di Aurelio Lomio detto Aurelio Pisano. In Lucca si ammirano due bei quadri del nostro dipintore. L'uno nella chiesa di S. Chiara rappresentante una una deposizione di Croce; l'altro a fresco nel refettorio che fu d Frati d servi, ove Aurelio con maestra pennelleggiando la cena del Nazzareno molto si distinse, ed ove con ragione lasci scritto il suo nome. Non mancano opere sue nella Citt di Firenze, e fra queste ricorderemo solo l'adorazione d Magi in S. Spirito, ed il S. Sebastiano innanzi al Tiranno nella Cappella d Signori Pucci presso la Nunziata. Venendo ora a dir di quelle, ch'ei fece in Pisa sua patria, ne tesseremo un semplice catalogo, potendosene riscontrare il pregio ai rispettivi luoghi, ove fu d'uopo citarle in questo e negli altri due volumi di quest'opera. Egli dipinse a fresco in Campo Santo una mezza storia del Re Assuero con basamenti e storie di chiaro scuro giusta il documento da me ritrovato nell'opera, e riportato alla pag. 226. Or delle tele favellando alle due poc'anzi enumerate, altre se ne osservava nel Duomo di Pisa, cio la Circoncisione effigiata con diverso stile, la tavola de'altare del cieco nato, ed una storia del Redentore nell'ornatissima tribuna. Tre grandi tele esprimenti varj fatti di storia sacra sono nel Battistero. Nel Campo Santo il S. Girolamo uno dei migliori prodotti de' suoi pennelli. Finalmente tutti i suoi lavori sono i seguenti: nella Chiesa di S. Caterina il martirio di lei, il quadro della Chiesa di S. Ranieri, l'adorazione de' Magi in S. Frediano, nella cappella di S. Stefano la S. Famiglia, il soffitto della Chiesa di S. Silvestro, una gran tavola, che era nella soppressa Chiesa contigua a quella di S. Matteo, il Beato Michele in S. Michele in Borgo, due quadri in S. Andrea, e la S. Lucia con altri Santi nel Carmine. Omettendo di citare altre opere del nostro Dipintore, che nei luoghi particolari tanto in Pisa, che altrove si conservano, sembra quasi impossibile a credere, che nel corso di una vita conducesse a fine tante, e s faticose opere di pennello. Quali fossero del Lomi le diverse tempre nell'arte, potr il Leggitore agevolmente riscontrare in quei luoghi della presente opera, ove le pisane produzioni di lui non solo accenniamo, ma esaminiamo eziando giusta il proposito nostro. Cess egli di vivere nel 1622 d'anni 66, e non di 58 come attest il Soprani, e fia ben giusto l'enumerarlo frai viventi Uomini pisani del secolo, di cui si ragiona, nell'Arte del dipingere, e dir che fu amato dal regnante G. D. ferdinando Mecenate illustre dei pi rari talenti. (Vedasi il T. IV. Mem. Istor. Di pi Uom. Illust. Pisani ove merita di esser letto l'elogio colle annotazioni di Baccio Lomi, e sua scuola, corredato dalle dotte osservazioni dell'Autore, e dalla genealogia della famiglia Lomi. – (Cfr.: A. da Morrona, Pisa illustrata nelle arti e nel disegno, 1812, II, pp. 468-473).

[35] :  la tela di Pisa si presenta come una versione pi semplice e meno ricca rispetto alla coeva rispetto alla Presentazione eseguita dal Lomi per la chiesa di s.Paolo di Bologna nel 1612 e che gi nel 1613 si trovava collocata sull'altare maggiore della cappella Arrigoni, dove viene ricordata in un inventario (ASB, Demaniale, S. Paolo, n. 9/4036).