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+ + + Storia di Chinzica e Spedale di S.Osnello  + + +

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cronaca di: Antonio Feroci 1896. con note e precisazioni da E. Tolaini – Forma Pisarum – Pisa, 1981,

con attenzione a: Ospedale d'Osnello, quartiere di Chinzica.

 

 

 

 

 

 

            Pisa - Quartiere di s.Martino: Questo quartiere venne gi chiamato di Chinzica ; esisteva con questo nome fino dal secolo X. Ma piuttosto che quartiere, o sobborgo della citt, fu in origine quasi una cittadina a s, fondata o prevalentemente abitata da mercanti turchi, arabi e libic. La vera Pisa romana e dell'alto Medio-Evo, era tutta sulla destra dell'Arno; e anche in documenti posteriori, si distingue: Urbs Pisana – civitas Pisana et Kintica . Poi coll'ingrandirsi della citt, avvenne una fusione completa, e quando Pisa ebbe la divisione in quartieri e incorpor i borghi  di Forisporta a formare i tre quartieri di Mezzo, di Ponte e di Forisporta, Chinsica form il quarto; esso pure si era esteso, e comprendeva allora tutta la parte non moderna dell'attuale quartiere s.Antonio.

L'origine dello strano nome [Chinzica], stato spiegato con una leggenda. Si narra che nel 1004 i Saraceni di Sardegna, risalendo l'Arno con alcune navi, fossero riusciti nella notte ad accostarsi a Pisa, inavvertiti, e gi avessero appiccato il fuoco al borgo d'oltre Arno, quando una donna, della nobile famiglia de' Sismondi chiamata Chinsica, accortasi del pericolo, diede l'allarme, e i cittadini, corsi alle difese, poterono cos respingere il nemico e domare l'incendio. Per gratitudine essi avrebbero poi dato al quartiere ricostruito, il nome della salvatrice, decretandone anche una statua che [si trova] in s.Martino. [] Fra lo stabile n. 37 e quello n. 35, in un pilastro in verrucano, a poca altezza da aterra, un altorilievo di marmo, rappresentante una donna che con la destra sorregge al seno un lembo del manto []; popolarmente si crede che questa sia l'effige di Chinsica, fatta scolpire dai concittadini in ricordo della benemerenza di lei [1] .

 

 

 

[Fig. 1] - Cartina di Pisa p. 76 E. Tolaini – Forma Pisarum.

 

Chinzica – raccolta di notizie dal 1155. Difesa da strutture lignee (turribus et castelli set britischis) fin dall'inverno del 1156 [2] , dopo il 1164 anche Chinzica vide avviarsi la costruzione della nuova cortina muraria [3] ; ma le diverse fasi dei lavori procedettero con ritmi discontinui. Non sembrano avanzare rapidamente neanche nella zona di s. Martino, la pi esposta [agli assalti nemici] perch l convergeva la principale viabilit orientale e meridionale, dove nel 1181 un terreno posto in carraia Guassolongo' fu detto propre barbacanas Pisane civitatis, ex parte Kinsice, senza alcun cenno alla presenza delle mura [4] . Dieci anni dopo, all'atto della sua fondazione, un ospedale, s.Spirito, risulta dislocato prope ecclesiam sancti Martini in Guatholongo, non longe a muris civitatis [5] , ma non molto esteso doveva essere il tratto di mura completato, dato che nel 1195 si ricorse ancora alle barbacanae' [6] per ubicare due terreni lavorativi presso s. Martino, extra barbacanas civitatis [7] ; e mentre si deve attendere ancora un quindicennio per la prima attestazione documentaria della porta civitatis de Guatholongo' [8] .

Ancora pi a lungo si protrassero i lavori nei settori meridionali e occidentale del quartiere, meglio difesi dalla natura del suolo (si ricordino le estensioni paludose a sud di Pisa) e meno fittamente abitati: cos, ad esempio, negli anni quaranta del secolo XIII le mura della citt si innalzavano in corrispondenza della carraia Pontis Veteris que dicitur sancti Egidii' (l'odierno corso Italia. Ponti Veteris' l'antico Ponte di Mezzo'), dove si apriva l'omonima porta [9] , ma poco pi a ovest, nella parrocchia di ss. Cosimo e Damiano, il confine urbano era segnato ancora dalle barbacanae civitatis' [10] ; e gli Statuti del 1287-88 contemplavano disposizioni per completare muros civitatis ex parte Kinthice [] ubi complendum restat [11] . Anche in Oltrarno, entro il perimetro urbano appena fissato, nuovi poli di convergenza dell'insediamento (chiesa e ospedali di recente fondazione) scandirono nella seconda met del secolo XII la crescita dell'insediamento, dislocandosi lungo le principali vie del quartiere. Nel settore orientale, dove nessuna chiesa si aggiunse a quelle gi esistenti, si rese tuttavia necessario sulla Carraia Maggiore, canale principale dell'inurbamento del contado, l'ampliamento di s. Cristoforo, poich nel 1182 il vecchio edificio non era pi in grado di contenere turbam crescentis populi intra parietes suas [12] . E non lontano di l sorse qualche anno dopo, nella Carraia Minuculi (l'odierna via P. Gori), un'importante struttura assistenziale: la filiale pisana dell'ospedale pistoiese di s. Maria di Doccio, pi noto come ospedale di Osnello, dal nome del fondatore, attestata per la prima volta nel 1189 [13] . Dal 1194 gennaio 26 , Pisa (ivi) attestata la denominazione di hospitale Asnelli/Osnelli', che si afferma ben presto trasformandosi poi in sancti Osnelli' (cos nel 1234 novembre 10, Pisa, ASFi, Dipl. Olivetani di Pistoia).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spedale di Asnello. | Antonio Feroci – 1896 | Degli antichi Ospedali in Pisa.

 

 

            In Toscana si trovano due spedali chiamati di s. Asnello, uno in Pisa, l'altro in Piostoia. Furono fondati da un tale Asnello, chiamato talora anche Osnello, il quale intorno all'anno 1162, destinava una sua propriet nominata Doccio, a cagione d'un fosso o dogaia che vi passava vicino, per costruirvi uno spedale. Quella localit era situata nel piviere di s. Pietro a Agliana, tra il Monatale e Pistoia.

 

 

[cortile dell'antico ospedale – da Rassegna Periodica d'Informazione' del Comune di Pisa. N. 7, 1966, p. 74 ]

 

            Lo spedale di Pisa ebbe vita per volont dello stesso fondatore []. In una sentenza del 1 agosto 1193 venivano eletti dal pontefice Celestino III, due sacerdoti ai quali veniva delegato l'incarico, per decidere se una casa situata nella citt di Pisa (in carraia que dicitur Minutoli prope ecclesiam sancti Christophori), in via Minutoli, vicino alla chiesa di San Cristofano, fosse propriet del predetto Asnello, Rector hospitalis sancte Marie de Dochio, o altrimenti appartenesse allo spedale pisano di s. Sepolcro. E gli arbitri decidevano che il terreno era stato acquistato per costruirvi lo spedale, e che la casa era stata edificata da una tale Bona [riporta Tolaini: Nucleo originario dell'Ospedale fu una domus' innalzata per iniziativa di una vedova Bona conversa di Osnello [14] , che grazie ad un rapido incremento del patrimonio immobiliare e allo sviluppo delle attivit [15] si trasform ben presto in un ente capace di competere con i vicini ospedali di s. Sepolcro e di s. Giovanni Gerosolimitano, con cui i rapporti non tardarono a farsi burrascosi [16] ]; aggiungendosi che Asnello si recava sovente il Pisa, albergando in quell'ospizio come se fosse casa propria []. Anche in altra carta si trova che i Marignani [17] , in nome proprio e dei congiunti, offrono in dono un pezzo di terra a Lutterio, frate dello spedale di s. Maria la Bella posto in carraia Minutoli dove era rettore il signore Asnello. Da quel tempo in poi (1193-1194), quel luogo venne chiamato lo spedale d'Asnello, quondam constructus nobili viro nomine Asnello, come trovasi scritto anche in una lettera pastorale del vescovo Vitale. Da ci pu dirsi che la prima sede dello spedale era nel vicolo Minutoli, presso la chiesa di s. Cristofano( [18] ), vale a dire in una casa posta in qualche vicolo che sboccava nella via s. Martino e che venne chiuso in seguito (Repetti, Dizionario storico della Toscana, vol. 3, p. 699. – Bonaini, Statuti pis. Ined.t. 1, p. 139, n. 2).

Dalla origine in poi quello spedale acquist una certa importanza, forse perch realmente non mancava di rendere utili servizi. Nell'anno 1210 (st. pis.) il rettore dello spedale d'Asnello dovette difendere nuovamente i propri diritti, che gli venivano contestati da quello di s. Sepolcro. Pretendeva infatti il maestro o rettore dello spedale di s. Sepolcro, che quello di Asnello fosse a lui subordinato e come tributario, contestava il diritto della indipendenza dello spedale d'Osnello. Il pontefice Innocenzio III, presso il quale aveva subito ricorso il rettore d'Asnello, nomin l'abate della chiesa di s. Paolo dell'ordine vallombrosano, e l'abate della chiesa di s. Michele degli Scalzi, affinch volessero prendere in esame tala controversia. I soprannominati arbitri si posero all'opera, esaminando le carte della fondazione, e uditi molti testimoni, pronunziarono la loro sentenza il 28 luglio 1210, concludendo in favore dello spedale d'Asnello: Pronuntiamus, quod domus sancti Sepulchri nullum jus habeat in hospitale Osnelli vel ejus obedientiis . (Mattei, Hist. Eccl. Pisanae. Appendix monumentorum, t. 1, p. 74).

Riconosciuta l'utilit che recavano tali ospizii le autorit politiche ed ecclesiastiche procuravano di tutelarli e favorirli in quei modi migliori che potevano. Nel Breve pisani communis del MCCLXXXVI, al primo libro, rubrica LVII, viene fatta la prescrizione al camerarius di pagare venti lire all'anno hospitali santi Osnelli. Era un sussidio annuale pagato dal governo a quello spedale.

Per giovare a tali ospizii, cos frequentemente raccomandati nei concilii, le autorit ecclesiastiche si adoperavano affinch non mancassero i mezzi per il loro mantenimento. L'arcivescovo Vitale che resse la chiesa di Pisa dal 1218 al 1236, con lettere pastorali invitava i fedeli della sua diocesi a voler concorrere con elemosine al mantenimento dello spedale: ubi pauperes et egenii assidue recipiunt solatia caritatis et ad jam pium opus peragendum predicto non suppetant facultates . Il quale spedale era quello costructus a nobili viro nomine Asnello . (D. S. Bern. Doc. 33, anno 123).

Per far danaro si mandavano pure frati nella Sardegna, e con una sua lettera Gregorio vescovo di Solci, raccomanda ai vescovi dell'isola un frate dello spedale pisano, che si recava col per raccogliere elemosine. (D. S. Bern. 21 gennaio 1367).

 

 

[A.S.P. – Catasto Leopoldino – Sezione C della citt. In fogli 7. Foglio 4. particolare]

           

I cronisti non registrano fatti importanti, ma devono essere accadute sedizioni all'interno della citt, fra il 1245 e il 1250, come pu dubitarsi dalla pergamena del 24 novembre 1251 (D. S. Bern.). Contiene la medesima una lettera pastorale dell'arcivescovo di Pisa, diretta agli arcivescovi, vescovi, prelati nella quale espone che a motivo delle guerre stato distrutto lo spedale di s. Maria d'Osnello della citt di Pisa, il quale occorre riedificare per utilit dei passeggeri e pellegrini; esortando i suoi colleghi a voler concedere le maggiori indulgenze a tutti quei benefattori che adoperassero per concorrere al santo scopo. (D. S. Bern. 24 novembre 1251). Anche il patriarca di Venezia con una sua lettera pastorale del 1 aprile 1326, si rivolge ai vescovi dello stato della repubblica affinch si adoperino a favore dello spedale di Asnello in Pisa, accordando indulgenze a coloro che faranno elemosine o lasceranno al medesimo i loro beni patrimoniali. (D. S. Bern. 1 aprile 1326).

            Dalla lettura di tali documenti si argomenta che lo spedale di Asnello, prima situato nella via San Martino nei pressi della chiesa di s. Cristoforo, nella casa di donna Bona in carraia Minatoli prope ecclesiam sancti Christofani , dopo la distruzione del medesimo, veniva portato in carraia Gonnelle, che la via s. Giovannino dei nostri giorni [l'attuale via P. Gori nel 1913 era detta via s. Giovannino] e appunto in una parte del vasto fabbricato che serv poi le monache di s. Bernardo.

            Chi reggeva lo spedale al cominciare la seconda met del XIII secolo, secondo che appare da un documento del 17 agosto 1255 doveva fare uno speciale giuramento. In questa carta data la formula usata allora da chi era ospitaliere dello spedale di Pisa della quale riporto un frammento.

            Ego qui sum electus etc.

Item juro guardare et salvare toto tempore mee custodie et singulos familiares ipsius hospitalis, mare set mulieres et regere eos et totam familiam tam sanos quam infirmos comuniter et distinte, ita quod quemlibet et quamlibet in suo gradu ut convenit melius quam scevero, bona fide, et sine fraude. Item juro ad sancta Dei evangelia, quod toto tempore mei dominii et custodie in dicto hospitali de Pisis morabor et stabo honeste, et caste, et nullo modo me misciam cum aliqua muliebre, vel carrnaliter cognoscam aliquam, nec aliquod peccatum carnis committam cum aliqua muliebre stante, vel morante, vel veniente in domo vel domibus hospitalis in dicto hospitali, vel aliqua domo ipsius, vel alterius, vel aliquo loco in tota parochia Sancti Cristofori pisani, pubblice vel ascoasconse. Nec aliquem amasiam habeam vel concubinam, aut tenebo publice in aliqua parte vel aliquo loco civitatis pisane [19] etc. .

Nel catalogo del 1311, lo spedale doveva tenere preparati almeno dodici letti: (Hospitalis sancti Asnelli Lectos XII, fornitos).

 

La dipendenza dello spedale di Pisa da quello di Pistoia, dur fino all'anno 1380, nel quale anno furono uniti al monastero di s. Benedetto degli Olivati di Pistoia, colla condizioni assoluta che i due ospizii servissero sempre alla lodevole carit che fino allora vi si era praticata. E per Pisa se ne ha prova che ci accadesse per un mandato del 24 aprile che gli olivetani fanno: Ad dandum domine Onorate condam ser Ticis, magistre et domine etc., hospitalis S. Asnelli de Carraia Gonnelle etc., possessionem dicti hospitalis S. Asnelli, cum omnibus bonis et juribus dicti hospitalis etc.. (D. Franceschi Galletti, 24 aprile 1397).

            Malgrado la bolla data da Viterbo nell'agosto 1257, e nella quale il pontefice Alessandro IV [20] ordinava la soppressione degli spedali secondari per unirli al nuovo, certo che quello di Asnello rimase senza mutamenti. Che venisse ordinata la unione se ne ha prova manifesta nella pergamena del 15 maggio 1272, in dizione XIII, nella quale viene scritto: Che per rogito di Riccardo notaro imperiale, alla presenza di Orlandino canonico pisano, di fra Matteo dell'ordine dei minori conventuali, di Corradino di Bonagiunta da Lucca tutti testimoni, monsignore Federigo Visconti arcivescovo di Pisa, valendosi del placito apostolico consenso in altro tempo, decreta la unione allo spedale nuovo di Pisa dello spedale di s. Asnello e suoi annessi posto nella carraja Gonnella della citt di Pisa. (S. R. doc. 61, anno 1272, udibus Maii, indizione XIII).

 

Quale nei primi tempi fosse il reale ordinamento di questi ospizii, non si comprende sempre troppo facilmente, mancando le tavole della loro fondazione. Accadevano senza dubbio, ed accaddero in questo dei mutamenti diversi che si apprendevano dalle carte che tuttora rimangono. Comparisce infatti che in quell'ospizio vi erano frati e suore e che dopo un certo tempo vi rimasero queste ultime. Nella sentenza dell'arcivescovo di Pisa Lotario data contro il priore di s. Sepolcro, viene detto che mentre questi non ha nessun diritto sullo spedale d'Asnello, si ordina a lui, come al sindaco e loro successori, a non avere esigenze di nessun genere e a non pretendere obbedienza a suprascriptis fratribus et sororibus hospitali Osnelli. Cosicch chiaro che vi erano frati e monache; e dall'atto stesso si conosce che allora (1200) (essent in hospitali Osnelli conversi plures vigenti) erano pi di venti i frati conversi che si trovavano nello spedale, senza conoscere quello delle suore. (Mattei, Hist. Eccl. Pisanae, tomo 1, app. pag. 76). Per coll'andare del tempo diminuirono i frati, e si pu dire che sparirono, perch in seguito quel pio ospizio veniva conosciuto come lo spedale delle donne di s. Asnello, e cos si ritrova fino all'unione col monastero di s. Bernardo( [21] ).

 

Il patrimonio accumulato da questo spedale non doveva essere meschino, argomentando dalle eredit fatte, e dagli acquisti che succedevano per opera di coloro che funzionavano da procuratori. Fra le pergamene nel monastero di s. Bernardo se ne rivengono molte che riguardano questo spedale. Una tale Bonaventura moglie di Bartolo del quondam Enricone da Vico, col consenso del proprio consorte, e ottenuto l'assenso da Vitale arcivescovo di Pisa, si offre per conversa e professa dello spedale di Asnello, e fa donazione a don Calcedonio rettore che riceve per il medesimo, tredici librate di terra svignata, che trovasi presso Vico. (D. S. Ber. 23 novembre 1245). Uguccione del fu Bernardo da Corte fa un lascito eguale (25 novembre 1241), e lo stesso avviene per parte di un tale Alderotto da Massa (3 agosto 1250). In questo tempo don Calcedonio era ospitaliere e rettore, e Bambarone il sindaco che il 23 aprile 1256 compra un pezzo di terra e lo paga lire venti e soldi dieci; di tali compere ne succedono diverse per opera dei frati che ho nominati. In seguito comparisce un tale Prisco converso, sindaco dello spedale che d in affitto alcune terre, (16 ottobre 1263, 23 novembre). Tancredo procuratore accetta la donazione di certe terre date da fra Bono del fu Mercadante, (1286 14 giugno).

Nell'anno 1304, 19 settembre, era rettore un tale Andrea sacerdote, il quale si trovava ricordato in diversi atti per compere, accettazioni di offerte e simili. Fra le donazioni merita speciale ricordo quella di Iacopo detto Puccio de Classo, della cura di san Paolo all'Orto. Egli si trovava carcerato in Genova per il comune di Pisa, e probabilmente era uno dei prigionieri fatti nella dolorosa giornata della Meloria. Il medesimo facendo testamento, oltre a molte disposizioni in favore dei parenti, dei suoi compagni di sventura, lascia: dieci lire allo spedale nuovo, venti soldi allo spedale di s. Lazzaro, venti soldi allo spedale di s. Giovanni, ed ugual somma a quelli di s. Asnello e di s. Domenico per i trovatelli, e a quello dello Spirito Santo. (D. Capp. 24 aprile 1293).

Al cominciare del XIV secolo troviamo che le donne si occupano di ci che facevano i sindaci. Il 3 gennaio 1324, donna Billa conversa e procuratrice dello spedale, che riceve quanto a s. Asnello aveva lasciato Fidanza Del Seta. Nella del fu Ildebrando da Cisano il 1 ottobre 1331, compra un pezzo di terra che paga venticinque lire.

Due anni dopo Ghita del fu Neri da Landino commessa ed oblata dello spedale gi pi volte nominato, acquista vari pezzi di terra pagandoli ottantadue lire, (11 ottobre 1332, 25 febbraio 1335). La medesima con i propri denari compra un pezzo di terra che paga lire cinquantadue e soldi dieci, ritenendo per s la rendite, lasciando il possedimento della tarra allo spedale dopo la sua morte, (28 settembre 1341). Si vede che le donne non erano troppo destre per tutelare gl'interessi dello spedale, poich nel 1341 comparisce come sindaco fra Montano del fu Guido, il quale compra per lo spedale un pezzo di terra che paga lire quarantanove (31 gennaio 1341).

Ho voluto brevemente ricordare tali fatti, per spiegare la chiusura dello spedale di s. Asnello. E' cosa facile da concepirsi che in mezzo a tanti torbidi o per malafede, o per forza maggiore, le rendite dovevano diminuire, e mancare perci le risorse onde poter continuare a soddisfare gli obblighi della istituzione. Conveniva pure trovare un rimedio, e vi deve essere stato chi avr consigliato di chiudere lo spedale, incorporare i beni ad altro istituto, nel quale potevano ricevere sicuro asilo le donne che si trovavano in s. Asnello. Cos dato arguire dalla conoscenza di quanto realmente avveniva.

Era allora maestra e rettrice dello spedale donna Onorata de Ticis, la quale sentiva il grave pondo della sua posizione. Avr certamente meditato per trovare un provvedimento, il quale non riuscisse con grave danno delle suore che avevano traversato insieme non poca parte della vita. I mezzi certamente non bastavano, era necessario trovare una via per scongiurare quella difficolt. Non si capisce perch non venisse effettuata la unione con lo spedale nuovo, ma probabilmente non si volle rimettere sul tappeto tale provvedimento, ormai obliato. Poteva essere utile unirsi ad altro monastero, e cos venne deciso di fare. Intanto maestra Onorata si diede pensiero di compilare un inventario dei beni mobili e immobili dello spedale, che veniva eseguito il 30 gennaio 1398, col consenso e alla presenza delle converse e oblate, e assistendo come notaro Leonardo del fu ser Matteo [22] .

 

            Accadeva allora che le monache dell'ordine cistercense, avendo il proprio convento fuori delle mura della citt, furono costrette di abbandonarlo per ritirarsi in Pisa. Venne costruita la chiesa di s. Bernardo, e presso la medesima fu eretto il convento che prese il nome della chiesa e dove si riunirono quelle monache. Avendo le suore dello spedale di s. Asnello chiesto di unirsi a quelle di s. Bernardo, e facendone istanza alla santa sede, il pontefice Bonifacio IX, con sua bolla del 3 febbraio 1401 diretta alla madre badessa del monastero di s. Bernardo, concedette piena facolt di unire al medesimo lo spedale di s. Anello con tutto quello che apparteneva al medesimo, permettendo l'ingresso alle suore dello spedale nel convento, affinch potessero vivere quietamente, e rimaner liberate dalle molestie che le procuravano le indisciplinate milizie in quei giorni di continue turbolenze (Perg. Con S. Bernardo, 3 febbraio 1401).

Dopo tale concessione e in conseguenza della bolla pontificia suddetta, il 2 marzo 1401, in dizione IX, le converse e le oblate dello spadale di s. Asnello, passavano ad abitare il monastero di san Bernardo, promettendo solennemente alla madre badessadi s. Bernardo, che allora era suor Piera del fu Pietro da Vettura di rimanere alla sua obbedienza, e vivere sempre seguendo scrupolosamente la regola dell'ordine cistercense.

Le converse ed oblate di s. Asnello erano le seguenti: Onorata di Giovanni. Lucia di Matteo. Antonia di Cascina. Piera di Guido. Mattea di Fede. Bilia di maestro Tommaso. Mattea di maestro Tommaso.

Avvenuta la unione ciascheduno terr la opinione che ormai essendo compiuto il fatto, nessuno se ne sarebbe pi occupato. Non si conoscono i ricorrenti, ma ve ne devono essere stati ed insistenti, tanto che per farli tacere dovette intervenire in causa l'arcivescovo di Pisa. In quel tempo reggeva la chiesa pisana Pietro de Ricci, fiorentino, il quale trovandosi assente fungeva da suo vicario generale Dino arcivescovo di Lucca. Il medesimo dovette intervenire in tale vertenza,  il 29 gennaio 1412, in d. V, con sua lettera pastorale approva, ratifica e conferma l'unione dello spedale di s. Asnello e di tutto quanto possiede, al monastero di s. Bernardo; con la condizione che il monastero nominato, dovesse pagare alla curia arcivescovile ogni anno venticinque soldi di danari pisani.

            In cotal modo finisce la storia di questo spedale.

           

 

Nota Storica di E. Tolaini: [] Un mezzo per sottrararsi al pagamento delle taglie, osserva il Silva, era quello di donare o fingere di donare i propri beni a un monastero entrandone a far parte. Tale sistema si generalizz talmente che nel 1425 la comunit di Pisa chiese alla Signoria che qualsiasi persona secolare maschio o femmina, che entrasse in aliquo loco ecclesiastico vel pio non venisse esonerato dal pagamento delle tasse. In altri casi i proprietari cedevano le case senza prendere l'affitto per evitare la distruzione da parte dei soldati [fiorentini che occupavano per la seconda volta la citt]. E' chiaro che da tutta questa situazione deriv un deprezzamento dei beni immobiliari, che a sua volta favor il processo di aggregazione delle singole case-torri in edifici di maggiore estensione – che gi aveva cominciato a manifestarsi nel sec. XVI – e fece registrare la scomparsa d'un imprecisabile numero di chiassi e di vicoli. [] Il quadro delle distruzioni si completa con gli sventramenti di intere zone urbane operati per la costruzione di opere militari. Una delle principali preoccupazioni dei fiorentini era stata quella di costruire alcune difese permanenti che fossero utilizzabili sia contro nemici esterni, sia contro rivolte interne. Le principali opere realizzate furono: la fortificazione del complesso di Stampace-porta a Mare, la Cittadella Vecchia, il bastione alla porta del Parlascio e la Cittadella Nuova. [] La parrocchia di sant'Andrea in Chinzica, sul cui territorio sorse la Cittadella Nuova, ebbe pressoch dimezzata la popolazione: nel 1402 contava infatti 90 contribuenti e nel 1412 ne contava 49. La popolazione di sant'Andrea continu a calare anche dopo e la relativa parrocchia fin coll'essere annessa a quella di San Martino. La costruzione della Cittadella Nuova ebbe anche le maggiori conseguenze sul sistema viario urbano della zona. Una provvisione del 1440 stabiliva infatti che la cittadella venisse eretta con le seguenti caratteristiche: un muro utriusque merlatum dalla rocca San Marco ( gi fortificata dai pisani con torre, bastione, ponte levatoio, antiporto anch'esso con ponte levatoio, ecc. ) fino all'Arno e al ponte di Spina; messa in fortezza del ponte; torre super intoitu prime pile del medesimo ponte presso la porta delle Piagge; fortificazione di questa porta: praticamente le medesime caratteristiche della fortezza eretta poi dal Sangallo.

 

                                                                                                     [E. Tolaini, Forma Pisarum – p. 38]

 

             Con tale progetto s'imped il pubblico accesso alle estreme zone orientali di Chinzica – inclusi il Ponte di Spina (riaperto solo nel 1789 ) e la porta s. Marco – e di Foriporta dove nel 1589 si costruir una polveriera. Si rese cos necessario aprire una seconda porta che venne anch'essa chiamata s. Marco e in prosieguo di tempo sempre pi spesso porta Fiorentina, che servisse la deviazione terminale della via fiorentina, nel punto in cui confluiva con via s. Martino. Il Guicciardini ( L. III, cap. I ) parla appunto della porta fiorentina contigua alla Cittadella . [ Tolaini – Forma Pisarum – p. 145-53 ].

 

 

 

 

Altro sul quartiere s. Martino.

 

            Le Logge [] di Banchi

            Le logge e la zona di Banchi nella storia urbana di Pisa.

            Emilio Tolaini – Architetture Pisane. ETS. n.1 gennaio-marzo 2004, pp. 8-19.

 

Da quando con la costruzione delle mura del 1154 la citt satellite di Chinzica era divenuta quartiere cittadino, il crocevia formato dall'asse di via san Gilio o del Carmine (Corso Italia) – ponte di Mezzo – Borgo con la vie san Martino e dell'Olmo (via Toselli) era venuto configurandosi come punto nevralgico della vita roduttiva d'Oltrarno. Pi recentemente, con la destinazione del palazzo del Podest poi detto Pretorio e del palazzo Gambacorti prospicienti il Lungarno di Mezzogiorno, agli uffici dei Commissari fiorentini, dei Consoli del Mare e della Dogana col suo scalo, la zona era anche divenuta il centro della vita amministrativa cittadina. Lo diventer ancor di pi quando nel 1689 Cosimo III conceder il primo piano del palazzo Gambacorti ai magistrati comunali. Qui, dove nelle vie e nei chiassi adiacenti s'erano concentrati i banchi dei mercanti, i fondachi e le botteghe artigiane, si trovava una loggia civica, tucta mactonata detta Loggia della Mercanzia, documentata nel XV secolo, ma certamente pi antica, dove osavano ritrovarsi tucti merchatanti e huomini dabbene [23] , vale a dire gli esponenti della civitas meracntie medievale []. Pi oltre, dove la via s.Gilio s'incrociava con il Lungarno, sorgeva una seconda loggia, detta dei Catalani esistita fino al 1639 []. Il 18 apriole del 1602 Ferdinando si rivolgeva ai Consoli del Mare informandoli che, a seguito delle istanze dei Mercanti della citt di Pisa che reclamavano un ruolo di riunione come ve n'erano nelle altre citt, aveva ordinato che si facesse il progetto d'una loggia di fronte all'Ufficio dei Fossi e alla loggia detta dei Catalani. L'anno successivo il segretario del granduca, Lorenzo Usimbardi, oridana al Magistrato dei Fossi – l'ufficio tecnico del principato mediceo – di procedere alla costruzione dell'edificio, sotto la direzione dell'ingegnere Cosimo Pugliani e seguendo puntualmente i modelli gi approvati dal granduca, che si presumono forniti da Bernardo Buontalenti. []Nel 1605 l'edificio era terminato. La spesa fu sostenuta dai mercanti di Livorno, Pisa e Firenze [24] . Le nuove Logge si inserirono nel tessuto urbano probabilmente con scarsi ritocchi alla configurazione topografica preesistente, ma comunque con un violento impatto di modernit dovuto all'inserimento nel cuore d'un abitato medievale d'una struttura neodorica che venne a sottolineare con la dimensione monumentale delle sue ampie arcate marmoree la funzione di centro direzionale assunto dalla zona. [] Le logge, destinate ad uso di borsa della lana e della seta, dei banchi di cambio e successivamente del mercato delle granaglie, sono impostate su cinque coppie di pilastri bugnati e trabeati sui lati lunghi e tre sui lati corti, che inquadrano delle grandi arcate. Questi pilastri binati assumono, nella parte interna del porticato, la forma d'un pilastro unico, liscio, terminato in alto da una duplice voluta, come una sorta di borsa sotto il capitello, motivo che viene replicato nei tre pilastri centrali che sorreggono le volte a tutto sesto. [] Il piano superiore, collegato per mezzo d'un cavalcavia con la parte retrostante del palazzo Gambacorti, anche se forse non previsto nel piano originario, ricordato nel 1604: fu quindi eretto contestualmente al loggiato, e ci allo scopo di installare in luogo sicuro l'Archivio e la Cancelleria dell'Uffizio dei Fossi. Pandolfo Titi, autore nel 1751 della prima guida di Pisa, cos le descrive: Questa sontuosa, e magnifica fabbrica fu fatta fare dal Gran Duca Ferdinando Primo dei Medici per due effetti: uno per il passeggio dei Mercanti, che allora abbondavano in questa citt per darsi mano con quelli di Firenze, dove tuttavia fiorivano le Arti e la Mercatura. E l'altro per farvi da sopra un archivio lontano dai pericoli del fuoco, come presentemente vi [25] [] Credo di poter ascrivere il frontone all'architetto veronese conte Ignazio Pellegrini, [] l'intervento di Pellegrini fu contestato da Alessandro da Morrona – che senza indicare l'autore – parl di poco buon gusto e l'etichett come una prova di architettura moderna in cui siamo involti. [] L'edificio ha subito nel tempo varie modifiche. [] Il primo di essi ebbe luogo dopo la restaurazione lorenese del 1814, quando si procedette a rialzare l'intera struttura delle Logge e a dotarla d'un secondo ordine di finestre; il frontone settecentesco fu demolito e venne sostituito da un pi dimesso frontone triangolare con al centro lo stemma dei Lorena. [] Il 22 febbraio 1860, pochi giorni prima del plebiscito d'adesione al Regno d'Italia, il Governo Provvisorio della Toscana istitu il Regio Archivio di Stato, e ne indic la sede parte nel secondo piano del palazzo Gambacorti, e parte nel piano superio re delle Logge di Banchi. All'esterno lo stemma dei Savoia sostitu quello lorenese. All'interno fu costruito un ballatoio che girava attorno ai cinque ambienti dove era stata rinnovata la scaffalatura coronata in alto da una numerosa serie di stemmi dei cavalieri di s.Stefano, in legno e in metallo.

 

 

Palazzo dei Consoli

 

Via s.Martino. Palazzo dei consoli – Al n. 52; cos chiamato perch appartenne a questa Magistrarura creata da Cosimo I per giudicare le cause mercantili. Dal 1889 vi risiede l'Ufficio Fiumi e Fossi che ne ha poi acquistata la propriet nel 1910. Anche questo ufficio fu fondatoi da Cosimo nel 1551, in rinnovazione di un' opera della Riparazione del contado e della citt di Pisa , gi istituita dai Fiorentini nel 1475; principale attribuzione dell'edificio, quella di regolare i fossi e scoli d'acque della pianura pisana, per migliorarne le condizioni igieniche e agricole. La facciata del palazzo fu rifatta nel sec. XVII, e si dice, su disegno di Michelangelo.

 

 

Fortezza Nuova

 

            Fortezza. Fortezza, o cittadella nuova. I pochi o rovinati avanzi che ancora esistono, in via di Fortezza e verso porta Fiorentina (mura e bastioni) insieme ad altri pochi che per breve tratto, oltre il Palazzo Corsini, seguono la riva dell'Arno, sono quanto rimane di questa Cittadella. Poco dopo che si furono insignoriti di Pisa, i fiorentini vollero provvedere a tenere ben guardata la citt; epper gi nel 1440 deliberarono la costruzione in questo luogo di una fortezza, terminata nel 1468. Quando poi il primo gennaio 1495, i pisani ne ottennero il possesso dal francese D'Eutragues, si affrettarono a demolirla; soltanto alcune torri rimasero in piedi; ma appena i fiorentini ebbero riconquistata Pisa la rifabbricarono subito, affidando il lavoro a Giuliano da Sangallo. Nella Biblioteca Comunale di Siena, si conserva la pianta da lui disegnata; in questa seconda Cittadella, che venne detta nuova per distinguerla da quella gi esistente alla parte opposta della citt e del fiume, furono incorporati i resti della prima costruzione. La Cittadella del San Gallo, comprendeva alcune fortificazioni sulla destra dell'Arno, allo sbocco del Ponte, detto poi alla Fortezza, perch usato a mettere tali opere accessorie in comunicazione con la fortezza vera e propria, situata sulla parte sinistra; e da questa parte si estendeva, a forma di triangolo, un grande bastione; da qui la cinta fortificata piegava  a raggiungere l'Arno e, costeggiando il fiume, ritornava al ponte.

            L'area della rovinata fortezza fu comprata nel 1781 da una Chiesa; poco dopo pass agli Scotto, livornesi, che sulle vecchie mura costruirono corridoi coperti ad uso di passeggiata. Nel torrione esiste un sotterraneo, oggi ostruito, che una popolare tradizione vuole attraversasse l'Arno e sbucasse oltre la cinta fortificata, nelle vicinanze dell'attuale [1913] Politeama (fuori Porta a Piagge). Il prato che lateralmente alla via Giovanni Bovio, serviva un tempo per deposito di grani, all'Ordine di s.Stefano, e dicevasi il Piaggione. Magazzini di grani erano anche le case dell'altro lato della via; e sul fronte della prima di esse, davanti alla Porta Fiorentina vi tuttora uno stemma mediceo.

 


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.: Archivio :S:K:I:K:S:K:M:K:A: :.

.: Quartiere S.Martino & Ospedale d'Osnello :.


da: A.Patetta, Ospedali di Pisa sanit e assistenza nei sec. XI-XV, ETS-Pisa 2001.

 

 

 

 

 

XXI

OSPEDALE D'OSNELLO

 

 

 

 

Nel Medioevo sono attestati in Toscana due ospedali d'Osnello (o d'Asnello), uno a Pisa e l'altro a Pistoia. Quest'ultimo viene costruito da un tale di nome Osnello, il quale nel 1162 [26] destina, a tale scopo, una sua propriet denominata Doccio, per fosso o dogaia che vi passa vicino, posta neo pressi di s.Pietro a Agliana, tra Montale [27] e Pistoia. L'ospedale d'Osnello di Pistoia detto anche Hospitale Sancte Marie de Dochio.

Il primo nucle dell'ospedale pisano d'Osnello, di pende da quello pistoiese di s.Maria a Doccio, sorge probabilmente, come vedremo, nel 1188 con la denominazione di ospedale di carraia di Minucolo.

Cinque atti di vendita, tra il 1188 e il 1191, ci consentono di seguire le tappe della costituzione di questo primo nucleo, anche se i primi due atti non menzionano ancora l'ospedale. Esaminiamo ora nella loro successione cronologica i documenti.

Il 27 febbraio 1183 [28] Bene del fu Maltaglio vende a Orlandino fornaio, del fu Ranieri, un intero pezzo di terra con casa murata posta in Chinzica, vicino alla chiesa di s.Cristoforo. Una carta del 15 ottobre 1188 [29] riporta una vendita a Orlandino fornaio del fu Ranieri di un intero pezzo di terra posto ancora in Chinzica, in carraia Minucolo.

Il 5 luglio 1190 [30] Marignano, del fu Guido di Marignano, vende a Giunta calzolaio, rettore dell'ospedale di carraia di Minucolo, alcune terre poste in carraia di Minucolo: la prima volta che viene ricordato esplicitamente l'ospedale. Un atto del 29 luglio 1190 [31] , registra altre due vendite di terre poste in Chinzica in carraia di Minucolo, a Giunta calzolaio del fu Ranieri [32] : la prima di queste terre era di propriett di un certo Ranieri, a questa data defunto; la seconda, viene venduta da Bernardo e Uguccione fratelli, figli del fu Guido di Marignano per utilit dell'ospedale. In un atto di vendita del 29 maggio 1191 [33] , infine, Giunta del fu Ranieri detto operaio dell'ospedale di carraia di Minucolo da casa Gonnella, insieme con Stefano del fu Ugolino e Gaetano del fu Ciuffetto.

Dai documenti finora esaminati sideduce che il primo nucleo dell'ospedale di carraia di Minucolo si costituisce il 27 febbraio 1188 con un intiero pezzo di terra con casa murata venduto da Bene, del fu Maltaglio, a Orlandino fornaio del fu Ranieri; si ricava inoltre che nel 1190 regge la massima carica ospedaliera dell'ospizio di carraia di Minucolo Giunta calzolaio del fu Ranieri, che forse fratello di Orlandino: due personaggi, questi, legati strettamente dalla costituzione dell'ospizio. Questo ospedale, dunque, positum in carraia Minutuli, propre ecclesiam Sancti Cristofoni [34] .

I primi anni di vita dell'ospedale pisano di carraia di Minucolo, poi di carraia di Minucolo di casa Gonnelle, poi hospitalis Sancte Marie a le Belle, positum in carraia Minutuli [35] , infine di Osnello o Asnello, e quindi nei primi anni del Duecento banalizzato in s.Osnello, sono caratterizzati con rivalit e concorrenza con i vicini ospedali di s.Sepolcro e di s.Giovanni Gerosolimitano [36] , posti tutti in prossimit dell'importante asse viario proveniente dal Valdarno (riva sinistra) e passante per l'attuale via s.Martino.

Da una sentenza del 1 agosto 1194 [37] risulta che il pontefice Celestino III elegge due preti, suoi delegati, per decidere se un pezzo di terra con una casa posto in Pisa, in carraia que dicitur Minutuli proprie ecclesiam Sancti Cristofori, sia di propriet dell'ospedale d'Osnello o dell'ospedale pisano di s.Sepolcro. La controversia viene risolta a favore d'Osnello, in quanto questi produce testimoni che dichiarano che la terra in questione stata acquistata da una sua conversa di nome Bona, la quale vi ha edificato sopra una casa dove Osnello e i suoi rappresentanti vengono ospitati tamquam in domo propria ogni volta che si recano a Pisa. Le stesse testimonianze ci informano che in quella stessa casa Bona dominam et rectricem usque ad annum presentem stetisse, et quod mulieres secum commorantes eam pro domina habebant, et quod ipsia cellerarias et officiales instituebant et destituebant: questa la prima attestazione di una presenza femminile nell'ospedale, presenza documentata anche in seguito. Questa sentenza di grande ineresse in quanto mette in relazione l'ospedale che fino a questa data conosciamo come ospedale di carraia di Minucolo con la figura di Osnello: si pu pensare che risalga al periodo immediatamente precedente il 1194 il passaggio dalla fondazione ad Osnello, non sappiamo se mediante acquisto o, e questo ci pare pi probabile, mediante donazione.

Da una carta rogata in Pisa appena un mese [38] dopo la sentenza del 1194, Osnello viene definito rettore dell'ospedale: marignano dona: tibi domno Lutterio fratri ospitalis Sancte Marie a la Belle, ubi est rector domini (sic!) Asnelli, positum in carraia Minutuli propre ecclesiam sancti Cristofani unum petium de terra, ubi modo est puteum positum retro suprascriptum hospitale.

In questo ospedale operano conversi e converse al servizio dei poveri e dei bisognosi: fratres et sores come risulta da un documento del 27 giugno 1210 [39] .

Da una lettera pastorale dell'arcivescovo di Pisa Vitale, del 123 [40] , sappiamo che l'ospedale fornisce assistenza ai poveri e ai mendichi, non sembra dunque avere infermeria. Il pastore della Chiesa pisana infatti, invita i suoi fedeli a concorrere finanziariamente per una sua migliore funzionalit: ubi pauperes et egenii assidue recipiunt (sic!) solatia caritatis et ad jam pium opus peragendum predicto non suppetant facultates. Il 23 ottobre 1235 [41] , Carsedonio, rettore dell'ospedale d'Osnello di Chinzica in Pisa, che d in affitto, per 15 anni a Guidanello del fu Guido da Calcinaia un pezzo di terra posto nei confini di Calcinaia per un canone annuo di 10 quartine di grano. Un documento del 30 agosto 1238 [42] precisa che Carsedonio rettore dell'Ospedale d'Osnello in Pistoia e dell'ospedale posto a Pisa in Chinzica: ci sottolinea la dipendenza dell'ospizio pisano da quello pistoiese e lo stretto legame che unisce le due istituzioni ospedaliere; tuttavia queste hanno un patrimonio distinto, dal momento che il suddetto Carsedonio prende possesso a nome dell'ospedale di Pisa; pro ipso hospitale, di un pezzo di terra con casa posto in Pisa, presso la chiesa dei ss.Cosma e Damiano, donato da Melda, vedova di Badino da Appiano. Il 21 agosto 1243 [43] si occupa di un acquisto dell'ospedale, cio opera come sindaco ospedaliero, Andrea converso dell'ospedale d'Osnello, che compra da Iperto, figlio del fu Ugolino di Bercia da Vicopisano, un pezzo di terra con vigna e sua pertinenza, posto in Vicopisano, per il prezzo di 11 lire di denari pisani. Il 23 novembre 1244 [44] Bonaventura, moglie di Bartolo del fu Eurigone da Vicopisano, col consenso del marito si offre come conversa dell'ospedale d'Osnello di Pisa facendo donazione, a detto ospedale, di 13 librate di terra vignata posta nei confini di Vicopisano in localita detta Serexa.

I conversi e le converse di tutti gli enti ecclesiastici, per la maggior parte, sono persone che cercano di sfuggire ai pericoli della vita secolare e assicurarsi una vita tranquilla per quanto riguarda vitto, alloggio e vestiario. Ci traspare anche dall'atto di Bonaventura, la quale condiziona la donazione con la clausola che la figliola Bonafilia deve convivere con lei, in detto ospedale, per due anni e avere dal medesimo gli alimenti necessari.

Il 2 dicembre 1249 [45] Carsedonio, rettore dell'ospedale d'Osnello, alla presenza di Barone, converso e gastaldo di detto ospedale da una parte, e Oringa, spedalinga e rettrice del vicino ospedale di s.Giovanni dall'altra, fanno la divisione di un pezzo di terra posto in carraia s.Giusto, in luogo detto Canniccio, lasciato per testamento a detti ospedali da Alderotto da Massa. Una lettera pastorale dell'arcivescovo di Pisa Lotario, del 24 novembre 1250 [46] , ci informa che l'ospedale di s.Maria di Osnello, posto nella via pubblica stato distrutto a causa delle guerre e che nelle seu intenzioni ricostruirlo per il comodo dei pellegrini e dei passeggeri: guerra, pericula et discordia imminentem distructum; pertanto esorta tutti i vescovi, gli arcivescovi e i prelati della sua giurisdizione a voler concedere aiuti spirituali d'indulgenza a quelle persone che concorrano alla pia opera di ricostruzione.

L'ospedale risulta nuovamente funzionante due anni dopo la lettera arcivescovile: infatti una carta del 27 febbraio 1252 [47] afferma che Barone, figlio del fu Bernardino, sindaco e procuratore dell'ospedale di s.Osnello, d a livello in perpetuo a Guiscardo del fu Mescetto da Capannori, diversi pezzi di terra posti nei confini di Capannori, per un canone annuo di 3 quartine di grano buono nostrale a miglia di Pisa. A partire dal 17 agosto 1254 registriamo un fatto nuovo: attestata la presenza stabile di un rettore nella sede pisana dell'ospizio, il quale, al momento dell'insediamento, pronunzia un giuramento  con il quale si impegna a risiedere nel suddetto ospedale, si impegna inoltre a proteggere il patrimonio e gli ospiti dell'istituzione a lui affidata, ad assistere alle funzioni religiose nella chiesa di s.Cristoforo e a non avere concubinam [48] . Dopo questa data Corsedonio, pur restando rettore dellOspedale di Pisa, come risulta da un documento del 5 maggio 1255 [49] , non viene pi detto rettore dell'ospedale pistoiese, come negli atti precedenti [50] ; lo stesso si nota per i suoi successori. Quindi dal 1254 l'ospedale pisano d'Osnello, pur contonuando a dipendere da quello pistoiese, ha propri rettori.

Nel 1257 [51] il papa Alessandro IV ordana la soppressione di tutti gli ospedali della citt, affinch i beni da loro posseduti servano per aiutare economicamente il costruendo ospedale Nuovo, voluto dal papa medesimo. A questa disposizione sfugge l'ospedale pisano d'Osnello dal momento che un documento del 27 luglio 1265 [52] riporta la vertenza tra l'ospedale di s.Osnello di Pisa e quello di s.Giovanni delle donne a motivo del pezzo di terra donato alle due istituzioni, il 2 dicembre 1249, da Alderotto da Massa. Il giudice Boccio, eletto per dirimere la contesa, stabilisce che due parti del suddetto terreno spettino agli ospedali di s.Giovanni e s.Osnello di Pisa, per ugual porzione, e la terza parte del monastero di s.Pantaleone di Lucca. Il 15 maggio 1271 [53] , come leggiamo in un rogito di Leopardo di Ricciardo, notaio imperiale, l'arcivescovo di Pisa, federico Visconti, alla presenza di Orlandino canonico, di fr Matteo dei frati francescani, di Corradino di Bonagiunta da Lucca, col placito apostolico di papa Alessandro IV, decreta l'unione all'ospedale Nuovo di Pisa dell'ospedale di s.Osnello con i suoi annessi, posto in Pisa in carraia Gonnelle, nel quartiere di Chinzica. Ma anche dopo questo provvedimento, l'ospedale continua a esistere. Infatti il 12 luglio 1284 [54] Ranieri da Ponsacco, del fu Pandicampo, dona all'ospedale d'Osnello di Pisa un pezzo di terra posto nei confini di Canniliana.

Il Comune di Pisa assegna nel 1286 un sussidio annuo all'Hospitali Sancti Osnelli de Carraria Gonnelle libras viginti [55] . Il 24 aprile 1293 [56] Jacopo detto Puccio de Classo dona 20 soldi. Queste decisioni sottolineano l'importante ruolo sociale del nosocomio.

Nel 1303 rettore dell'ospedale d'Osnello di carraia Gonnelle di Pisa, Andrea, come risulta dalla carta del 19 settembre di quell'anno [57] , nella quale il suddetto rettore d in affitto per quattro anni a Puccio, del fu Strenna di Calcinaia, tre pezzi di terra posti in Calcinaia, per il canone annuo di  quartine di grano a misura di Pisa.

Secondo prete giovanni, nel 1305 l'hospitali sancti Osnelli lectos XII fornitos [58] .

A questo punto opportuno notare che l'ospedale pisano d'Osnello fino a una certa data detto di carraia di Minucolo, dopo il 1251 viene detto di carraia Gonnelle: ci significa, a nostro avviso, che pu essendo stato riconosciuto, o meglio ristrutturato, sul primo nucleo, l'ingresso stato spostato in carraia Gonnelle [59] .

Il 1 aprile 1325 [60] , il patrirca di Venezia, Dononico Bradense, e altri vescovi della sua giurisdizione concedono 40 giorni di indulgenze a tutti quelli che faranno elemosine, o lasceranno beni immobili all'ospedale di s.Osnello di Pisa. questo l'unico caso in cui si verifica che un presule veneto aiuti un ospizio pisano.

All'inizio del sec. XIV troviamo, nell'ospedale pisano d'Osnello, delle donne svolgere le mansioni dei sindaci: il 23 novembre 1315 [61] Melda e Carla, converse dell'ospedale di s.Osnello di carraia Gonnelle, prendono possesso di un pezzo di terra dell'opspedale nel comune di Macerata; il 3 gennaio 1323 [62] Billa conversa riceve, per l'iospedale d'Osnello, un pezzo di terra posto in Peccioli; il 1 ottobre 1332 [63] Nella conversa compra, per l'ospedale d'Osnello, un pezzo di terra posta in Macerata; l'11 ottobre 1332 [64] Bonaccia e Ghisa converse comprano, per l'ospedale d'Osnello, un pezzo di terra posto ancora in Macerata; il 25 febbraio 1334 [65] Ghisa conversa compra, per l'ospedale d'Osnello, un pezzo di terra posto nel comune di Delaiano. Il 28 settembre 1340 [66] , ancora Ghisa conversa compra, per l'sopedale d'Osnello, un pezzo di terra posta nel comune di Marciana. In un documento del 21 marzo 1342 [67] Ghisa detta rettirce dell'ospedale d'Osnello di Pisa. Il 7 aprile 1343 [68] , Leoncino e Cione vendono a Ghisa rettrice dell'ospedale d'Osnello, che compra per detto ospedale, un pezzo di terra posta in Macerata.

Nel 1396 gli ospedali di s.Osnello di Pisa e di Pisatoia passano alle dipendenze del monastero di s.Benedetto degli Olivetani di Pisatoia, pur mantenendo una propria attivit autonoma. Per Pisa si ha conferma di ci in un documento del 24 aprile 1396 [69] : il priore degli Olivetani di Pisatoia concede a Inorata, del fu Teccio, magistre et domine hospitalis Sancti Asnelli de Carraia Gonnelle, possessionem dicti hospitalis Sancti Asnelli, cum omnibus bonis et juribus dicti hospitalis.

All'inizio del sec. XV, constatando una riduzione degli organici del personale converso dell'ospedale pisano, e le gravi difficolt economiche in cui l'ente si dibatte, ne viene decisa la soppressione. Nel 1400 infatti i beni vengono donati al vicino monastero di s.Bernardo [70] dove si trasferiscono le ultime converse, le quali hanno ottenuto, su loro richiesta, l'autorizzazione da papa Bonifacio IX, il 3 febbraio di quell'anno [71] . Dopo aver fatto promessa di obbedienza al superiore del monastero, Suor Piera del fu Piero della Vettola, di vivere secondo la regola dell'Ordine Cistercense, entrano a far parte della nuova famiglia monacale le seguenti converse e oblate dell'ospedale di s.Osnello:

1 ) Inorata di Giovanni

2 ) Lucia di Matteo

3 ) Antonina di Cascina

4 ) Piera di Guido

5 ) Mattea di Fede

6 ) Bilia di Maestro Tommaso

7 ) Mattea di Maestro Tommaso [72]

 

Con una lettera di Dino, arcidiacono di Lucca e vicario generale dell'arcivescovado di Pisa Pietro, del 29 gennaio 1411 [73] , viene confermata e ratificata l'unione dell'ospedale di s.Osnello di carraia Gonnelle, e dei beni del medesimo, con il monastero di s.Bernardo, conformemente alla citata bolla di papa Bonifacio IX del 1400. In questa lettera si specifica che il detto monastero deve pagare all'arcivescoco pisano, in risarcimento di tale unione, 21 soldi di moneta usuale.

Concludendo, potremmo dire che pur restando l'ospedale d'Osnello di Pistoia il centro vitale e organizzativo dell'ospizio pisano, quest'ultimo ha acquistato nel corso del sec. XIV una certa autonomia; ma, a mio avviso, un altro dato da sottolineare che la succursale pisana dell'ospizio pistoiese pare un fatto assai importante culturalmente. Facciamo infatti notare in proposito l'udo della moneta pisana negli affari dell'ente pistoiese e le caratteristiche costruttive e formali della chiesa dell'ospedale d'Osnello nel pistoiese, che richiamano alcune linee delle chiese pisane [74] .

[il testo continua con la descrizione del patrimonio fondiario dell'ospedale d'Osnello di Pisa, che estendendosi su un'area considerevole sono elencati i suoi possedimenti raggruppandoli topograficamente e all'interno in ordine cronologico; in primo luogo in Pisa e suburbio, quindi della sponda sinistra del Valdarno pisano con le zone limitrofe, poi della sponda destra; seguono con la Val d'Era, la valle inferiore del Serchio e infine le localit non identificabili].

[..].

 

 

 

 

 

X

OSPEDALE DI S.ANDREA IN CHINZICA

O DI CASAINVILLA

 

L'ospedale di s.Andrea in Chinzica menzionato per la prima volta in una carta del 15 marzo 1131 [75] : Bernardo rector hospitalis Sancti Andree in Casainvilla testimone ad un lascito disposto da Martino, figlio del fu Pietro, in favore della moglie Massaia. L'ospedale sorgeva nel quartiere di Chinzica, vicina alla chiesa dedicata ai ss.Andrea e Vincenzo, fondata dai fratelli Signoretto e Bono, su un terreno di loro propriet, in luogo detto Cartangula.

Nell'atto di fondazione della chiesa, del 3 ottobre 1095 [76] , Signoretto e Bono si riservano il diritto di eleggere il rettore. Nel 1117 [77] i patroni la donano a Rinaldo abate del monastero di s.Vittore di Marsiglia e ai suoi monaci, cedendo anche il diritto di elezione del rettore. Dalla vita di s.Ranieri apprendiamo che quivi era stata seppellita sua madre e che il santo spesso vi si recava a pregare [78] . Una carta del 24 aprile 1222 [79] riferisce alcune notizie sommarie su una causa tra la chiesa di s.Martino e il conventus di s.Andrea detto in Casainvilla. Si ha qui la primma allusione ad un conventus di s.Andrea nel quale vive una comunit di monaci composta  da sei membri, i domini: Raimondo, Andrea, Durante, Pietro, Buonaccorso e Guglielmo. Nella causa, i cui termini sono ignoti, il conventus Sancti Andrea in Casainvilla rappresentato dal sindaco Raimondo, al quale viene ingiunto di presentarsi il 28 aprile a rispondere a proposito della vertenza della chiesa di s.Martino, con l'obbligo di presentare i libelli. L'ingiunzione proviene dal cappellano di s.Cristoforo in Chinzica maestro Corso, a ci delegato dai canonici  di Pistoia, domini Giuliano e Stuffaldo, incaricati dal papa di risolvere la controversia. Ignoriamo tuttavia che essa sia stata risolta.

Ritornando all'ospedale dopo la prima attestazione del 1131, una cartula iudicati del 24 novembre 1154 [80] menziona come maiores et rectores dell'ospedale di s.Andrea Leone e Landolfo che ricevono da Gherardo conte dei Gherardeschi', figlio del fu Gerardo, a favore dell'ospedale, un prato di 5 moggi posto ad Aiola, vicino ad un altro prato precedentemente dato dal suddetto Gerardo e dal fratello Ranieri all'ospedale stesso. Il 12 agosto 1158 [81] i due fratelli confermano quanto gi donato in data 24 novembre 1154 [82] . Il 3 ottobre 1235 [83] , Ricovero ospitalario dell'ospedale di carraia di s.Andrealoca a Jacopo Burrogno di Foriporta, per conto dell'ospedale, un pezzo di terra posto in Orticaia al prezzo di 20 lire ogni cinque anni. Da un atto del 27 febbraio 1253 [84] apprendiamo che Bonaccorso ospitalario e rettore hospitalis carraia Sancti Andree de Chinthica. Il 9 aprile 1256 [85] Gherardo di Vallecchia, del fu Ugolino, ospitalario dell'ospedale della carraia di s.Andrea in Chinzica, costituisce suo procuratore Bartolomeo, chierico e sindaco della chiesa di s.Maria Maggiore di Pisa, per la causa con benestante pievano della pieve di Orciano Non siamo a conoscenza dei temi di questa causa.

La bolla di papa Alessandro IV del 1257 che sopprime gli ospedali della citt di Pisa, i cui beni devono, passare all'ospedale Nuovo [86] risparmia gli ospedali di pertinenza della Cattedrale pisana: exceptis hospitalibus pisani capitoli tam virorum, quam mulierum tam in capite quam in membris et hospitali de Rinonico pisane Diocesis plebatu Cascine, et toto hospitali posito Pisis Kinthice in carraia Sancti Andree de Caseinvilia, medietas cuius pertinent ad pisanam archiepiscopatum, et alia medietas a dictum pisanum capitulum. Quindi, almeno nel 1257, l'ospedale di s.Andrea era di pertinenza per met dell'arcivescovo di Pisa e per met della canonica della chiesa Maggiore, che certamente vi eleggevano il rettore; i documenti di cui siamo in possesso non ci permettono per di fare considerazioni sulla gestione dell'ospizio, prima di tale data, e sui rapporti con i monaci dell'attiguo convento di s.Andrea. Certamente per l'ospedale di s.Andrea in Chinzica era retto da un proprio rettore e aveva un proprio patrimonio amministrativo, come si visto da donazioni a favore dell'ente e, come vedremo, da concessioni in livello di terreni di propriet dell'ospedale, dal proprio ospitalario.

Questo ospedale anche ricordato nell'elenco degli ospizi pisani del 1277 [87] . Dagli Statuti pisani del 1278 [88] apprendiamo che in quell'anno era ospitalario di s.Andrea Bartholomeo de Cremona, il quale figura fra i testimoni dell'atto di ampliamento del cimitero dell'Opera di s.Maria Maggiore. Nel 1292 rammentato, nell'elenco delle chiese, monasteri e ospedali della citt di Pisa, hospitali de Casainvilia [89] . Il 17 aprile 1304 [90] Oddonisio, ospitalario dell'ospedale di s.Andrea, per l'interesse del detto ospedale, d a livello a Jacopo del fu Tommaso e a Ildebrandino, detto Bandino, un pezzo di terra posto nella cappella di s.Andrea per il censo annuo di 7 soldi e 4 denari di moneta pisana. L'atto redatto in Chinzica presso l'ospedale ed ha come testimone un certo Bartolo, gi ospitalario di s.Andrea. L'hospitale Casainvilia rammentato anche nell'elenco di ospedali pisani del sec. XIV [91] .

L'elenco degli ospedali pisani del 1305-1312 [92] , redatto da prete Giovanni, regista per l'ospedale domini Odoricii lectos XIIII pro infirmis fornitos, evidentemente si tratta del nosocomio dell'ospitalario Oddonisio, rammentato nella carta precedente, cio s.Andrea in Chinzica. Conferma ulteriore l'ordine topografico dell'elenco: infatti preceduto dall'ospedale di s.Spirito e seguito da quello di s.Martino. Un altro elenco del 1312 [93] assegna per all'ospedale Odoriscio 13 letti.

Nell'elenco n. 7 del 1401 lo Spedale del Caseinvilia viene esentato da tasse per lire 9,3 [94] .

Per un manoscritto anonimodel 1797, non si sa l'epoca precisa, l'ospedale del Beato Domenico Vernagalli unito a quello di s.Andrea in Chinzica e nel 1436 fu questo spedale traslato in Cappella di s.Maria Maggiore, ove esisteva uno spedale presso la chiesa di s.Giorgio [95] .

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XXIV

OSPEDALE DI S.CROCE DE FAUCIBUS ARNI

 

 

            L'ospedale di s.Croce de faucibus Arni menzionato per la prima volta in una carta del 23 agosto 1197 [96] .

Sorgeva vicino all'omonima chiesa, rammentata per la prima volta il 4 giugno 1164 [97] : ecclesie Sancte Crucis de faucibus Arni.

            Alla direzione dell'ospedale preposto, nel 1197 [98] , un certo Vecchio ospitalario e rettore hospitalis Sancte Crucis de faucibus Arni, che compra per conto dell'ospedale, da Gaetano del fu Pellegrino, un pezzo di terra posto a Ripa d'Arno, vicino alla chiesa di s.Giovanni dei Gaetani, per il prezzo di 10 soldi di buoni denari pisani.

            Da una carta del 17 gennaio 1205 [99] risulta che Rustico, figlio di Sigerio, contemporaneamente rector ecclesie et hospitalis Sancte Crucis de faucibus Arni. Ci lascia supporre che l'ospedale della chiesa di s.Croce fosse una dipendenza della stessa chiesa.Inoltre per conto della chiesa  e dell'ospedale Rustico compra nel 1205, da Gontulino del fu Lamberto e da suo figlio Bonaccorso, un pezzo di terra nel luogo detto carraia Signorecti, per 26 lire di denari pisani. Questo acquisto, pro ecclesia et hospitali, non significa per che i patrimoni dei due enti sono uniti. Infatti il 27 novembre 1210 [100] , Quintello del fu Benento d'Usmaccio permuta con il sopraddetto Rustico, rettore e amministratore della chiesa e dell'ospizio di s.Croce della foce d'Arno, che riceve per detta chiesa, un pezzo di terra posto nella parrocchia di s.Giovanni dei Gaetani, con quattro pezzi di terra della chiesa posti in Chinzica. Quindi l'ospedale appare come una dipendenza della chiesa di s.Croce, amministrato in alcuni periodi dallo stesso rettore della chiesa, ma con un proprio patrimonio distinto da quello della omonima chiesa. Questa distinzione ancora pi evidente nella carta del 3 febbraio 1212 [101] con cui Metello del fu Fornario dona all'ospedale di s.Croce a foce d'Arno e, per esso, al rettore spedalingo Falcone, un pezzo di terra posto presso l'ospedale.

            Da un atto del 19 settembre 1212 [102] apprendiamo che l'ospizio aveva dei conversi: Insegna del del fu Bertramo dichiara che da 6 anni converso di detto ospedale, e nomina Falcone, rettore spedalingo dell'ospedale di s.Croce a foce d'Arno, procuratore di tutti i beni che possiede nella citt di Pisa.

            L'ultima notizia di questo ospedale in un lodo del 18 aprile 1120 [103] nel quale presente un Villano rettore della chiesa e ospedale di s.Croce a foce d'Arno.

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XXVII

OSPEDALE DI SANTO SPIRITO

 

 

            Hospitale Sancti Spiritus positum Pisis ex parte Chinthice propre ecclesiam Sancti Martini, in Guatholungo, non longe a muris civitatis viene fondato il 25 ottobre 1191 [104] dai fratelli Lotterio e Grotto, figli del fu Lamberto, su un terreno di loro propriet (in territorio suo) con casa, pozzo, pergola, orto e molti alberi. I confini di questo terreno sono a meridie in publica carraia de Guatholungo, terra monasterii Sancte Andree de Casinvilia, ab oriente in terra Bone Alessandri, in terra casa et orto Bernardi et Rogerii germani filii quondam Johannis Taliabrasche, ubi quidam murus est communis. All'atto della fondazione i due fratelli dotano l'ospizio con tutte le loro propriet e stabiliscono che questi loro averi siano deputate ad servitium pauperum, ut ibi pauperes, infirmi, debiles et hospites, miserabiles persone in hospitio recipiantur et reficiantur, con severo divieto che le propriet donate, vengano adibite ad usi e negozi secolari. I due fondatori si riservarono di poter abitare nell'ospizio col diritto di vitto, alloggio e vestiti, per s e i loro servi, ma soprattutto da sottolineare che si riservano il diritto di patronato, col governo e l'amministrazione dell'ospedale in ogni suo affare, oltre al diritto di procedere all'elezione delle persone che devono, in loro vece, habere regimen ipsius hospitalis; questi ultimi, a loro volta, devono eleggere i propri successori. Infine l'atto di fondazione stabilisce che nomen est hospitale: Sancti Spiritus.

            Il primo documento, che si riferisce all'ospedale, dopo l'atto di fondazione del 1191, un diploma arcivescovile del 23 gennaio 1204 [105] , indirizzato al priore di s.Martino, Simone, e forse da questo stesso sollecitato. Con questo atto l'arcivescovo Ubaldo Lanfranchi, pur riconoscendo l'ospedale di Santo Spirito, nello stesso tempo intende tutelare i diritti parrocchiali delle chiese di s.Martino, precisando che a detta chiesa spetti la libera sepoltura di uomini e donne, bambini e adulti, stranieri e dimoranti nell'ospedale quod dicitur Sancti Spiritus et est positum in Kinthica in parrocchia ecclesie Sancti Martini. L'arcivescovo aggiunge inoltre il divieto , per chiunque di costruire oratori o chiese nisi de licentia prioris Sancti Martini et fratrum (sic!) omnium, con chiaro riferimento al rettore dell'ospedale di s.Spirito, precisando che i dirigendi di questo ospizio, sia sani che malati, devono divina audire ufficia in s.Martino e qui ricevere i sacramenti. Comunque, fermo restando i diritti parrocchiali di s.Martino, l'ospedale funziona autonomamente e il rettore l'unica autorit all'interno dell'istituzione, dato che solo a lui spettano l'amministrazione e il governo dell'ospizio. Questa indipendenza infatti, viene ribadita dallo stesso documento del 1204 [106] : ut nulli omnino persone, sive hospitalario, rectori vel administratori eiusdem loci seu aliis, liceat ipsus hospitale alicui loco vel persone subponere, nisi eiusdem loci hospitalarius, rector sive administrator ecclesie Sancti Martini sub ponere voluerit. Tuttavia il diploma arcivescovile, puntualizza che colui che viene eletto come hospitalarius sive rector vel administrator hospitalis Sancti Spiritus debba prestare giuramento nelle mani del priore dei canonici di s.Martino, entro un mese, post institutionem factam vel administrationem receptam, permettendo di osservare tutte le norme stabilite a riguardo dei diritti della parrocchia di s.Martino. In caso di inadempienza, l'ospedale sarebbe stato posto in potestate et dominio prioris ecclesie s.Martini et suorum fratrum (sic!). Il 29 marzo 1207 [107] , appena tre anni dopo il primo documento arcivescovile, il primate della Chiesa pisana nuovamente, forse ancora su richiesta del priore di s.Martino Simone, intervenne nei rapporti tra l'ospedale di s.Spirito e la canonica di s.Martino, confermando a quest'ultima tutto quanto stabilito con la precedente bolla del 1204 [108] , ma riducendo a soli otto giorni il periodo entro il quale doveva essere prestato il giuramento al priore di s.Martino da parte dell'ospitalario di s.Spirito. L'arcivescovo riconferma ancora una volta i diritti parrocchiali della chiesa nella cui giurisdizione sorge l'ospedale di Santo Spirito, con l'obbligo per gli ospiti dell'ospizio di ricevere i sacramenti in s.Martino, insieme all'obbligo di sepoltura e al divieto di costruzioni di luoghi per il culto. L'ospedale d'altra parte ottiene la conferma della piena autonomia amministrativa e patrimoniale. In conclusione, le due bolle dell'arcivescovo di Pisa Ubaldo non sono altro che una precisazione dei diritti parrocchiali di s.Martino e un riconoscimento sostanziale dell'autonomia dell'ospedale di s.Spirito. Il 31 marzo 1210 [109] l'arcivescovo Lotario, succeduto a Ubaldo alla guida della chiesa pisana, conferma alla canonica di s.Martino tutte le disposizioni dei suoi predecessori in materia di diritti parrocchiali. Il 12 maggio 1220 [110] anche l'arcivescovo Vitale, che succede a Lotario, conferma quanto gi stabilito dai suoi predecessori riguardo ai rapporti tra la canonica di s.Martino e l'ospedale di Santo Spirito. Il 16 settembre 1250 [111] frate Davino, hospitalarius, rector vel administrator et custos dell'ospedale di s.Spirito, giura di osservare le norme stabilite dai privilegi vescovili di Ubaldo, Lotario e Vitale. Il giuramento, come stabilivano i documenti vescovili, viene fatto nelle mani del priore della canonica di s.Martino, nel chiostro della canonica ex parte dormitorii, in presenza di testimoni, cio di Bellomo, canonico della pieve di Cascina, di Ormanno, diacono di s.Martino e di Guglielmo, anch'esso Diacono di s.Martino. Al giuramento di frate Davino segue, nella stessa carta, il privilegio di vitale trascritto per intero [112] . Il 20 agosto 1275 [113] , anche Federico Visconti, succeduto a Vitale alla cattedra della diocesi pisana, conferma i privilegi gi concessi dai suoi predecessori alla parrocchia di s.Martino sull'ospedale di s.Spirito. Rifacendosi esplicitamente alle bolle di Ubaldo, Lotario e Vitale, egli si limita a riaffermare i diritti parrocchiali di s.Martino nei confronti dell'ospedale di s.Spirito, senza aggiungere alcun elemento di novit. Il fatto che a questa data sia ancora attestato l'ospedale di s.Spirito significa che esso ha evaso il provvedimento di unione con l'ospedale Nuovo del 1257 di papa Alessandro IV [114] .

Il 21 novembre 1279 [115] , l'arcivescovo di Pisa concede ai rettori et fratrum hospitalis Sancti Spiritus Trovatellorum pisanorum di poter recarsi in Sardegna pro questu gerendo ad opus hospitalis supradicti, forse a causa della povert cui sono costretti i suoi ospiti pro eius indigentia. In seguito a tale provvedimento il 21 novembre 1280 [116] frate Bando, converso dell'ospedale di s.Spirito, viene inviato, a vantaggio dell'ospedale, a questuare nell'isola di Sardegna.

Nel 1286 [117] il Comune di Pisa delibera l'assegnazione di un contributo annuo di 15 lire per i trovatelli di s.Spirito. La delibera un esplicito riconoscimento, del Governo della citt, dell'importanza che l'ente svolge a favore dei bambini abbandonati che dovevano essere non pochi: lo si pu dedurre sia dal valore del contributo assegnato, sia dal fatto che un ugual importo la delibera lo destina anche all'ospedale dei trovatelli di s.Domenico.

Il 3 settembre 1287 [118] Upetino, detto Goito vinaio, della parrocchia di s.Cassiano, lascia per testamento a diversi enti ecclesiastici, tra cui et trovatellis Sancti Spiritus et trovatelli Sancti Dominici, la quinta parte di un campo posto a Gello e misurante 40 staia. In seguito alcuni conventi beneficiari di detta donazione, tra i quali s.Francesco, s.Caterina e s.Michele in Borgo, vendono all'ospedale dei trovatelli di s.Spirito le loro parti di questo terreno, ciascuno per il pezzo di 38 soldi e 4 denari. Anche Jacopo detto Puccio da Classo, col suo testamento del 24 aprile 1293 [119] , dona all'ospedale di s.Spirito per i trovatelli 20 soldi.

Alla fine del secolo XIII l'istituzione ospedaliera vivacchiava, tanto che il 26 luglio 1295 [120] l'arcivescovo di Pisa Ruggero II, vedendo l'ospedale ridursi in povert, con una lettera pastorale invita tutti i cittadini pisani a collaborare con elemosine affinch questo ospizio non perisca per mancanza di fondi. Prete Giovanni, nel 1305, afferma che l'Hospitali Sancti Spiritus lectos – fornitos – XII [121] .

Il 3 novembre 1315 [122] , fra Bindo del fu Ugolino del Turchio, dell'Ordine della Milizia della Beata Vergine Maria, dona 40 denari pisani all'ospedale dei trovatelli di s.Spirito di Pisa. Da un diploma arcivescovile del 1 ottobre 1323 [123] risulta che l'arcivescovo Simone Saltarelli unisce l'ospedale di s.Domenico in via Calcesana a quello di s.Spirito, desiderando che gli ospedali pisani siano autosufficienti per offrire una buona assistenza ai degenti. Questa decisione segue la costatazione di deficenze finanziarie dell'ospedale dei trovatelli di s.Domenico in via Calcesana. Il provvedimento, per, non stato attuato, infatti l'ospedale della via Calcesana [124] continua funzionare in modo autonomo, cos come questo di s.Spirito. Ne prova una donazione del 17 luglio 1338 [125] che assegna separatamente Trovatellis Sancto Dominici Pisanae civitatis libras decem, et trovatelli Sancti Spiritus Pisanae civitatis libras decem. Ulteriore conferma si trova in una carta posteriore al 1345 [126] quando Ranieri da Pettori maestro e ospitalario dell'ospedale dei trovatelli di s.Spirito in esecuzione di una sentenza del 1345 d a Giovanni Guido d'Anseno alcuni beni. Ancora l'elenco di ospedali pisani del 1401 rammenta entrambi gli ospizi: Spedale di S. Spirito dei Trovatelli della Porta S. Marco in Chinzica e Spedale di S. Domenico dei Trovatelli posto nella via Calcesana [127] : questo dimostra che i due ospizi non si sono mai uniti, almeno nel corso del sec. XIV, e che entrambi sono stati risparmiati dal decreto di soppressione del 1257 di Alessandro IV per l'ospedale Nuovo [128] . Da un atto del 14 settembre, del 1414 [129] si ha notizia che l'ospedale di s.Spirito unito a quello della Pace.

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XLVII

OSPEDALE PER I SACERDOTI POVERI

O DEL CANONICO GIOVANNI DEL FU RECUPERO

 

 

            Un ospedale ut ospitantur ibi sacerdotes pauperes fu costruito da Giovanni del fu Recupero, canonico della chiesa Primaziale di Pisa e rettore della parrocchia di s.Lorenzo in Chinzica, alcuni anni prima del 1345.

            Nel testamento, del 12 giugno 1345 [130] , il canonico Giovanni rinuncia a favore dell'ospedale a iura qualibet mihi concessa per venerabilem dominum fratrem Simonem olim archiepiscopum pisanum; stabilisce inoltre che sia amministrato da un rector qui sit sacerdos e che, in questo ospedale, siano ospitati soltanto sacerdoti poveri peregrinanti. Si pu pensare che il responsabile del nosocomio venisse nominato dall'arcivescovo di Pisa: lo lascia supporre la carica di rettore riservata ad un sacerdos, e che la specificit di questa istituzione, riservato ai sacerdoti poveri.

            Il testamento stabilisce che alla morte del fondatore, per, il rettore dovr essere scelto in una rosa di nomi presentata: dagli uomini della Misericordia [131] di Pisa, da Tinuccio di Lemmi de Roca, da Michele del Lente cancelliere del popolo pisano e da donna Tora di Bonifazio conte di Donoratico affinch l'ospedale sia governato da un sacerdote buono e capace.

            Il Sainati non sa dove fosse ubicato n quando viene soppresso [132] . Noi crediamo che dovesse sorgere non lontano dalla chiesa di s.Lorenzo in Chinzica, nella quale il canonico Giovanni officiava come rettore.

 

 

 

 

 

 

 

 

XXXVI

OSPEDALE DI CANUTO

 

 

            Riesce difficile spiegare l'etimologia del nome di Canuto e le motivazioni che hanno portato a titolare questo ospedale con tale denominazione. Il Feroci pensa che sia stato dedicato al santo scandinavo Canuto la cui festa liturgica celebrata il 19 gennaio [133] . Questa tesi, per, non pu essere accertata perch i documenti che la riguardano non la titolano ospedale di s.Canuto, ma, semplicemente: Spedali Canuti. pi probabile che tale denominazione gli derivi dal nome del benefattore che ha fondato questo xenocomio [134] .

            L'ospedale sorgeva nei pressi della chiesa di s.Martino, nel quartiere di Chinzica, a poche decine di metri dalla chiesa di s.Cristoforo [135] . Era stato destinato ad essere assorbito dall'ospedale Nuovo nel 1257 in conseguenza alla precettazione di papa Alessandro IV con la bolla pontificia del 12 settembre 1257 [136] . Il 7 settembre 1258 [137] lo stesso papa conferma al maestro e ai frati dell'ospedale Nuovo l'unione dell'ospedale di Canuto posto vicino alla chiesa di s.Cristoforo.

            Sembra, per, che la soppressione non sia avvenuta. Nel 1305 infatti esiste ancora e continua a funzionare, perch prete Giovanni nella sua recensione dei posti letto degli ospedali pisani attribuisce all'hospitali Canuti lectos VI [138] . Dal modesto numero di letti sembra che l'ospizio fosse di modesta importanza nell'organizzazione assistenziale della citt nel basso Medioevo. Data la scarsit di notizie, non sappiamo se ospitava soltanto poveri o pellegrini o anche malati [139] .

 

 

 

 

 

XXVI

OSPEDALE DI S. GIOVANNI GEROSOLIMITANO

 

            L'ospedale di s.Giovanni di carraia Gonnelle a parere del Bonaini [140] , viene edificato poco dopo la prima crociata (1095) vicino alla chiesa e monastero omonimo, appartenente alla congregazione Gerosolimitana.

La prima attestazione dell'ospedale in una carta, del 3 dicembre 1207 [141] relativa ad una disputa giudiziaria tra Graziano prior et rector hospitalis S.Johannis et S.Sepulcri e l'ospedale di Osnello per ottenerne il controllo. La sentenza ribad, due anni dopo, l'indipendenza di Osnello [142] .

L'ospedale, la chiesa e il monastero sorgevano, come vedremo, nella carraia Gonnelle attuale via Pietro Gori, ortogonale alla carraia Maggiore (attuale via s.Martino) a sud, e quindi si trovava a pochi passi dall'ospedale di s.Sepolcro e da quello di Osnello.

La chiesa di s.Giovanni attestata per la prima volta nello stesso documento che menziona l'ospedale: il 13 dicembre 1207, ma risalente probabilmente ad un ventennio prima e dedicata, forse, a s.Salvatore [143] .

In questo monastero s.Ubaldesca pisana, verso il 1160, entr come oblata e condusse una vita di penitenza e di assistenza alle monache inferme e non ai ricoverati nell'ospedale, come da alcuni le viene attribuito, perch quasi sicuramente non ancora edificato. Mor il 28 maggio 1205. Da una attenta lettura della biografia della santa [144] pare che il monastero, al tempo di Ubaldesca, seguisse la regola benedettina e fosse in declino. A parere della Ceccarelli o della Garzella [145] probabile che su questa comunit monastica si sia inatteso il ramo femminile degli Ospitalieri della sede pisana di s.Sepolcro, che pass alle dipendenze del Priorato gerosolimitano negli ultimi anni di vita della santa. Fu dunque in questo periodo che il monastero istitu l'hospitale mulierum dedicato a s.Giovanni inizialmente sottoposto, come attesta il documento del 13 dicembre 1207 [146] , al priore e rettore dell'ospedale di s.Sepolcro, pi tardi con una propria individualit. La prima attestazione di governo autonomo dell'ente assistenziale del 15 maggio 1240 [147] quando Oringa rectrix hospitale mulierum entra in possesso di alcuni beni pro ipso hospitalis.

La vicinanza degli ospedali di s.Sepolcro e s.Giovanni con quello dell'Osnello, e certamente anche il crescente prestigio e potere della Prioria degli Ospitalieri, cre tra i nosocomi, rapporti tormentati a causa di rivalit e concorrenza.

Nel 1235 infatti il sindaco dell'ospedale d'Osnello chiede la soggezione e l'obbedienza dell'ospedale gerosolimitano verso il suo; l'arbitro che dirime la vertenza, il priore di s.Pietro in in Vincoli di Pisa, evidentemente parteggiante per l'ospedale di s.Giovanni, il 20 novembre 1235 [148] , va oltre le richieste di Conforto, sindaco dell'Ospedale di Osnello, e dichiara il contrario: che l'ospedale d'Osnello deve obbedienza a quello di s.Giovanni. da un atto del 2 dicembre 1250 [149] sappiamo che Oringa hospitalaria et rectrix hospitalis S.Johannis pauperum mulierum carrarie Gonnelle; divide con Carsedonio, spedalingo e rettore dell'ospedale d'Osnello, un pezzo di terra, posto in localit carraia di S. Giusto, lasciata per testameto ad entrambi le istituzioni da Alderotto da Massa. Nel 1266 per la divisione prevista dal testamento non ancora stata fatta; anzi, come risulta da una carta del 27 luglio 1266 [150] , anche i monaci del monastero di s.Pantaleone di Lucca protestano che una parte del terreno della donazione del 2 dicembre 1250, aspetti al suddetto monastero.

Il giudice Boccio, per risolvere i contrasti vertenti tra dette parti a motivo del pezzo di terra, ordina che due parti del suddetto terreno spettino agli ospedali di s.Osnello e s.Giovanni, e che la terza parte del medesimo vada al monastero di s.Pantaleone, il quale per viene multato di lire 4 da pagare ai procuratori dei due ospedali. Il 26 gennaio 1267 [151] Bernardo, procuratore del monastero di s.Pantaleone di Lucca, vende per detto monastero a Giulia, spedalinga dell'ospedale di s.Giovanni carraia Gonnelle, il pezzo di terra toccatogli a seguito della sentenza del 27 luglio 1266, per il prezzo di 41 lire, soldi 10 e denari 6 di moneta minuta pisana. Il 2 luglio 1272 Sarto del fu Migliori di Empoli fa testamento e tra l'altro dispone hospitali Sancti Johannis mulierum de carraia Gonnelle solidos C [152] . Dai documenti finora esaminati possiamo dire che l'ospedale di s.Giovanni un ospizio per ricoverare donne povere, che retto da persone di sesso femminile e ha un proprio patrimonio distinto da quello del vicino monastero. Gli Statuti pisani del 1286 assegnano Hospitali Sancti Johannis et Sancti Osnelli de carraia Gonnelle libras viginti [153] .

Dal testamento di Jacopo, detto Puccio de Classo, del 24 aprile 1293 [154] , risulta che dona 20 soldi all'ospedale di s.Giovanni carraia Gonnelle. Un'altra donazione agli ospedali di Osnello e s.Giovanni in una carta del 21 maggio 1294 [155] : Marignano della Verdura, della cappella di s.Andrea in Chinzica, dona agli ospedali di s.Onello e s.Giovanni un pezzo di terra lavorativa posta nei confini di Macerata alla fossa Nuova da dividere in parti uguali.

Dall'elenco di prete Giovanni del 1305 risulta che Hospitali Johannis carrarie Gonnelle lectos VI (fornitos) [156] . Bartolomea il nome dell'ultima rettrice dell'ospedale di s.Giovanni di cui siamo a conoscenza. Con una carta del 26 luglio 1320 [157] Ugolino detto Nino di Rinonichi del fu Jacopo a Bonaventura sua moglie, figlia di Puccio d'Orsello, e Ugolinetta madre del suddetto Ugolino offrono se medesimi e si commettono oblati nell'ospedale delle donne di carraia Gonnelle dell'ordine di s.Giovanni Battista Gerosolimitano nelle mani di Bartolomea rettrice del detto ospedale, alla quale danno tutti i loro averi. Da questo documento deduciamo che oltre alle converse ci sono anche conversi che lavorano per l'ospizio, i quali osservano, ovviamente, la regola dell'ordine Gerosolimitano.

L' hospitale Sancti Johannis de carraria Gonnelle rammentato nell'elenco degli ospedali pisani del secolo XIV [158] . Nel 1401 il Comune di Pisa esenta da tasse lo spedale S. Giovanni della carraria Gonnelle per lire 10 [159] . Nel 1810 l'ospedale fu soppresso [160] .

 

 

 

 

 

 

 

XX

OSPEDALE DI S. SEPOLCRO

 

 

L'ospedale di s.Sepolcro menzionato per la prima volta in una carta del 28 maggio 1181 [161] , quando Guidone da Fasciano dona all'hospitali Sancti Sepulcri de Pisa un pezzo di terra posto in localit Petralba. L'edificio ospedaliero, formato da una grande aula a capanna con una bifora sul frontone e un ampio uscio, oggi ancora esistente utilizzato come negozio e magazzino. ubicato vicino all'omonima chiesa (lato sud) tra il lungarno Galilei e via s.Martino, nel quartiere di Chinzica.

La chiesa di s.Sepolcro attestata dal 1138 [162] .

L'ospedale e la chiesa appatenevano all'Ospitalieri di s.Giovanni di Gerusalemme [163] . Il nosocomio dava ospitalit, come previsto dalle costutuzioni giovannite, ai peregrini in partenza da Pisa, importante porto di transito per la Terra Santa. Il Priorato degli Ospitalieri di Pisa nacque durante il XII secolo. La prima attestazione di istituzioni giovannite in Pisa la bolla di Pasquale II del 15 febbraio 1113 [164] con le quali il papa formalizzava la nascita dell'Ordine di s.Giovanni di Gerusalemme. Nel documento sono elencati 7 possedimenti di cui uno in Pisa. Le fonti pisane consentono di identificare il possedimento con la chiesa e l'ospedale di s.Sepolcro, solo apartire dalla met del XII secolo, attraverso un privilegio perduto databile al 1126: Privilegium hospitalis Sancti Sepulcri de Kinthyca, riportato nel Constitutum usus del Comune del 1160 [165] . La Prioria pisana dei Gerosolimitani acquisisce, in poco meno di un secolo, una dimensione sovracittadina con acquisizioni e donazioni che l'Ordine ottiene in Toscana. Purtroppo difficile ricostruire la sua puntuale diffusione sul territorio, a causa della perdita dell'archivio medievale dell'ente, ma le testimonianze che restano sono sufficienti per provarne il rilievo regionale [166] . La prima attestazione del 1173 con l'acquisizione della chiesa in Val Montone con beni e privilegi e la sicura dipendenza dell'ospedale di s.Leonardo di Siena, seguono nel 1191 l'ospedale, e tutte le propriet, del ponte sul torrente Staggia a Poggibonsi, nel XII secolo gli ospedali di s.Alluccio alle porte di Pescia e quello di s.Leonardo sulle rive del fiume Frigido vicino Massa [167] , tutte istituzioni assistenziali poste su importanti assi viari medievali.

Tornando all'ospedale di s.Sepolcro, nelle vicinanze sorgevano altri importanti nosocomi pisani: Canuto, s.Giovanni Gerosolimitano, gestito dal ramo femminile degli Ospitalieri, attestato dal 13 dicembre 1207 [168] e Osnello, tutti posti, con l'ospedale di s.Martino in Chinzica, in prossimit dell'attuale via s.Martino che costituiva il principale asse viario di collegamento tra Pisa e il Valdarno, fino a Firenze, e verso Sud-Ovest con Porto Pisano [169] . I rapporti tra le istituzioni ospedaliere d'Osnello e di s,Giovanni Gerosolimitano e s.Sepolcro, dalla fine del XII secolo alla met del XIII non furono del tutto pacifici a causa di rivalit e concorrenze tra loro. Il 23 gennaio 1194 [170] insorge una vertanza fra Osnello rettore di s.Maria di Dochio e prete Nicola sindaco dell'ospedale di s.Sepolcro, circa il possesso di una casa posta in Pisa carraia que dicitur Minutuli prope ecclesiam Sancti Cristofori. La causa si trascina per parecchio tempo e le dispute tra le due istituzioni non dovevano mancare. La sentenza proferita il 1 agosto 1194 [171] , da due delegati di Celestino III, cio maestro Bernardo e Ildebrando canonici della Chiesa di Pisa, a proposito della vertenza del 1194, riconosce pienamente i diritti dell'ospedale di Osnello, limitandosi ad assolvere prete Nicola dalle spese processuali. Una carta del 13 dicembre 1208 [172] ci descrive novi contrasti tra l'istituzione ospedaliera d'Osnello e quella di s.Sepolcro. Quest'ultima avanza altre  rivendicazioni sull'ospedale d'Osnello, questa volta non pi di tipo patrimoniale ma di egemonia e comodato. La vertenza, dunque, passata dal piano patrimoniale a quello istituzionale e giuridico. Il 27 giugno 1210 [173] l'arcivescovo di Pisa Lotario, e l'arciprete della cattedrale, nominati da papa Innocenzio III arbitri di questa vertenza, stabiliscono che il priore di s.Sepolcro non abbia alcuna autorit sull'ospedale d'Osnello, il quale ha piena autonomia nell'elezione del rettore e nell'amministrazione dei propri beni. Nel 1234 [174] registriamo contrasti tra l'ospedale di s.Giovanni Gerosolimitano e l'Ospedale di Osnello, il quale chiede soggezione e obbedienza al rettore dell'ospedale di s.Giovanni. Il priore di s.Pietro in Vincoli di Pisa, arbitro di questa vertenza, il 20 novembre 1235 [175] dichiara, addirittura, che l'ospedale d'Osnello deve obbedienza al rettore di s.Giovanni.

La sentenza non ebbe effetto, perch gi nel 1235 [176] l'ospitaliere d'Osnello ha piena indipendenza. Situazione confermata da altre carte.

Ci sono state tra queste istituzioni ospedaliere, altre contese anche nel corso del secolo XIII. In un documento del 16 settembre 1255 [177] troviamo esplicito riferimento alla dipendenza dell'ospedale di s.Sepolcro di Pisa da quello di Osnello. Non abbiamo, per, altre testimonianze in proposito perci non siamo sicuri di questa dipendenza.

Prete Giovanni, nel 1305, afferma che: Hospitali Sepulcri lectos XVIII fornitos [178] .

 

 

 

 

 

 

VIII

OSPEDALE DI S. MARTINO IN CHINZICA

 

            L'ospedale della chiesa di s.Martino in Chinzica menzionato per la prima volta in una cartula donationis del 24 giugno 1103 [179] : Rustica, vedova di Contulino e figlia di Manno, con il consenso di Ildebrando causidico suo mundualdo, dona alla chiesa di s.Martino 4 pezzi di terra, uno psto in Chinzica, gli altri in localit a le Debbia, a patto che se la chiesa sar unita ad altre o patir ingiuria, tali beni passino in proprietate hospitalis ibidem positi. L'ospedale sorgeva, dunque, vicino alla chiesa di s.Martino, oggi ancora esistente, nel quartiere di Chinzica.

            Il pi antico documento che alluda con certezza alla chiesa di s.Martino in Chinzica , a parere della Ricci [180] , una charta donationis del 2 gennaio 1066 redatta: foras civitate Pisa, prope ecclesiam sancti Martini. Poich questa prima attestazione non specifica che si tratta di s.Martino in Chinzica, non possiamo affermare con certezza questa prima datazione. A nostro parere il primo documento che attesta sicuramente l'assistenza di s.martino in Chinzica del 20 febbraio 1067 [181] : un pezzo di terra posto in luogo ubi dicitur Vuattiolongo, qui uno capo tenet in terra de ecclesia Sancti Martini. Una donazione del 9 novembre 1073 [182] specifica che la chiesa di s.Martino posita in loco et finibus Chintica de illa parte fluvio Arno ed dedicata in nomine beati Sancti Martini cofessoris. Il 30 maggio 1135 [183] , papa Innocenzio III, con bolla diretta al priore e ai preti di s.Martino stabilisce che i religiosi che officiano la chiesa vivano in canonica secondo la regola di s.Agostino e accoglie questa chiesa sotto la protezione della Santa Sede.

            Ritornando all'ospedale, dopo la prima attestazione del 1103 abbiamo l'intitolazione completa in un breve recordationis del 6 marzo 1111 [184] : un lato di un pezzo di terra confinava infatti con terra hospitalis Sancti Martini. Altre volte invece lo troviamo menzionato solo come hospitale predicte ecclesie. L'ospedale forse stato edificato alcuni anni dopo la findazione della chiesa da cui si titola come ospizio per pellegrini e poveri perch sorgeva quasi all'ingresso della citt, sull'ultimo tratto dell'importante sse viario che proveniva da Firenze e, attraverso la bassa valle dell'Arno, sulla riva sinistra, nell'ultimo tratto si identificava con l'attuale via s.Martino che conduceva al ponte Vecchio o di Mezzo [185] . Il primo acquisto per l'ospedale viene fatto il 13 febbraio 1120 [186] da prete Martino, procuratore dell'ospizio, il quale compra da Sismondello, figlio del fu Pandolfo, un appezzamento di terra posto in luogo detto Piscina, per il prezzo di 15 soldi di denari lucchesi. Prete Martino, dunque, il primo procuratore dell'ospedale di s.Martino, di cui abbiamo notizia. Evidentemente egli amministra i beni dell'ospizio come capo dell'istituzione dipendente dalla vicina chiesa. L'esistenza della carica di procuratore a pochi anni di distanza dalla prima menzione dell'ospedale, ci fa supporre che, nonostante la dipendenza della chiesa, l'ospizio fosse fin dai primi anni dotato di un proprio patrimonio e di una propria amministrazione, come confermano i documenti del 24 giugno 1103 e del 13 febbraio 1148 [187] . Dopo Martino menzionato nel 1120, conosciamo un altro rector et procurator hospitalis ecclesie Sancti Martini, cio Guido, figlio del fu Rustico, che il 13 febbraio 1148 [188] , compra a favore dell'ospizio dal notaio Pietro Ciconia del fu Umberto e da sua moglie Giulia dei Da Scorno [189] un pezzo di terra con pergola, posto in Chinzica ubi dicitur carraia Minuccioli et prope prenominatam ecclesiam Sancti Martini [190] per il prezzo di 400 soldi di denaro lucchese. I rettori Martino e Guido, non essendo designati con alcun titolo clericale, sembrano essere dei laici. Il 4 marzo 1181 [191] Ugo, priore di s.Martino, acquista da Gennario del fu Corrado, che ha il consenso della moglie Berta del fu Rustico, un pezzo di terra posto ad via Romeam prope ecclesiam Sancti Justi al prezzo di 7 libbre e 10 soldi a vantaggio dell'ospedale, pro ipso hospitali. Evidentemente in questo momento la carica di rector hospitalis vacante e, poich l'ospedale una dipendenza della canonica di s.Martino, il priore della canonica regge anche la carica di rettore dell'ospizio. Il priore Ugo compare anche in una permuta del 23 marzo 1195 [192] : Salvino del fu Testa e suo fratello Boninsega, danno a Ugo, priore della chiesa di s.Martino in Chinzica, e a Pietro, rettore dell'ospedale di s.Martino, un pezzo di terra posto nella via Romea, vicino alla chiesa di s.Giusto, e ricevono in cambio dai suddetti priore e rettore due pezzi di terra posti in Chinzica. In quest'atto vediamo agire insieme il rettore dell'ospedale e il priore della chiesa da cui dipende l'ospizio. La dipendenza dello xenocomio dell'attigua canonica appare appare evidente in un atto del 23 febbraio 1234 [193] , da cui risulta rettore dell'ospedale un certo Falcone, converso della chiesa di s.Martino. Il 17 novembre 1244 [194] , dopo 17 anni di rettorato, Falcone con la moglie Oringa, rinunziano alla loro carica nelle mani di Gherardo priore di s.Martino, cui evidentemente spettava l'elezione del rettore, e poich risiedevano nella domus hospitalis si dichiarano disposti anche a cambiare residenza secondo il volere del priore. Il 24 agosto 1256 [195] Gherardo, priore di s.Martino, in presenza e col consenso di alcuni canonici della stessa chiesa elegge due sindaci, il canonico Alberto e il chierico Michele affinch rappresentino la canonica nelle eventuali liti col rettore dell'ospedale di s.Martino, Benetto. Evidentemente i rapporti tra le due istituzioni, in questo momento dovevano essere non del tutto pacifici.

 

 

            Rapporti dell'ospedale di s.Martino con l'ospedale Nuovo

 

La bolla in cui si delibera la soppressione di tutti gli ospedali della citt di Pisa, che segue a brevissima distanza di tempo la fondazione dell'ospedale Nuovo o di papa Alessandro IV [196] , riguarda anche l'ospedale di s.Martino e suscita immediatamente la protesta del priore e dei canonici di quetsa chiesa. Con la bolla  del 4 novembre 1257 [197] infatti, Alessandro IV accoglie le richieste del priore  e dei canonici di s.Martino e invita l'arcivescovo Federico Visconti a revocare per questo ospedale l'ordine di unificazione all'ospedale Nuovo. Tale revoca, precisa il documento pontificio, deve essere eseguita entro 8 giorni; in caso contrario, il priore della canonica di s.Pietro Maggiore di Lucca, al quale il papa ha inviato un'altra bolla simile, deve far rispettare le volont del pontefice. Il 19 dicembre 1257 [198] , papa Alessandro IV conferma alla canonica di s.Martino la comunit canonicale, rammenta il provvedimento di revoca di soppressione dell'ospedale della canonica medesima e ricorda anche che questo tenuto ad un censo annuo di 2 libbre di cera alla chiesa: questa l'unica attestazione di un censo dovuto dall'ospedale alla chiesa.

Una carta dell'8 febbraio 1259 [199] ancora una volta sottolinea la dipendenza dell'ospedale di s.Martino dalla canonica: infatti il rettore dell'ospizio Benetto affiancato dal priore Gherardo nel consentire la vendita fra privati di una casa costruita su un terreno dell'ospedale e nell'allivellare al compratore lo stesso terreno. Succede a Benetto, nella carica di rettore, come apprendiamo da due atti del 1280 e del 1281 [200] , Pietro canonico di s.Martino: ci sottolinea ancora la stretta unione tra le due istituzioni, ospedale e canonica. Il 3 gennaio 1295 [201] la carica di rettore ospedaliere sembra essere di nuovo vacante: infatti il priore  di s.Martino Guido da Rivalto che, col consenso del capitolo, a nome dell'ospedale, a vantaggio sia della chiesa che dell'ospedale, d in enfiteusi a Giovanni Cinquina [202] , della cappella di s.Martino, figlio del fu Pericciolo, e ai suoi eredi, un pezzo di terra dell'ospedale posto in Chinzica [203] . Da una carta del 26 luglio 1297 [204] apprendiamo che viene eletto rettore dell'ospedale di s.Martino Jacopo detto Puccio, del nobile Betto di Maccaione della casa dei Gualandi [205] . Lo stesso giorno, davanti al capitolo della chiesa di s.Martino e in presenza di Gottifredo dei Roncioni [206] , eletto vescovo della chiesa di Mazzara in Sicilia, vicario ed economo della chiesa, e in presenza del priore Guido, Jacopo giura obbedienza e osservanza alle consuetudinis ecclesie Sancti Martini. Puccio l'ultimo rettore di questo ospedale a noi noto. L'ultima attestazione dell'ospedale della canonica di s.Martino in una bolla del cardinale legato della Sede Apostolica, Arnaldo di s.Maria in Portico, del 10 ottobre 1308 [207] il quale conferma al priore e al capitolo della chiesa di s.Martino in Chinzica il possesso e la giurisdizione sull'omonimo ospedale cum omnibus iuris et pertinentiis. In un elenco di posti letto degli ospedali pisani del 1312 risulta che l'ente ne aveva 16 [208] .

Dopo la soppressione della canonica di s.Martino, avvenuta il 22 febbraio 1331 [209] , e la fondazione del monastero francescano delle clarisse fatte, sul suolo della stessa chiesa, in questo stesso anno, dal conte Bonifacio Novello del 19 luglio 1338 [210] , un lascito a favore della infirmeriae fratribus Minorum loci Sancti Martini de Kintica, pro necessariis fratribus infirmantibus in eadem libras quinque.

Secondo il Feroci [211] , l'ospedale di s.Martino fu soppresso nel sec. XVI, mentre per il Casini [212] nel 1784 i beni dell'ospedale andarono ad ingrandire quello dei trovatelli [213] .

[..].

 

 

 



[1] :  Cfr. A.Bellini-Pietri, Guida di Pisa. Seconda edizione, 1913, pp. 155-6.  

[2] : Il nuovo perimetro urbano, definito dalle barbacanae' scavate nell'estate del 1155, inglob anche un ampio territorio sulla riva sinistra dell'Arno, includendovi i principali enti ecclesiastici che esistevano a tale data: il priorato vittorino di s. Andrea di Casainvilia (Attestato come tale a met dopo la met del secolo XII secondo Violante, Les origines des fondactions victorines, p. 366; ma forse questa cronologia pu essere anticipata: cfr. cap. 2, nt. 107, Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII.) e la canonica regolare di s. Martino di Guassolongo a oriente, e a occidente il monastero vallombrosano di s. Paolo a Ripa d'Arno, mentre un tracciato rettilineo segnava il confine tra lo spazio urbano e la vaste aree paludose che si estendevano a sud di Pisa.

[3] :  Cfr. Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII, cap. 2, testo corrispondente alle nt. 18-19.

[4] : (1181 settembre 28, Pisa (Pellegrini B., ASPi, n. 36). La carraia de Guassolongo' identificabile con l'odierna via G. Bruno: cfr. , Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII, nota 113.

[5] : Cfr. Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII. P. 187, tav. XIV – sappiamo da una descrizione dei primi del quattrocento [Tolaini, Forma Pisarum, p. 100] che questo spedale si trasfer nel quartiere di Ponte intorno al 1414 [Tolaini, Forma Pisarum, p. 108]

[6] : [Tolaini E.: Forma Pisarum, seconda edizione 1992, p. 70]: Generalmente per barbacani (la forma maschile quella attualmente usata) si intendono oggi certe particolari forme di basamenti di torri, di mura, di fortificazioni sia terrestri che marittime, e precisamente quelle cortine a scarpa che si riscontrano di frequente con funzioni di rinforzo in edifici dei quali si sia voluto potenziare la resistenza o consolidare la statica. - [Tolaini E.: Forma Pisarum, seconda edizione 1992, p. 73]: La pi antica citazione pisana di barbacana che ho trovato quella contenuta in un passo dei Gesta triumphalia per Pisanos facta relativo al famoso episodio dell'espugnazione della roccaforte di Majorca, durante la guerra per la conquista delle Baleari, nel 1113-14: Christianus exercitus castella duo, & mangana conducit ad Cassarum. Iuxta quod erant barbacanae magnae latitudinis quas lignis impleverunt & castella superduxerunt (cf. in Maragone, ed. Lupo Gentile, p. 93) [] il passo indica che accanto alla rocca (cassarum) si trovavano dei fossati (barbacane) larghi e profondi, che dovettero esser riempiti per farvi transitare sopra le torri mobili dell'assedio (castella) che dovevano essere accostate al cassero.

[7] : 1195 marzo 23, Pisa (Dolo, ASPi, n. 48): i due apprezzamenti furono dati in permuta a privati dal priore della canonica di s. Martino, che ricevette in cambio il terreno presso s. Giusto de via Romae' cfr. Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII, supra, testo corrispondente alla nt. 98.

[8] : 1209 marzo 23, Pisa (Ricci, ASPi, n. 29): la vendita (da un privato alla chiesa di s. Martino) di una terra cum domo et orto et vinea et arboribus posta presso quella porta urbana, lungo la via publica que dicitur Carraia. Tale via da identificare con la carraia de Guassolongo' (odierna via G. Bruno), ed in corrispondenza di questa che si apriva l'omonima porta, identificabile pertanto con il manufatto oggi visibile in via B. Croce (per cui si veda: Redi, Pisa com'era, parte I, cap. 5, nt. 16, dove indicata come porta anonima della carriola si s. Martino con il n. 13).

[9] : La testimonianza nel documento del 1242 gennaio 24, febbraio 5, Pisa, con cui l'arcivescovo Vitale concesse ai frati Giovanni e Martino la facolt di erigere una chiesa in onore di s. Donnino 2 extra muros Pisane civitatis, e precisamente in carraia Pontis Veteris que dicitur sancti Egidii, extra portam, in loco qui dicitur Quator Vie (Caturegli-Banti, AAPi, II, n. 233).

[10] : 1239 settembre 9, Pisa (ACCalci, Dipl., n. 438): vendita tra privati, di cui fu oggetto la met versus barbacanas civitatis di un terreno posto lungo la via et carraia publica de Ponte Novo', l'odierna via s. Antonio.

[11] : Cfr. 1. IV, rubr. V. De muris Kinthice (Bonaini, Statuti, I, p. 477).

[12] : Lo sappiamo dall'arbitrato che il 3 novembre 1182, Pisa (Caturegli, R.P., n. 560) pose fine alla lite iniziata da Poppo, patrono della chiesa, contro il compatrono Guglielmetto e i parrocchiani di s. Cristoforo, a motivo dei danni che i lavori di ampliamento intrapresi avrebbero potuto arrecare alla sua legittima abitazione. Per le vicende ius patronatus su questa chiesa cfr. Ronzani, L'organizzazione, pp. 65, 73-74 e idem, Un aspetto, p. 155.

[13] : 1189 giugno 28, Pisa (ASFi, Dipl. Olivetani di Pistoia): Bernardo e Uguccione figli del fu Guido Marignani vendettero a Giunta calsulario' del fu Ranieri, ad utilitatem et commodum hospitalis de carraia Minuculi, un pezzo di terra posto nella medesima carraia'. Questa pi antica denominazione sub ancora variazioni nei primi anni di vita dell'ente: de carraia Minuculi de domo Gonnelle / prore domum Gonnelle nel 1190 aprile 28, Pisa (ivi) e giugno 5, Pisa (ivi); ad honorem Dei et sancte Marie de Dochio' nel 1193 agosto 1, Pisa (ivi); sancte Marie le Belle / a la Bella' nel 1193 agosto 3, Pisa (ivi) e settembre 1, Pisa (ivi).

[14] : Cos risulta dalla sentenza del 1193 agosto 1, Pisa (Volpini, Addittiones Kehriane, app., n.28 pp. 415-417) relativa a una controversia che verteva tra Osnello, rettore dell'ospedale di s. Maria di Doccio, e prete Nicola, sindaco dell'ospedale di s. Sepolcro di Pisa. Motivo del contrasto era la propriet di quella domus' che Bona, citata come teste, sosteneva di aver edificato su terra comprata da una certa Berta, moglie di Ridolfo. Nella domus' Bona aveva fino a quell'anno ricoperto il ruolo di domina' e rettrice delle donne secum commorantes', aveva istituito cellerarios et officiales e ospitato tamquam in domo propria Osnello e il suo nunzio, quando si recavano a Pisa. I giudici (i canonici pisani Bernardo Fazello e Ildebrando , delegati dal pontefice Celestino III) si pronunziarono a favore di Osnello. La sentenza f riconfermata il 4 ottobre 1193, Pisa (ASFi, Dipl. Olivetani di Pistoia).

[15] : Acquisti di beni nella carraia Minuculi' sono testimoniati nel 1189 giugno 28, Pisa (Cfr. Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII, supra, nt. 109); 1189 luglio 5, Pisa (ASFi, Dipl. Olivetani di Pistoia); 1190 aprile 28, Pisa (ivi); 1190 giugno 5, Pisa (ivi); 1191 aprile 8, Pisa (ivi); donazione nel 1193 agosto 3, Pisa (Cfr. Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII, supra, nt. 110) e nel 1193 settembre 1, Pisa (ASFi, Dipl., Olivetani di Pistoia). A costituire questo compatto nucleo patrimoniale furono per lo pi beni di propriet dei figli e dei nipoti di Guido Marignani, forse indotti a una politica di concessione da necessit familiari. pro negozio domus nostre et filiorum quorum vendettero un terreno Cesaria moglie di Marignano del fu Guido e suo figlio Guido il 28 aprile 1190, e pro parte debiti dotis della figlia dello stesso Marignano, ora defunto, fece altrettanto il tutore dei sue due figli minorenni Sismondello e Bernarduccio l'8 aprile 1191. Notizie su questi personaggi anche in Garzella, Marignani, Azzi, Alabarda, pp. 75-77.

[16] : Oltre a quella ricordata alla nt. 14 di natura patrimoniale, altre controversie sorsero nei primi decenni del Duecento per le pretese di obbedienza che parte del priore di s. Sepolcro e di s. Giovanni. Una prima sentenza in proposito, favorevole all'ospedale di Osnello, fu emessa nel 1207 dicembre 13, Pisa (ASFi, Dipl., Olivetani di Pistoia); ma la lite si riaccese, e questa volta si concluse a favore dell'ospedale Gerosolimitano il 10 novembre 1234, Pisa (ivi). Una nuova questione scoppi pochi mesi dopo per la proibizione fatta al rettore di s. Cristoforo dal priore di s. Sepolcro e di s. Giovanni [cfr. cap 4, nt. 71 e testo corrispondente, Garzella, Pisa com'era].

[17] : 1189 giugno 28, Pisa (ASFi, Dipl. Olivetani di Pistoia): Bernardo e Uguccione figli del fu Guido Marignani vendettero a Giunta calsulario' del fu Ranieri, ad utilitatem et commodum hospitalis de carraia Minuculi, un pezzo di terra posto nella medesima carraia'. Questa pi antica denominazione sub ancora variazioni nei primi anni di vita dell'ente: de carraia Minuculi de domo Gonnelle / prore domum Gonnelle nel 1190 aprile 28, Pisa (ivi) e giugno 5, Pisa (ivi); ad honorem Dei et sancte Marie de Dochio' nel 1193 agosto 1, Pisa (ivi); sancte Marie le Belle / a la Bella' nel 1193 agosto 3, Pisa (ivi) e settembre 1, Pisa (ivi).

Acquisti di beni nella carraia Minuculi' sono testimoniati nel 1189 giugno 28, Pisa (Cfr. Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII, supra, nt. 109); 1189 luglio 5, Pisa (ASFi, Dipl. Olivetani di Pistoia); 1190 aprile 28, Pisa (ivi); 1190 giugno 5, Pisa (ivi); 1191 aprile 8, Pisa (ivi); donazione nel 1193 agosto 3, Pisa (Cfr. Garzella, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla citt murata del sec XII, supra, nt. 110) e nel 1193 settembre 1, Pisa (ASFi, Dipl., Olivetani di Pistoia). A costituire questo compatto nucleo patrimoniale furono per lo pi beni di propriet dei figli e dei nipoti di Guido Marignani, forse indotti a una politica di concessione da necessit familiari. pro negozio domus nostre et filiorum quorum vendettero un terreno Cesaria moglie di Marignano del fu Guido e suo figlio Guido il 28 aprile 1190, e pro parte debiti dotis della figlia dello stesso Marignano, ora defunto, fece altrettanto il tutore dei sue due figli minorenni Sismondello e Bernarduccio l'8 aprile 1191. Notizie su questi personaggi anche in Garzella, Marignani, Azzi, Alabarda, pp. 75-77.

[18] : dal punto di vista della cura d'anime, la chiesa di s. Cristoforo conservava la tradizionale autonomia, rappresentata dal pieno diritto di sepoltura, come molti testamenti del XIII secolo dimostrano (Wickham-Ronzani_Milo_Spicciani, Istituzioni ecclesiastiche della Toscana medievale, Congedo. 1980, p. 66)

[19] : traduzione di Claudio Marinoni - Io che sono stato scelto ... ugualmente giuro di custodire e curare per tutto il tempo della mia assistenza pure i singoli congiunti dello stesso ospedale , maschi e femmine e di amministrare loro e l' intero gruppo sia sani che malati in comunit e divisi , pertanto ciascuno e ciascuna nella propria condizione come conviene meglio che distinguo , con buona fiducia e senza inganno . Ugualmente giuro secondo i santi vangeli di Dio, che in tutto il tempo del mio governare e del mio assistere nel detto ospedale di Pisa mi intratterr e star in retti costumi , e puramente , ed in nessun modo mi legher ad alcunna donna sposata , n carnalmente ne conoscer alcuna , n commetter altro peccato della carne con una qualche donna sposata stante , soggiornante , o in arrivo nella casa o nelle case dell' ospedale nel detto ospedale , o in altra casa dello stesso , o di un altro , o in qualche altro luogo dell' intera parrocchia di S. Cristoforo a Pisa , pubblicamente o privatamente . N che io abbia alcuna amante o concubina , n la terr pubblicamente in qualche parte o in qualche luogo della comunit pisana .

                  [20] : [n. ad Anagni – eletto il 20 dic. 1254 - . 25 mag. 1261] Scrisse sulla giurisprudenza popolare. Canonizz s. Chiara e conferm la realt delle stigmate di s. Francesco. Prescrisse il procedimento sommario per l'eresia e condann i flagellanti'.

[21] : Sulle vicende successive dell'ospedale, distrutto alla met del Duecento, ma subito ricostruito; poi unito nel 1401 al monastero femminile cistercense di s. Bernardo, le cui monache – nel 1444 – costruirono nel sito dell'antico ospedale la loro nuova sede, con la chiesa dedicata a s. Bernardo.

[22] :  Alcuni dei lettori avranno piacere di apprendere in che consisteva il patrimonio mobiliare di tale ospizio, ed io li conter, pubblicando nella lingua latina semibarbara in cui scritto, del rimanente non difficile a intendersi. In eterni Dei nomine. Amen. []. E qui al presente inventario fa seguito la enumerazione dei beni stabili e dei terreni coltivabili appartenenti allo spedale. Actum in dicto hospitali santi Asnelli. Presentibus Micchaele ser Vannis de Vico de capella sancti Sebastiani Kinsice, Piero Vannis de Villa Quarate comunis Sancti Pietri, et Menicho eius filio ipsius Pieri testibus ac hec rogatis Dominice incarnationis anno millesimo trecentesimo nonagesimo octavo, indictione sexta die trigesimo januarii. . (R. Archivio di stato in Pisa; Diplomatico, S. Bernardo 30 gennaio 1398).

 

[23] : descrizione quattrocentesca di Pisa, Cod. Magliabechiano Classe XXV, 8, 491, trascrizione di I.B.Supino.

[24] : con lo stesso finanziamento fu realizzata la grande tettoia sul canale dei Navicelli a Porta a Mare, per il ricovero delle merci provenienti da Livorno e dirette a Firenze, anch'essa richiesta dai mercanti.

[25] : Pandolfo Titi, Guida per il passeggere dilettante di pittura, scultura, ed architettura nella citt di Pisa, Lucca 1751, pp. 282 ss.

[26] ) – cfr: Bonaini, Statuti, p. 139, nota n. 2.

[27] ) – per l'ubicazione di Agliana cfr. Repetti, I, pp. 54-55.

[28] ) – cfr. Carlini, a. 1188 febbraio 27.

[29] ) – cfr. Carlini, a. 1188 ottobre 15. 

[30] ) – cfr. Carlini, a. 1190 luglio 5.  

[31] ) – cfr. Carlini, a. 1190 luglio 29.   

[32] ) – per l'esattezza nella prima di queste due vendite Giunta detto figlio del fu Punerino; riteniamo per che sia da identificare con Giunta del fu Ranieri, sospettando una errata lettura del Carlini.  

[33] ) – cfr. Carlini, a. 1191 maggio 29.   

[34] ) – cfr. nota n. 1; Tolaini, pp. 141-142, e Garzella, Pisa, pp. 184-185.  

[35] ) – per quest'ultima intitolazione cfr. Bonaini, statuti, p. 139, nota n. 2.  

[36] ) – cfr. Ospedale di s.Sepolcro n. XX. – in: A.Patetta, Ospedali di Pisa sanit e assistenza nei sec. XI-XV, ETS-Pisa 2001.

[37] ) – cfr. Bonaini, Statuti, p. 139, nota n. 2.

[38] ) – cfr. Bonaini, Statuti, p. 139, nota n. 2: una carta dell'A.S.F. Diplomatico Olivetani, a. 1194 settembre 1.

[39] ) – cfr. Mattei, I, p. 248. e ap. pp. 74-78.  

[40] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 123 (manca): l'arcivescovo Vitale regge la Chiesa pisana dal 1218 al 1236, quindi possiamo datare questa lettera tra il 1231 e il 1236.

[41] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1235 ottobre 23.

[42] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1238 agosto 30. 

[43] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1243 agosto 21.

[44] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1244 novembre 23.

[45] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1249 dicembre 2.

[46] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1250 novembre 24.

[47] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1252 febbraio 27.

[48] ) – La formula del giuramento dei rettori pisani la seguente: Ego qui sum electus N.N. item juro guardare et salvare toto tempore mee custodie et singulos familiares ipsius hospitalis, mare set mulieres et regere eos et totam familiam tam sanos quam infirmos comuniter et distinte, ita quod quemlibet et quamlibet in suo gradu ut convenit melius quam scevero, bona fide, et sine fraude.. Item juro ad sancta Dei evangelia, quod toto tempore mei dominii et custodie in dicto hospitali de Pisis morabor et stabo honeste, et caste, et nullo modo me misciam cum aliqua muliebre, vel carrnaliter cognoscam aliquam, nec aliquod peccatum carnis committam cum aliqua muliebre stante, vel morante, vel veniente in domo vel domibus hospitalis in dicto hospitali, vel aliqua domo ipsius, vel alterius, vel aliquo loco in tota parochia Sancti Cristofori pisani, pubblice vel ascoasconse. Nec aliquem amasiam habeam vel concubinam, aut tenebo publice in aliqua parte vel aliquo loco civitatis pisane, cfr. Bonaini , Statuti, I, p. 140. – vedi: nota 19 a p. 86.

[49] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1255 maggio 5.

[50] ) – cfr. nota n. 17.

[51] ) – cfr. Ospedale Nuovo, n. XXXV.  

[52] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1252 febbraio 27.

[53] ) – A.S.P. Diplomatico Spedali Riuniti, a. 1271 maggio 15.

[54] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1284 luglio 12.

[55] ) – cfr. ap. I, elenco n. 2.

[56] ) – A.S.P. Diplomatico Cappelli, 1293 aprile 24.

[57] ) – AS.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1303 settembre 19.  

[58] ) – cfr. ap. I, elenco n. 4. Nel 1312 aveva 11 letti. A.A.P. Atti straordinari n. 1 (1304-1312) c. 219r (gennaio 1312).

[59] ) – Una sola menzione, del 1250 (cfr. nota n. 21) d l'ospedale nella via pubblica di Pisa, che corrisponde all'attuale via s.Martino. Riteniamo che, dal momento che l'atto si riferisce all'intenzione dell'arcivescovo di Pisa Lotario di ricostruire l'ospedale distrutto, si dia di questo un'ubicazione generica e riferita al principale di esso viario, per altro confinante con il complesso ospedaliero, della zona.

[60] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1325 aprile 1.

[61] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1315 novembre 23.

[62] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1323 gennaio 3.

[63] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1315 ottobre 1.

[64] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1332 ottobre 11.

[65] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1334 febbraio 25.

[66] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1340 settembre 28.

[67] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1342 marzo 21.

[68] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1315 aprile 7.

[69] ) – A S.P. Diplomatico Franceschi Galletti, a. 1396 aprlie 24.

[70] ) – Dal testamento di Bonifacio Novello della Gherardesca sappiamo che il monastero di s.Bernardo ha un'infermeria, infatti il 19 luglio 1338 (cfr. Maccioni, p. 90, a. 1338 luglio 19) il suddetto Bonifacio dona all'infirmariae monasteri S. Bernardi XX libras.

[71] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1400 febbraio 3.

[72] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1401 marzo 2.

[73] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1411 gennaio 29.

[74] ) – Per la questione iconografica e formale dell'architettura  pistoiese nel contesto di quella della Toscana occidentale cfr. la tesi di laurea di F. Redi, L'architettura romanica nell'Appennino pistoiese, a.a. 1970/71.

[75] ) – cfr. Baldi, n. XLI, p. 101, a. 1131 marzo 15: l'ospedale di s.Andrea in Chinzica stato trattato anche dalla Ricci: in quest'opera viene classificato come una dipendenza della canonica di s.Martino, anche se ci sembra manchino documenti che suffragano tale ipotesi.

[76] ) – cfr. Tamburini, n. 46, a. 1095 ottobre 3. Secondo il Sainati , nel 1117 i fondatori Signoretto e Bono donarono la chiesa a Rinaldo abate dis.Vittore di Marsiglia, e ai suoi monaci, perch avevano fatto seppellire nella loro Badia i soldati pisani, morti nella conquista delle Baleari; per il Feroci invece, i fratelli Signoretto e Bono donarono all'abbazia di s.Vittore di marsiglia della terra in Cartangula perch ricostruissero una chiesa da dedicarsi a ss.Andrea e Vincenzo riservandosi per, con gli abitanti della parrocchia, il diritto di nomina del priore (cfr. Sainati, Diario, pp. 213-214; e Feroci, p. 328).

[77] ) – cfr. Ricci, p. 105.

[78] ) – A.SS., iunii 17, t. IV, p. 464.

[79] ) – A.S.P. Diplomatico di s.Martino, a. 1222 aprile 24.

[80] ) – cfr. Sgherri, n. 21, p. 121, a. 1154 novembre 24; per la famiglia Gherardeschi cfr. Ceccarelli Lemut, Nobilt, pp. 23-100.

[81] ) – cfr. Sgherri, n. 22, p. 124, a. 1158 agosto 12.

[82] ) – cfr. nota n. 6.

[83] ) – A.C.P., v. 6, n. 982, a. 1235 ottobre 3.

[84] ) – A.C.P., v. 6, n. 1074, a. 1253 febbraio 27.

[85] ) – A.C.P., v. 6, n. 1098, a. 1235 aprile 9.

[86] ) – cfr. ospedale Nuovo, XXXV.

[87] ) – cfr. ap. I, elenco n. 1.

[88] ) – cfr. Bonaini, Statuti, I, p. 53.

[89] ) – cfr. ap. I, elenco n. 3.

[90] ) – A.C.P., v. 7, n. 1290, a. 1304 aprile 17.

[91] ) – cfr. ap. I, elenco n. 5.

[92] ) – cfr. ap. I, elenco n. 4.

[93] ) – A.A.P., Atti Straordinari n. 1 (1304-1312) c. 219r. (Gennaio 1312).

[94] ) – cfr. ap. I, elenco n. 7.

[95] ) – cfr. Vaglini, p. 107.

[96] ) – cfr. Alampi, n. 49, a. 1197 agosto 23.

[97] ) – cfr. Giusti, n. 58, a. 1164 giugno 4.

[98] ) – cfr. nota n. 1.

[99] ) – cfr. Pirrone, n. 22, a. 1205 gennaio 17.

[100] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1210 novembre 27.

[101] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1212 febbraio 3.

[102] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1212 settembre 19.

[103] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1220 aprile18.

[104] ) – cfr. Caturegli, n. 597, a. 1191 ottobre 25.

[105] ) – cfr. Nuti, n. 63, a. 1204 gennaio 23.

[106] ) – cfr. nota n. 2.

[107] ) – Cfr. Pirrone, n. 54, a. 1207 marzo 29.

[108] ) – cfr. nota n. 2.

[109] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1210 marzo 31.

[110] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1220 maggio 12.

[111] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1250 settembre 16.

[112] ) – il notaio riferisce che egli sigill il documento con un sigillo di cera e lo leg con una doppia cordella verde, con l'immagine del vescovo Vitale sul margine del documento e la sigla Vitale Dei Gratia pisani archiepiscopi poich al testo del documento aveva fatto seguire il privilegio di Vitale trascritto per intero.

[113] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1275 agosto 20.

[114] ) – cfr. ospedale Nuovo, n. XXXV.

[115] ) – cfr. Bonaini, Statuti, p. 693, a. 1179 novembre 21.

[116] ) – A.S.P. Diplomatico Spedali Trovatelli, a. 1280 novembre 21.

[117] ) – cfr. ap. I, elenco n. 2.

[118] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1287 settembre 3.

[119] ) – A.S.P. Diplomatico Cappelli, a. 1293 aprile 24.

[120] ) – cfr. Dal Borgo, Diploma, I, p. 18, a. 1295 luglio 26.

[121] ) – cfr. ap. I, elenco n. 4. Nel 1312 aveva 16 letti, A.A.P. Atti Straordinari n. 1 (1304-1312) c. 129 r. (gennaio 1312).

[122] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a, 1315 novembre 3.

[123] ) – cfr. Breschi, p. 100, a. 1323 ottobre 1.

[124] ) – cfr. ospedale B.Domenico Vernagalli n. XXVIII.

[125] ) – cfr. Maccioni, p. 89-90, a. 1338 luglio 17.

[126] ) – A.S.P. Diplomatico, Spedali riuniti 134..

[127] ) – cfr. ap. I, elenco n. 7.

[128] ) – cfr. ospedale Nuovo n. XXXV.

[129] ) – cfr. Sainati, Diario, p. 48; anche Rossi, p. 7 e Trebbi, p. 52.

[130] ) – A.S.P. Diplomatico Pia Casa di Misericordia, a. 1345 giugno 12.

[131] ) – si tratta del magistrato della Pia Casa di Misericordia. Per questo ente cfr. Patetta, pp. 69-81.

[132] ) – cfr. Sainati, Diario, p. 76, di questo ospedale ne parla anche il Feroci, p. 497.

[133] ) – cfr. Feroci, pp. 437-491.

[134] ) – tale ipotesi trova riscontro in altri casi analoghi: vedi ad es. l'ospedale d'Osnello (poi di s.Osnello) n. XXI; altre volte figurava nel titolo il cognome della famiglia dei fondatori, cfr. s.Pietro dei Salmuli n. L.

[135] ) – A.S.P. Diplomatico Spedali Riuniti, a. 1257 settembre 7: papa Alessandro IV con questa bolla conferma al rettore e ai frati dell'ospedale Nuovo di Pisa l'unione all'ospedale Canuti sito prope ecclesiam Sancti Cristofori.

[136] ) – cfr. ospedale Nuovo n. XXXV; e A.S.P. Diplomatico Spedali Riuniti a. 1257 settembre 12.

[137] ) – cfr. A.S.P. Diplomatico Spedali Riuniti, a. 1258 settembre 7.

[138] ) – cfr. ap. I, elenco n. 4.

[139] ) – sul problema dei poveri nel Medioevo cfr. M. Mollat, La nation de la pauvert au moyen age in Revue d'histoire de l'Eglise de France LII, Paris 1961, pp. 6-23; e ancora si vedono i frutti del pluriennale lavoro svolto nell'ambito del seminario parigino diretto da M. Mollat; cfr. AA.VV, Etudes sur l'histoire de la pauvert, Paris, 1974, v. II; G. Severino Polica, Storia della povert e storia dei poveri, in Studi Medievali, 1976, I, pp. 363-391. Sui poveri a Pisa alla fine del 300 cfr. M. Tangheroni, Alcuni dati sui poveri a Pisa alla fine del Trecento, in Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1977, pp. 205-229.

[140] ) – cfr. Bonaini, Statuti, I, p. 139, nota n. 1.

[141] ) – A.S.P. Dilplomatico Olivetani di Pisatoia, 1207 dicembre 13.

[142] ) – cfr nota n. 115.

[143] ) – cfr. Ceccarelli-Garzella, pp. 3-4.

[144] ) – cfr. Zaccagnini, Ubaldesca, pp. 122-126.

[145] ) – cfr. nota n. 118.

[146] ) – cfr. nota n. 116.

[147] ) – Caturegli-Banti, Le carte, II, n. 209, pp. 23-24.

[148] ) – A.S.F. Archivio del Seminario Vescovile di Pistoia, cod. n. 48, edito nel manoscritto cartaceo di D. Vincenzo Carlini, t. I, 1764, p. 15, a. 1235 novembre 20.

[149] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1250 dicembre 2.

[150] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1266 luglio 27.

[151] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1267 gennaio 26.

[152] ) – cfr. Sirolla, n. 9, a. 1272 luglio 2.

[153] ) – cfr. Bonaini, Statuti, I, p. 139.

[154] ) – A.S.P. Diplomatico Cappelli, a. 1293 aprile 24.

[155] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1294 maggio 21.

[156] ) – cfr. ap. I, elenco n. 4.

[157] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo, a. 1320 luglio 26.

[158] ) – cfr. ap. I, Elenco n. 5.

[159] ) – cfr. ap. I, Elenco n. 7.

[160] ) – cfr. Zaccagnini, Ubaldesca, p. 119.

[161] ) – Acfr. Pellegrini, n. 31, a. 1181 maggio 28.

[162] ) – cfr. Viviani, n. 41, a. 1138 agosto 18.

[163] ) – sul Priorato cfr. Ceccarelli-Garzella, pp. 1-16.

[164] ) – cfr. Jaff, vol. 2, n. 6341.

[165] ) – cfr. Bonaini, Statuti, II, p. 998.

[166] ) – vedi nota n. 137.

[167] ) – per quanto qui esposto cfr. nota n. 138.

[168] ) – cfr. ospedale s.Giovanni Gerosolimitano, XXVI.

[169] ) – cfr. Ceccarelli-Pasquinucci, pp. 113-120 e G. Rossetti, Pisa, p. 268.

[170] ) – cfr. Carlini, a. 1194 gennaio 23.

[171] ) – cfr. Bonaini, Statuti, I, p. 139, nota n. 2.

[172] ) – cfr. Carlini, a. 1208 dicembre 13.

[173] ) – cfr. Carlini, a. 1210 giugno 27.

[174] ) – cfr. nota n. 150.

[175] ) – cfr. Carlini, a. 1235 novembre 20.

[176] ) – A.S.P. Diplomatico s.Bernardo a. 1235 ottobre 23.

[177] ) – cfr. Carlini, a. 1255 settembre 16.

[178] ) – cfr. ap. I, elenco n. 4.

[179] ) – cfr. Guastini, n. 13, a. 1103 giugno 24.

[180] ) – cfr. Ricci, p. 62; il Sainati, Diario; p. 197, sostiene che la prima notizia della chiesa di s.Martino in Chinzica del 1073, dello stesso parere anche il Casini, Descrizione, p. 1. Del 1067 Paliaga-Renzoni, p. 160.

[181] ) – cfr. Pallini, n. 42, a. 1067 febbraio 20.

[182] ) – cfr. Pallini, n. 42, a. 1073 novembre 9.

[183] ) – cfr. Viviani, n. 22, a. 1135 maggio 30, e Kflugk-Hartug, III, n. 310.

[184] ) – cfr. Guastini, n. 40, a. 1111 marzo 6.

[185] ) – nei pressi di questa strada erano ubicati anche gli ospedali di Onello (cfr. Ospedale di Osnello n. XXI), s.Giovanni Gerosolimitano (cfr. ospedale di s.Giovanni Gerosolimitano, n. XXVI), s.Sepolcro (cfr. ospedale di s.Sepolcro n. XX), Canuto (cfr. ospedale di Canuto, n. XXXVI).

[186] ) – cfr. Nardi, n. 23, a. 1120 febbraio 13: la terra aveva unum caput in via et aliud caput in terra predicti hospitalis et in terra Sancti Frediani, latus in terre Sancti Martini et aliud in terra nepotuum quondam Cuntulini et est per mensuram stariorum unum et triginta.

[187] ) – cfr. nota n. 154: i beni donati nel 1103 a favore della chiesa verranno destinati all'ospedale se questa sar unita ad altre, quindi l'ospedale ha un patrimonio distinto dalla chiesa; vedi anche Caroti, n. 20, a. 1148 febbraio 13: a Guido, detto rector et procurator hospitalis ecclesie Sancti Martini, spetta l'amministrazione del patrimonio dell'ospedale.

[188] ) – cfr. Caroti, n. 20, a. 1148 febbraio 13.

[189] ) – cfr. Cristiani, Nobilt, p. 200. Pietro appartiene alla famiglia Roncioni, cfr. Luzzati, p. 367.

[190] ) – la terra confinava per un lato con terra di Avito Capannosi e per l'altro con terra dell'ospedale stesso; misura uno staio et duas partes unius starioris.

[191] ) – cfr. Pellegrini, n. 8, a. 1181 marzo 4: la terra ha il capo a mezzogiorno sulla via Romea, laltro capo confinante con terra del monastero di s.Frediano, i due lati confinanti con terra dell'ospedale stesso.

[192] ) – cfr. Dolo, n. 48, a. 1195 marzo 23.

[193] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1234 febbraio 23.

[194] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1244 novembre 7.

[195] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1256 Agosto 24.

[196] ) – cfr. ospedale Nuovo, n. XXXV. [in: Patetta, Ospedali].

[197] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1257 novembre 4.

[198] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1257 dicembre 19.

[199] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1259 febbraio 8.

[200] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1280 settembre 11, e 1281 maggio 7.

[201] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1295 gennaio 3.

[202] ) – cfr. Cristiani, Nobilt, p. 331.

[203] ) – il terreno ubicato in cappella s.Martini in carraia Sancti Martini; questa terra confina con terra del ponte Vecchio, con terra dell'ospedale  e con terra ancora dell'ospedale allivellata a Corrado di Ferrante. La concessione viene fatta in perpetuum, con la clausula che obbliga, per, il concessionario a coltivare e migliorare la terra, e a pagare un canone annuo di 5 soldi di denari pisani minuti per la festa di s.Michele di settembre tale somma deve essere riscossa dal rettore dell'ospedale, e in caso di vacanza di questi, dal priore della chisa. Giovanni paga per intratura 56 soldi e si impegna a non vendere n alienare la terra senza il consenso del priore o dell'ospitalario di s.Martino.

[204] ) – A.S.P. Diplomatico Roncioni, a. 1297 luglio 26.

[205] ) – per la famiglia dei Gualandi cfr. Virdis, e Martini.

[206] ) – per questa famiglia cfr. Luzzati, pp. 23-100.

[207] ) – A.S.P. Diplomatico s.Martino, a. 1308 ottobre 10.

[208] ) – cfr. Vaglini, p. 35.

[209] ) – cfr. Ricci, p. 201, e Sainati, Diario, p. 198.

[210] ) – cfr. Maccioni, p. 90, a. 1338 luglio 19.

[211] ) – cfr. Feroci, p. 225.

[212] ) – cfr. Casini, Il fondo, p. 35. Si tratta dell'ospedale della Pace per i trovatelli.

[213] ) – cfr. Trebbi, p. 54.