"E' un lavorone!" di Maria Turchetto (pubblicato sul Vernacoliere luglio 2004)



"E' UN LAVORONE!"

Recensione di Maria Turchetto a

Claudio Casini, Santorale pisano. Santi e beati in una raccolta di disegni, Edizioni ETS, Pisa 2003, 7 euro.


 

Come spiega l'autore nell'introduzione, un "santorale" è "l'insieme dei santi e dei beati" (p. 7) che fanno capo a una città: questo prezioso libretto fornisce appunto l'elenco completo dei santi pisani, le loro biografie e i loro ritratti.

Io lo so bene che con i santi non si deve scherzare, ma che ci volete fare, i santi pisani sono così simpatici! Tanto per cominciare, non sono santi: a parte il leggendario S. Torpè martire, soldato dell'esercito di Nerone, a parte il patrono S. Ranieri - un santo patrono ci deve pur essere - e a parte S. Bona Vergine Pisana, tutti gli altri sono al massimo beati, o meno ancora, semplici venerabili. E leggendo le loro vite si capisce perché abbiano fatto una carriera così scarsa nel Regno dei Cieli: su questa terra non hanno mai combinato un gran che. Mica come quei bei santi che resuscitano morti, scacciano demoni, ammazzano draghi, guariscono malattie incurabili e anche una volta defunti ci puoi sempre contare, appaiono in sogno, continuano a fare miracoli o comunque a rendersi utili - come S. Antonio che fa trovare le cose perse, per esempio. I santi pisani no. Non li smuovi. I santi pisani sono come gli idraulici pisani: non li trovi mai, e se per caso li trovi mettono subito le mani avanti: "E' un lavorone!". I santi pisani sono dei lazzaroni. Per questo mi stanno simpatici.

Prendi la Venerabile Suor Florinda Cavoli monaca cappuccina: "condusse una vita ascetica, conoscendo momenti di estasi" (p. 70). E adesso cosa vuoi che faccia? Starà sempre in estasi, sulla sua nuvoletta. Non risponde nemmeno al telefono. O il Beato Benvenuto anacoreta, di cui "si racconta che avesse il dono dell'ubiquità: mentre era intento a guardare le pecore, contemporaneamente assisteva alle funzioni religiose nella vicina cattedrale" (p. 68). Sì, ho capito, è come il trucco "il dottore è fuori stanza", lo fanno anche adesso al Comune di Pisa: dov'è il Beato Benvenuto? E' lì che guarda le pecore! No, è alla funzione! No, l'ho visto coi miei occhi in sala corse! Alla fine non lo trovi mai.

Ma prendi anche i santi santi. L'unico che fece dei miracoli un po' vistosi - per altro tutti per legittima difesa - è S. Torpè: lo volevano martirizzare, e lui fece cadere una colonna sulla testa del prefetto, poi fece morire uno dei leoni che dovevano sbranarlo (l'altro, a quel punto, si prostrò ai piedi del santo), poi fece crollare un tempio... Alla fine riuscirono a tagliargli la testa prima che facesse una strage (cfr. p. 18). Gli altri, a cominciare dal santo patrono, facevano solo finta di lavorare. S. Ranieri "fu tentato dal diavolo" (p. 14): capirai, sono buona anch'io. S. Bona fece un sacco di viaggi, era una specie di tour operator ("nel 1962 Papa Giovanni XXIII l'ha proclamata protettrice delle accompagnatrici di viaggio per aver raggiunto le mete più famose del pellegrinaggio medievale", p. 24); per il resto, "tra i miracoli avvenuti in vita è ricordato quello della liberazione dal mal di testa del priore di S. Martino" (ivi). Un po' pochino, no? Non lo nego, nel XII secolo poteva anche fare comodo, ma adesso c'è l'aspirina.

Ma io mica mi scandalizzo, anzi, ve l'ho detto, mi piacciono questi santi così poco invadenti, che se ne stavano tutta la vita nel loro convento e al massimo si facevano un viaggetto in Terra Santa, tirando a campare. E mi piace, in bocca ai santi (in bocca agli idraulici meno), quel motto "è un lavorone!". E' un po' come dire aiutati che il ciel t'aiuta, risolviti le tue rogne senza andare sempre a cercare un santo in Paradiso, una raccomandazione, un trattamento di riguardo.

Maria Turchetto