I Vostri Bambini - Recensioni



Ecco qua due recensioni allo spettacolo: la prima di Erica Bernardi si riferisce alla versione più recente, la seconda di Federoti Vivalano parla invece della prima versione.

Teatro Cantiere ringrazia sentitamente questi due giovani che hanno usato parte del loro tempo per pensare a noi.

 

IL CIELO IN UNA STANZA di ERICA BERNARDI ( http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=17247 )

Giovedì. Cantiere San Bernardo. Spunti interessanti anche se ancora un po' abbozzati della compagnia Teatro Cantiere che racconta le vicissitudine del criminale Charles Manson.

Lo spettacolo procede attraverso una tessitura orizzontale, è una sorta di «arazzo», un labirinto in cui bisogna entrare e perdersi e dove le invenzioni linguistiche non sono arbitrarie, o gratuite, ma necessarie ad un "raccontare" che non può essere una cronaca lineare (che segue una sorta di inevitabile freccia del tempo) ma che è contaminato da temporalità diverse, dai tempi del Tempo.

La compagnia esplora in modo brutale regioni in genere considerate intime e private, ma non per questo non toccate profondamente dagli eventi storici più violenti, avanzando in zone spesso spinte ai margini di ciò che chiamiamo Storia, nonché dalla cultura e dai suoi codici dominanti.

Il lavoro offre quindi importanza alla marginalità, alla molteplicità, al desiderio e alla mobilità.

 

CHARLY di Federoti Vivalano

Purtroppo la mia memoria tende a confondersi velocemente e quel che rimane è più un alone, una risonanza che non potrà essere precisa e puntare il dito su situazioni definite, ma riuscirà bene a travisare ed attribuire cose a capriccio della mia immaginazione.

Credo però che certa alonatura e certa strana risonanza fossero in atto anche nello svolgersi della cosa, ho avuto questa percezione circa a metà dello spettacolo.  Quanto m'è giunto potrebbe essere figurato così: un humus di fondo, una sorta di  ‘bordone umorale’ che perturba fisicità, vocalità e rumoristica. Il bordone senza narrare infetta, evoca qualcosa di informe e continuo. Dal bordone affiorano echi più nitidi che danno parabole più narrative o descrittive che poi nel bordone dispaiono ancora. Questa dinamica tra vago e nitido oltre che a livello drammaturgico ha trovato delle detonazioni anche nell’immediato. D’un tratto preso di mira dal folle sguardo d’un attore veni distolto dal totale per concentrarti su un solo occhio, altra volta è la vibrazione corta ma ossessiva d’un dito dell’attrice sdraiata e immobile, altra ancora un bisbiglio all’orecchio. Si è incoraggiati come da un occulto montaggio cinematografico a  variare i campi d’attenzione, dal particolare fino al campo lunghissimo, sia a livello visivo che acustico. Questa variazione di campi è diversa per ogni spettatore e accade che i vettori d’attenzione degli spettatori creino delle geometrie che attraversano lo spazio scenico diventando presenti quasi quanto gli attori. Vi prego di non prendermi per esoso, è una dinamica anche semplice ma efficace. Se un attore ti guarda da vicino negli occhi e poi si allontana continuando a guardarti ti rapisce l’attenzione e la porta nel centro della scena. Quando vedi succedere una cosa analoga ad un altro spettatore puoi vedere l’attenzione dell'altro tirata in scena come un elastico e addirittura puoi vedere quando molla. Questo a sua volta fa spostare il tuo vettore d’attenzione sull’altro spettatore, o meglio sul vettore d’attenzione che unisce l’altro spettatore all’attore rapitore, etc. Si creano così delle tensioni spaziali virtuali che fanno mischiare ‘platea’ e ‘spazio scenico’ non per una banale disposizione degli spettatori ma per virtù ludica, tra l’altro senza ricorrere alla vecchia secchiata di fegatini in faccia. Questo potenziale virtuale m’ha fatto pensare addirittura all’ ”Era glaciale” in 3D, dolby surround che ho visto di recente! Come vi ho già detto nonostante la scarnezza della messa in scena la cosa m’è risultata ricca e non fricchettona.

Ultimamente dopo aver visto uno spettacolo mi capita spesso di consigliare l’inserimento di grandi minchie di gomma. Anche voi non siete immuni a questo consiglio. In particolare l’ho sentite assenti durante la parte del gioco dei bambini. Non solo minchie, anche tette e grandi passere.  Forse ispirato da spirito natalizio vedevo questi sfacciati attributi proprio addosso all’innocenza dei pargoli. Forse quel che m’è mancato son proprio delle note stranianti. Nel finale il personaggio rosso vestito, benché riuscisse ad avere la sua grazia paradossale tra il satanico e l’amorevole, riceveva una caratterizzazione forte dalla veste rossa con cappuccio. Direi che subiva una polarizazione eccessiva al satanico. La polarizzazione potrebbe essere o ulteriormente caricata, con la solita minchia di gomma, o invertita adottando un modo da presentatrice televisiva, o presentatrice televisiva con minchia di gomma. Tengo a precisare che comunque a me piace la passerina. (Portentoso è stato l’intervento della fortuna che vi ha portato un neonato proprio in quel momento e bravissimi voi che alla fortuna avete aperto le porte invece d’ignorarla)

So che in questi casi le opinioni più preziose sono le stroncature. Ma gettare benzina sul fuoco si può fare pure con certa approssimazione, mentre per potare ed amputare è necessaria una precisione che ora non ho. In dei momenti  ho perso quella calamita che in altri invece si sentiva agire anche a livello fisiologico oltre che sull’attenzione intellettuale e visiva. Credo sia successo paradossalmente in alcune delle parti gestuali che erano pure quelle più magnetiche. La incessante perturbazione corporea è proprio la corda che fa suonare quel ‘bordone umorale’ che m’è piaciuto. Nelle parti gestuali il bordone lievita e riempie tutto lo spazio, in quelle ‘descrittive’, tanto per intendersi quando c’è un personaggio che parla e racconta, si sgonfia e rimane comunque come fondo mobile più o meno intenso, un cuscino su cui il personaggio cammina molleggiato.  Forse in alcuni casi le parti gestuali potevano essere più sintetiche, non so se dirle troppo lunghe. Forse il bordone, bello proprio per la sua continuità, in alcuni momenti potrebbe interrompersi arrivare al silenzio e all’immobilità totale. M’è capitato di sentire un concerto in cui le parti più intense erano le pause, proprio l’assenza della musica produceva un aumento d’intensità come quando d’un tratto si spenge la ventola d’una cappa d’aspirazione o d’un computer. Magari ci sono state pure delle pause ma non ho percepito lo stacco della ventola.

Voglio, in ultima battuta, passar l’evidenziatore sulla rumoristica. Gioca assolutamente a favore della causa. E’ la voce dell’inorganico: scaturisce da oggetti inanimati ma gorgoglia e stride similmente alla bestie. Tra il meccanico e l’animale è l’equivalente fonetico dei mostri polimaterici che nei trattati alchemici davano allegoria al caos. Evoca in maniera più o meno cosciente questa mostruosità senza mostrarla. In dei momenti si è perfettamente integrata con la dinamica della scena ed è il caso di dire che ha fatto il suo Porco lavoro.

Dunque signori l’esperimento s’è rivelato interessante,

vi tocca dargli agio.

Ora sono cazzi amari,

anche se vi auguro minchie di marzapane

che in realtà non sarebbero male per i giochi dei bambini!

Qualora vi potesse esser utile qualche mia competenza vi prego di domandare.

Vostro

Federoti.