(Roma, sab. 4 nov.) >> COMPAGNI, CONTIAMOCI...


Abbiamo il piacere di pubblicare questo intervento del nostro confidente Giuliano Marrucci.
La moltitudine si fa soggetto politico”, “il risveglio della partecipazione democratica”.
Belle parole, complimentoni. Inebriata dalla fiumana di gente che ha invaso le strade di Roma sabato scorso, i giornali del
“popolo che non si arrende” da se se la cantano, da se
se la suonano.
Compagni, contiamoci. Non per mettere zizzania, ma
compagni, contiamoci. Il corteo si apre con la solita
moltitudine informe, 150 persone che tra gli spezzoni
non hanno trovato la loro casa. Seguono NIDIL e ARCI,
poco più di 200 persone in tutto. Meglio fanno i sardi
di Nuoro ribelle, sono solo 25, ma nonostante la
continuità territoriale gli va riconosciuto che la
strada è lunga. Ecco poi una prestigiosa sigla della
vecchia “nuova ondata” rivoluzionaria
antiglobalizzazione, ATTAC. Anche loro sono 25, ecco
perché a Nuoro ribelle tutto sommato va il nostro
plauso.Da qui allo spezzone dei giovani comunisti ci
corrono 200 persone scarse. E siamo a 600. Ci metti
dentro anche le nuove leve di rifondazione, e arrivi a
circa 1000. Ed ecco finalmente il mondo del lavoro che
non si fa incatenare dal burocratese dei confederali, i
duri e puri dei COBAS, 500 anime ribelli. Pazientate
per altre 400 giramondo e arrivi ad Action, che non so
bene cosa sia, ma che di sicuro fa la sua figura, 400
persone, in buona parte immigrati. Un applauso per
Action. E un altro applauso per gli autonomi, con
l’unico impianto situazionista della manifestazione si creano un seguito di 500 persone,come i COBAS. E siamo a 2800. E la manifestazionecontinua. E’ gia un’ora che sto sul marciapiede di via Cavour, in piedi con un foglino in mano. Faticoso
scrivere in piedi, soprattutto quando ti senti
osservato, hai gli occhi addosso, loro sanno che tu li stai contando. Un’ora, una lunghissima ora, e siamo appena a 2800. Se le previsioni dei compagni più ottimisti fossero anche
solo lontanamente realistiche su questo marciapiede ci
dovrò passare tutta la notte, la prima notte di freddo
della capitale in questo caldo autunno, ma solo per il clima. Meno male che le cose si fanno subito serie, e in 15 minuti vengo superato dai 1500 della FIOM seguiti da 300 cgiellini di
cambiare rotta. Siamo a 4600. E poi? E poi basta, uno
spezzone di 250 rifondaroli, un altro con un centinaio
di comunisti italiani, e la festa è finita, almeno che
non vogliate sapere anche quanti erano gli sbirri che
chiudevano il corteo, e che sbadigliavano. Sono alla
coda del corteo, questo dato che mi ronza nel
cervello, i miei amici che mi aspettano alla testa,
questo dato che mi ronza nel cervello, via Cavour che
sembra piena zeppa di bandiere e ancora questo cazzo
di dato che mi ronza nel cervello. 5000 persone.
Saranno tante? 5000 non sono poche, soprattutto non
sono pochi quelli della FIOM, e fanno la loro porca
figura, come sempre. Mi faccio i miei calcoli,
risalire un corteo di 5000 persone non dovrebbe essere
difficile. Un quarto d’ora a passo sostenuto ed è
fatta, e potrò riabbracciare i miei cari. Cammino,
cammino sempre più forte, un quarto d’ora è passato,
sono ormai quasi in piazza Venezia, ma la testa del corteo è ancora lontana. Ma parecchio lontana, i manifestanti che sono in piazza Venezia non riescono a vederla, si è persa, tra i
forestieri circola una domanda? Ma dove cazzo è questa
piazza Navona? A Roma, a cose normali, per contare
5000 persone non è che devi camminare molto. Questa
volta si. Ma non c’era una manifestazione?
A piazza Venezia non sembrava. Compagni, contiamoci.
“Il risveglio della partecipazione democratica” è la
barzelletta della sinistra che si vuole avanguardia
delle masse, quando le masse sono alla romanina a
comprare il terzo cellulare per il figlio di 7 anni.
Alla fine della manifestazione chiamo un mio amico, è
un direttore di un giornale importante il mio amico,
una persona per bene alla testa di un giornale per
bene. “Ho contato tutti, uno ad uno, 5000 persone scarse. Se
domani leggo sul vostro giornale che in piazza c’erano
20.000 persone vi sputtano”. Beata ingenuità. Su quel
giornale il giorno dopo le persone in piazza erano
diventate 200.000. “La moltitudine che si fa soggetto
politico”, e come dicevamo da bambino, poi cascò dal
letto e si fece male.